Quando ci troviamo in un museo archeologico di fronte alle vetrine dedicate alla ceramica greca, distinguere un vaso a figure nere da uno a figure rosse è un’operazione piuttosto intuitiva. A volte persino i musei confondono le didascalie… Quindi mettiamo ordine: nel primo caso, le immagini dipinte di volta in volta su un cratere, uno skyphos, una kylix o un’altra tipologia di vaso, sono scure su sfondo rosso; nel secondo, rosse su sfondo nero.
In entrambi i casi, il pittore artigiano ha dovuto dimostrare tutta la propria abilità nel dipingere una scena, che riguarda in genere il mito o la vita quotidiana, su una superficie non piana come quella di un affresco, ma piuttosto tondeggiante, proprio come la spalla o la pancia di un vaso. Un’operazione che richiedeva buona vista e tanta abilità.
Ma cosa cambia, davvero, tra un tipo di vaso e l’altro? I materiali? Quella che viene chiamata vernice – ma che in realtà vernice non è? La tecnica del pittore artigiano che si cimenta nella decorazione?
E poi: nasce prima il vaso a figure nere o il vaso a figure rosse? E perché?
A tutte queste domande abbiamo provato a rispondere nella nuova puntata di Archeoparole. Godetevi l’ascolto!
Ascolta la puntata sui Vasi a figure nere e a figure rosse
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