Podcast Museo: 7 minuti sulla linea del tempo

18 Dicembre 2020
Con il podcast 7 minuti sulla linea del tempo, il Museo delle palafitte di Ledro risponde alle infinite curiosità di tutti noi

“Devo ammetterlo: se non ci fosse stato il lockdown, saremmo stati tutti presi dall’ordinario e difficilmente avremmo pensato a qualcosa di diverso. Collaboriamo da tempo con una Webradio, ma forse non ci saremmo mai messi in campo con i podcast”. È più realista del re Alessandro Fedrigotti del Museo delle palafitte di Ledro, sede territoriale del Muse di Trento. Però è vero che la necessità aguzza l’ingegno, perché con i suoi colleghi ha fatto due cose bellissime: prima i video Quattro passi nella preistoria, e poi la serie podcast 7 minuti sulla linea del tempo.

I video mi hanno fatto letteralmente innamorare di Alessandro & Co. (guardateli mi raccomando!), e ora che finalmente mi appresto a indagare il rapporto tra podcast e musei – ci pensavo già da tempo – so che devo cominciare proprio da loro, dai ‘ragazzi di Ledro’.

Podcast e musei, in quest’ordine

Pochi musei in Italia fanno podcast, e la maggior parte ha cominciato proprio durante i lockdown. Però è un trend in crescita e destinato a durare. Ma quanti utilizzano davvero i podcast in tutte le loro potenzialità? Quanti sanno far leva sull’intimità che si crea tra voce narrante e ascoltatore, per dialogare anche con chi non ha mai varcato la soglia del museo? Quanti usano i podcast per raccontare storie diverse da quelle del museo, e lanciarsi come spazio libero di riflessione collettiva? La risposta è facile: pochissimi.

E sono ancora meno quelli che hanno indagato l’universo narrativo dei podcast, la sua complessità fatta di composizione sapiente di parole, musiche e suoni. Quelli insomma che hanno saputo costruire storie vere e potenti che arrivano dritte al cuore e fanno volare la fantasia. Storie autentiche che generano fiducia, e trasmettono il messaggio che il museo non è un alieno ma ‘uno di noi’.

Il mio progetto è questo: andare alla ricerca di questi podcast, scovarli ovunque si trovino, e farmi raccontare dai loro autori i perché della loro scelta, come hanno lavorato, quali ostacoli hanno superato, quali i fallimenti e quali i successi, e infine quale valore attribuiscono ai podcast. Voglio insomma scoprire le storie di quelli che raccontano storie.

Il titolo dice già tutto: Podcast Museo significa che partirò dai podcast per scoprire e avvicinarmi al museo, e non il contrario. Mi fiderò e mi affiderò solo alle loro voci.

7 minuti, l’idea

Con 7 minuti, i ragazzi di Ledro hanno voluto fare proprio questo: soddisfare bisogni e curiosità di tutti noi, così da stimolare poi l’interesse per il museo. Hanno raccontato cos’è l’arte, perché facciamo la guerra, come abbiamo cominciato a esplorare il mondo e a disegnarlo, come abbiamo imparato a volare. Nelle prime puntate hanno risposto agli interrogativi emersi durante il lockdown: cosa sono le epidemie, come misuriamo e percepiamo il tempo, qual è l’origine degli oggetti di casa.

Abbiamo voluto raccontare storie curiose che facessero compagnia alla gente” spiega Alessandro. “Storie che andassero all’origine di quel che siamo e di come pensiamo. Il nostro museo è dedicato a un villaggio su palafitte dell’età del bronzo, ma nelle nostre attività invitiamo i visitatori a mettersi nei panni degli antenati, a vivere come nella preistoria per capire davvero da dove veniamo. Con il podcast abbiamo potuto estendere questo ‘metodo’ a tutta la ‘linea del tempo’”.

7 minuti, le coincidenze

Sono partiti da zero: non avevano mai fatto podcast e alcuni di loro non sapevano neppure cosa fossero. Tutto è nato dalla decisione di Alessandro di seguire un corso di podcasting online. E infatti le prime tre puntate di 7 minuti sono nate dalle esercitazioni di Alessandro per il corso. “Poi però c’è stato un concatenarsi di eventi” spiega. “Il Muse si apprestava ad aprire un canale audio, Muse on air, e l’idea di 7 minuti si inseriva alla perfezione nel palinsesto. Era poi qualcosa che potevamo fare tutti da casa. Così siamo partiti, e un’idea personale è diventata un’impresa collettiva. Perché noi a Ledro siamo come una grande famiglia e progettiamo tutto assieme. Ognuno di noi dà il suo contributo”.

Ma perché proprio 7 minuti? “Perché dieci minuti ci parevano troppi: è pesante ascoltare a lungo una voce che parla. Però cinque minuti sono pochi per narrare una storia che spazia tra i millenni. Sette è il numero della completezza e abbiamo lanciato la sfida: riuscire a fare un discorso ampio in così poco tempo”. Un discorso destinato a un pubblico adulto, perché per i bambini e le scuole c’erano già i video.

7 minuti, un lavoro duro

Alla fine sono nate 20 puntate, uscite a cadenza settimanale dal 4 aprile al 15 agosto. Durante l’estate il tempo per lavorarci era molto poco, col museo aperto e le code continue all’ingresso, ma oramai la macchina era in moto e doveva continuare a marciare.

Ognuno scriveva le proprie puntate, a volte qualcuno di loro si è sostituito ad Alessandro come voce, però il sound design e il montaggio erano tutti sulle sue spalle. “È stato entusiasmante ma lunghissimo e duro, e so che in molti casi avrei dovuto lavorare meglio, specie con i suoni. Ma ero ancora alle prime armi con i programmi di montaggio, e il tempo stringeva. Però mi sento soddisfatto: ho imparato tantissimo”.

Parlare a tanti, a tutti

I risultati? Beh, i video hanno colpito persino la Rai che ha commissionato ai ragazzi di Ledro alcuni corsi per La Banda dei FuoriClasse di Rai Gulp. Mentre dieci puntate del podcast sono andate in onda su Radio Dolomiti, una radio trentina. Ma Alessandro conta tra i risultati anche questa intervista (che non si aspettava), la sorpresa nel vedere 7 minuti citato tra le buone pratiche nel nostro libro Branded Podcast, e l’ulteriore sorpresa di vedere la prefazione del libro scritta proprio dal suo maestro, Giulio Gaudiano. Insomma tutto torna e ritorna.

Alessandro cosa significa podcast per te? “Significa raccontare storie, e farlo davanti a un microfono. Ho scoperto che il microfono mi piace proprio, mi fa sentire il contatto con la gente che ascolta. Il microfono ti consente di raccontare le tue storie a tutto il mondo”.

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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1 commento

  1. Ilaria

    Complimenti ragazzi!

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