La firma è di Manu Invisibile, nome noto della street art internazionale, ma in questo caso non siamo ‘in strada’. Siamo al Museo archeologico nazionale di Cagliari che da qualche giorno non è più lo stesso, è più ‘bello’.
La scelta di Manu Invisibile: Appartenenza e Sguardi
Per l’ingresso del Museo Manu Invisibile, che ha fatto del lettering la sua forza, ha scelto la parola Appartenenza, facendo sì che abbracciasse le immagini delle più famose dee madri sarde. Ma è nella sala conferenze del museo che la sua arte colpisce nel profondo: l’intera parete di fondo è ricoperta dagli Sguardi dei ritratti sardi più famosi: il gigante di Mont’e Prama, il bronzetto nuragico, la maschera fenicia, Druso minore.
Ti guardano tutti, quasi escono dal muro per venirti incontro: l’intera storia antica della Sardegna incombe su di te regalandoti una sensazione strana, a metà tra il timore e il senso di appartenenza. Dopotutto, gli antichi sono nostri antenati ma anche molto diversi da noi. Con quest’opera Manu Invisibile ha reso appieno il binomio vicinanza/lontananza che ci lega al passato. È un capolavoro.
Street art non più solo ‘di strada’
Manu Invisibile ha già lavorato in interni: ha decorato, per esempio, l’aula magna della Facoltà di studi umanistici dell’Università di Cagliari. Ed è fantastico questo espandersi degli street artists ben oltre la strada. Da principio, gli street artists hanno portato la bellezza nelle nostre città rompendo col dominio incontrastato dell’arte concettuale e ‘da museo’, concepita per rimanere entro le quattro mura di gallerie e musei. Hanno voluto ritornare al concetto di ‘bello’ producendo un’arte per tutti, perché abbiamo tutti diritto alla bellezza, a vivere la nostra quotidianità nel colore e non nel grigiore.
Così gli street artists hanno colorato gli immensi muri grigi delle nostre città. Ci hanno regalato curiosità e allegria. Ma ora che sono stati sdoganati e tutti hanno capito il senso del loro lavoro, perché non colorare anche gli interni? Certo, il Museo archeologico di Cagliari è edificio d’autore: fa parte della Cittadella dei musei progettata negli anni Settanta del secolo scorso dagli architetti Piero Gazzola e Libero Cecchini.
Però, diciamolo: oggi quegli spazi, per quanto ‘d’autore’, sono inadeguati a ospitare un museo moderno, e si fatica a costruire e seguire un percorso museale organico. La sala conferenze, poi, proprio sala non è (con problemi d’acustica e non solo): rendiamola almeno bella il più possibile. Un grazie sentito a Roberto Concas, direttore del Museo, per la fantastica idea. E grazie a Manu Invisibile per la sua arte.
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