Women in Culture, la cultura è donna

23 Settembre 2019
Dieci startup al femminile pronte a mettersi in discussione, sei mentori, una competition: questo è stato Women in Culture. Ma anche molto di più

Non ci piace essere eroine, e non solo perché il femminile di eroe suona come un diminutivo. Non ci piace perché le Women in Culture sono, caparbiamente, donne. Grandi donne.

Che cos’è Women in Culture

Una donna ‘eroica’ in verità c’è, anzi un collettivo di donne eroiche: Giusy Sica e le sue compari di Re-generation Youth think tank. Si sono insinuate tra gli Heroes – gli eroi dell’innovazione o sedicenti tali, riuniti a Maratea per il loro quarto incontro – e con tatto e caparbietà femminili hanno imposto una visione diversa, meno eroica ma più potente. Se ne sono accorti in tanti, lì a Maratea.

Giusy & Co. hanno selezionato dieci startup al femminile o prevalentemente femminili, impegnate nei settori della creatività, della cultura, del turismo. Hanno chiamato sei professioniste a fare da mentori con indicazioni e consigli per migliorare, focalizzare o presentare meglio la loro idea di impresa. In due giorni intensissimi di colloqui face-to-face, molte startup hanno affinato i loro progetti, altre si sono rivoltate come un calzino dimostrando prontezza e duttilità. Infine si sono lanciate in una competition in cui si sono messe concretamente alla prova.

Donne che si incontrano, creano relazioni, si aiutano a vicenda, fanno squadra. Donne che si raccontano e condividono apertamente ogni loro sapere e progetto. Con generosità, perché sanno che la condivisione moltiplica le possibilità e genera più forza per tutti. Sanno che a partire da un’idea mia tu ne costruisci un’altra, e un terzo un’altra ancora e così via, e che un gruppo è sempre molto più della somma delle sue parti. Questo è stato Women in Culture.

Una visione del mondo

Ecco perché non possiamo essere eroine. L’eroe non è un mortale come tutti, è superiore. L’eroe è solo e combatte contro tutti: altri eroi, mostri, meduse, minotauri. L’eroe è esclusivo e neutralizza il diverso.

Ma noi donne siamo per molti versi il diverso. Ci hanno ritratte per millenni in un universo borderline e noi lo abbiamo anche frequentato. Così abbiamo scoperto che mostri e minotauri sono in realtà la varietà e la complessità della vita, e che la vita è bella proprio per questo. Uccidi il mostro e ucciderai anche parte di te, ucciderai le possibilità che avresti potuto avere. E che non avrai mai più.

In un modo privo oramai di capacità di espansione, il futuro è nell’inclusione e non nell’esclusione. E’ nella cooperazione e non nello sfruttamento. È nel ricavare spazi vivibili per tutti. Oggi più che mai, senza la visione femminile del mondo non ci sarà futuro.

La missione

Quando Giusy mi ha chiesto di essere una delle mentori di Women in Culture, mi sono presa giusto il tempo di controllare l’agenda e capire che ce la potevo fare. E ho detto sì. Non potevo fare altrimenti. Archeostorie® è nato con un libro collettivo che spiegava ad archeologi, storici dell’arte, restauratori e affini, che possono fare un’infinità di mestieri, e li spronava a lanciarsi nel mondo e inventarsi il proprio. E oggi cerco di aiutare in ogni modo chi gravita attorno ad Archeostorie®, di trasferire loro quel che ho imparato e che so, e di ragionare assieme a loro su quel che non so. Potevo dunque dire di no a chi mi chiedeva di sostenere giovani donne che vogliono fondare imprese culturali?

Poi però mi ha preso il panico. Mica sono un’esperta di economia aziendale! Mica sono un’imprenditrice navigata nel far quadrare i conti tra fornitori in ritardo e clienti che non pagano! Mica so bene come si organizza un’azienda e si trovano i partner giusti! Ho una responsabilità verso le startup, mica posso millantare! Giusyyyyyyy!!!!!! Io sono una giornalista lo sai vero??????

In pratica…

Lo sapeva, lo sapeva… Ovvio che lo sapeva… E non mi ha neppure spiegato bene cosa avrei dovuto fare. “Devi fare te stessa”, è stata l’unica cosa che mi ha detto. Tutto normale, insomma. Come sempre. Ok si parte.

Mi sono trovata seduta a un tavolo con una strepitosa Bobbi Capozzucca, e per fortuna che eravamo in due perché altrimenti mi sarei sentita un prete al confessionale. E il giorno dopo idem con Ella Marciello che ha l’occhio più allenato del mondo per capire cosa spacca e cosa no. Mentre a un altro tavolo sedevano Sylvia Liuti e Giulia D’Amato che i conti li sanno fare per davvero.

Così col tempo il confessionale si è trasformato in tante chiacchierate tra amiche dove c’è chi chiede consiglio e chi abbraccia e sprona. In tanti ragionamenti collettivi su cosa può funzionare e cosa no. In lavoro matto e disperatissimo e senza tregua, e idee che si sono perfezionate e persino trasformate. In iniezioni di coraggio a chi credeva di non averlo, anche grazie a Isabella Borrelli che ha ispirato e magnetizzato tutte noi.

In occasioni come queste si fa ‘networking’, come si suol dire, ma per noi è stato diverso. In soli due giorni abbiamo costruito legami fortissimi. È nato un gruppo che sfido chiunque a provare a sciogliere. Le incredibili ragazze di Re-generation Youth think tank hanno coniato una formula capace di espandere e moltiplicare la loro grinta, il loro entusiasmo, la loro forza, la loro visione. Sono diventate un faro, insostituibile. Grazie infinite, davvero grazie a tutte loro.

Donne che hanno saputo espugnare ‘al femminile’ il palazzo degli eroi.

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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