Con i Magi in galleria: alla scoperta della catacomba paleocristiana di Villagrazia di Carini

6 Gennaio 2016
Alla catacomba paleocristiana di Villagrazia di Carini si trova la più antica raffigurazione di Adorazione dei Magi realizzata in Sicilia. Scopriamola
Luce calda e soffusa, gocce di umidità nell’aria, colori vivaci e intensi sulle pareti.
In una lunetta in basso, cinque personaggi si stagliano a comporre una scena inconfondibile, l’Adorazione dei Magi: la Madonna con il bambino sulle ginocchia e sulla destra Gaspare, Melchiorre e Baldassarre appena giunti dall’Oriente. Maria è simile a una matrona mentre i suoi ospiti vestono pantaloni, cappello frigio e mantello da viaggiatori. È la più antica Adorazione in Sicilia in cui troviamo i Magi raffigurati nel numero canonico di tre: fu realizzata intorno al 350 d.C. Non stiamo parlando del famoso sarcofago in marmo di Adelfia, esposto al Museo Paolo Orsi di Siracusa e anch’esso incentrato sui Magi, ma di un affresco all’interno della catacomba paleocristiana di Villagrazia di Carini. Un’area archeologica che sorge su un terreno espropriato alla mafia, a dieci minuti di auto dall’aeroporto “Falcone e Borsellino” di Palermo-Punta Raisi e a circa mezz’ora dal centro del capoluogo siciliano.

Villagrazia di Carini e Porta d’Ossuna

“Abbiamo inaugurato l’area archeologica lo scorso maggio e il pubblico non si è fatto attendere!”. Daniela Raia, 29 anni, ricorda con emozione un evento così importante per una piccola comunità come quella di Villagrazia, frazione di 7000 abitanti del Comune di Carini. Lei, Marco Correra, 30 anni e Michele Mazza, 32 anni, sono gli archeologi della cooperativa ArcheOfficina che gestiscono le attività di fruizione del sito, e mi accompagnano a visitare la catacomba.
Insieme alla catacomba di Porta d’Ossuna a Palermo, ugualmente gestita da ArcheOfficina, quella di Villagrazia di Carini è l’unica catacomba visitabile della Sicilia occidentale nonchè la più estesa. Fu utilizzata come cimitero sotterraneo tra IV e VII secolo d.C. dalla comunità cristiana di Hykkara, un centro rurale lungo la via Valeria che collegava in epoca romana Messina a Marsala. Ma la storia della catacomba continua anche in età moderna quando fu utilizzata come centro per la lavorazione della canna da zucchero, e proprio questa fase è stata indagata nell’ultima campagna di scavo dello scorso autunno. Nel Seicento una cava tagliò la catacomba in due parti, e quella settentrionale fu scoperta e indagata nel 1899 dall’archeologo Antonino Salinas. Poi, negli anni Settanta del secolo scorso, la cava fu colmata per nascondere resti di costruzioni, prova della speculazione edilizia a stampo mafioso dei proprietari del terreno, e soprattutto l’ingresso al monumento per paura dell’esproprio. E gli scavi attuali sono stati avviati dopo il sequestro alla mafia nel Duemila a cura della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, in collaborazione con la Soprintendenza, l’Università di Palermo e il Comune di Carini. E’ stata indagata la parte meridionale della catacomba, per una superficie totale di 3500 mq.

L’apertura della catacomba di Villagrazia di Carini

Marco mi spiega che durante gli scavi non era possibile visitare la catacomba per motivi di sicurezza. Ciò ha creato un’atmosfera conflittuale con la comunità locale, che voleva conoscere l’evoluzione della ricerca e la storia del proprio passato. Al caffè di Villagrazia di Carini gli archeologi non erano accolti con il sorriso. “Ho scavato qui per 10 anni e sentivo fortemente la necessità di aprire il sito alle persone: gestire questa catacomba è stata per noi tutti un’esigenza personale prima che lavorativa”, dice Marco, e dalle sue parole emerge tutta l’energia necessaria per riannodare il rapporto con la gente del posto. “Non è stato facile ma ora siamo molto soddisfatti”, esclama dopo aver presentato con orgoglio i numeri: dall’apertura a oggi sono state organizzate 18 visite guidate per un totale di 700 visitatori e una media di 38-39 persone a evento. Per un luogo fuori dai maggiori circuiti turistici, aperto al pubblico solo da pochi mesi, esclusivamente nel fine settimana e solo per visite guidate con bigliettazione, sono numeri lusinghieri. “Per il momento stiamo iniziando a coinvolgere le scuole locali, ma contiamo in futuro di portare qui bambini da tutte le località delle province di Palermo e Trapani e di proporre loro laboratori e scavi didattici.” Ci sarebbe anche già uno spazio da adibire a questo tipo di attività, un edificio di proprietà comunale nell’area archeologica, ma i lavori di ristrutturazione si stanno protraendo più del dovuto e così si allungano anche i tempi per far partire le nuove attività.
Ma Daniela, Marco e Michele non si preoccupano molto del futuro perché, dicono, il peggio è passato. Per cominciare, infatti, hanno dovuto aprire un mutuo di 18.000 euro presso Banca Etica per avere i fondi sufficienti a pianificare e realizzare il progetto di fruizione comprendente l’illuminazione, le passerelle e la pannellistica: un impegno economico notevole che testimonia però quanto questi ragazzi credano nel progetto. “Siamo partiti da poco ma contiamo di allargare presto il nostro raggio di azione proponendo ai turisti pacchetti di visita che comprendano anche la vicina Palermo, creando magari partnership con i tour operator del vicino aeroporto. Già ora i commercianti della zona ci fanno molta pubblicità e ci fanno sentire parte integrante della loro realtà. E abbiamo un grande sogno: nell’edificio in ristrutturazione, aprire un antiquarium.”
Infilata di Tombe, Villagrazia di carini, catacombe, magi

Una infilata di tombe. Foto: © Francesco Ripanti

Guidato da Marco e Daniela, percorro la galleria principale. Ci siamo lasciati alle spalle tre grandi macine, testimoni della lavorazione moderna della canna da zucchero, e ora sono circondato da un numero impressionante di tombe, a destra e a sinistra, in alcuni punti anche sotto i miei piedi. Le prime si chiamano arcosoli e sono le nicchie ricavate nelle pareti; le seconda invece sono le semplici tombe a fossa, scavate nel pavimento. Sulle pareti si intravedono decorazioni geometriche, nelle lunette alcune scene figurate: il sacrificio di Isacco, il volto enigmatico di una donna, un bambino con un cavallo. Vedo anche gallerie più piccole incrociare quella in cui sto camminando: accolgono altre tombe, spesso in cubicoli, vere e proprie stanze destinate ad accogliere intere famiglie e che erano spesso oggetto di compravendita.

La lunetta con la scena dei Magi

In uno di questi cubicoli ammiro la lunetta con la scena dei Magi. Fino al IV secolo il loro numero non era stato ancora codificato: nei Vangeli non è specificato quanti fossero e alcune fonti ne contavano fino a dodici. In fondo le storie hanno sempre versioni diverse a seconda di chi le racconta, e si finisce spesso per scegliere quella che piace ai più. Pensare che questo affresco è uno dei primi dell’infinita serie di adorazioni dei Magi della storia dell’arte, provoca una grande emozione. Perché siano stati scelti proprio i Magi per questa tomba che accoglieva un bambino, è difficile dirlo. L’ipotesi più probabile è che ci sia un riferimento simbolico alla salvezza dell’anima, così come per altre scene che si trovano nella catacomba, ad esempio quella del sacrificio di Isacco.
In questo 2016 appena cominciato anche la comunità di Villagrazia di Carini può festeggiare l’Epifania con la sua adorazione finalmente aperta al pubblico da questi giovani archeologi con tante idee e tanti progetti da portare avanti con entusiasmo.
La catacomba è visitabile su prenotazione o partecipando a una delle frequenti visite guidate, della durata di 40 minuti circa, organizzate da ArcheOfficina e pubblicizzate tramite la pagina Facebook e il sito internet.
​CATACOMBA PALEOCRISTIANA DI VILLAGRAZIA DI CARINI 
Via Nazionale n. 3 – 90044Visite guidate prenotabili ai contatti: 327 9849519 / 320 8361431 / 347 1085504
Biglietto: intero euro 5,00 – ridotto 3,50 (studenti universitari, under 15, gruppi di almeno 15 persone).
Mail: info@archeofficina.com​

Autore

  • Francesco Ripanti

    Cantastorie prima che archeologo. Con la videocamera in una mano e la trowel nell'altra, gli piace raccontare il passato perché quando diventa vivo e attuale ci accomuna tutti. Crede nell'educazione al patrimonio culturale dei bambini perché sono i cittadini di domani. Crede in Archeostorie perché è entusiasmo, creatività e intraprendenza!

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