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Poggio del Molino (Livorno) e il progetto di Parco di archeologia condivisa – PArCo
Poggio del Molino e l’archeologia pubblica
Parco di archeologia condivisa: il progetto di Past in Progress e Archeostorie
Ora però vorremmo alzare l’asticella, Past in Progress e Archestorie assieme. Vorremmo innanzitutto attrezzare l’area con viale d’accesso, segnaletica, panchine, percorso accessibile, un locale di accoglienza: vorremmo insomma trasformarla in un parco vero che la gente sia invogliata a frequentare. L’idea, in realtà, risale addirittura agli anni Ottanta quando l’archeologo Riccardo Francovich, assieme agli architetti Italo Insolera e Luigi Gazzola, volle inserire l’area archeologica di Poggio del Molino nel piano di progettazione del Sistema dei Parchi della Val di Cornia: doveva essere la terza area archeologica del Sistema dopo il Parco archeominerario di San Silvestro e quello archeologico di Baratti e Populonia. E proprio per onorare quel progetto originario, nel 2014 il Comune di Piombino ha fatto uno sforzo gigantesco per acquisirla.
Dunque l’area è pubblica e deve essere messa a disposizione di tutti al più presto. Ma i lavori di scavo sono ancora in corso. Per questo abbiamo pensato di realizzare un parco per l’archeologia e il tempo libero che proporrà di continuo attività adatte a tutti (work in progress, stay tuned!), ma che avrà negli archeologi al lavoro il suo punto di forza. Chiunque potrà osservare liberamente gli scavi in corso, chiedere informazioni, dare una mano nelle mansioni meno tecniche, oppure anche lavorare da volontario come si è sempre fatto. Insomma sarà uno scavo aperto, un lavoro condiviso di continuo con tutti i frequentatori del parco.
Tra il topo di biblioteca e Indiana Jones: cosa fa l’archeologo
È un passo in avanti importantissimo per far diventare l’archeologia veramente patrimonio di tutti. Immaginiamo le famiglie che vi trascorrono la domenica o passano le giornate di vacanza estive, sempre a contatto con gli archeologi e scoprendo a poco a poco ogni fase del loro lavoro. Non tutti sanno cosa fa un archeologo. Anzi, in genere tutti noi sappiamo poco dei mestieri degli altri e non di rado ci chiediamo: ma cosa fa esattamente, dalla mattina alla sera, l’avvocato o il grafico o il giornalista? Quella dell’archeologo è una delle professioni meno conosciute che alimenta le fantasie più strane. Non a caso il progetto Archeostorie è nato due anni fa pubblicando un libro che racconta proprio la vita quotidiana di tanti archeologi: per mostrare che non hanno la mente proiettata in un lontano passato, come li immaginano i più, ma fanno mestieri totalmente calati nel mondo d’oggi e che incidono profondamente nella nostra società.
Ecco, consentire a tutti di trascorrere le proprie domeniche o le proprie estati a contatto diretto con gli archeologi, è un modo diverso e nuovo per avvicinare i cittadini alla pratica dell’archeologia e all’amore per il nostro passato. Perché il passato appartiene a tutti noi, e chi lo studia – come gli archeologi – lo fa per conto della comunità. Il suo compito è far capire a tutti l’importanza della nostra storia e quanto, di fatto, il passato influisca nelle nostre scelte quotidiane. Il valore di ogni cosa, persino della storia, lo giudicano i cittadini: nulla possiede un valore assoluto, come recita anche la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, ovvero la cosiddetta Convenzione di Faro.
Toccare con mano il passato
Cosa potete fare per aiutarci
Chiediamo il vostro voto, il voto di tutti, per trasformare questo sogno fantastico in realtà. Il finanziamento Aviva, se lo otterremo, sarà il primo passo, il più importante. Per questo dobbiamo farcela assolutamente: dobbiamo riuscire tutti noi, nessuno escluso, a tenere il passato nelle nostre mani.
Votate votate votate! 10 voti per un sogno. È facilissimo, si fa in un minuto. Il link diretto è questo qui:
https://community-fund-italia.aviva.com/voting/progetto/schedaprogetto/16-1102
E guardate il nostro video!
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