La notizia era già trapelata giorni fa: scoperto il cosiddetto ‘blu egizio’ nell’affresco del Trionfo di Galatea di Villa Farnesina. Una notizia eccezionale, visto che il blu egizio è un colore artificiale, forse il primo prodotto artificialmente al mondo che, inventato in Egitto circa cinquemila anni fa e diffuso in tutto il mondo antico, scomparve assieme alla scomparsa di quel mondo. Come ha fatto Raffaello a riprodurlo? E perché l’ha voluto riprodurre e usare?
I colori di Raffaello a Villa Farnesina
Questa è però una sola delle novità (e degli interrogativi) sul pittore urbinate narrati dalla mostra Raffaello in Villa Farnesina. Galatea e Psiche alla Villa Farnesina a Roma. La villa voluta dal potente banchiere Agostino Chigi, realizzata da Baldassarre Peruzzi, e decorata per buona parte da Raffaello e dalla sua bottega. Un gioiello circondato da splendidi giardini in riva al Tevere, oggi sede di rappresentanza dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Proprio i Lincei hanno promosso un lavoro interdisciplinare durato anni che ha coinvolto specialisti dell’Enea, del Cnr e di aziende private (Laboratorio di diagnostica per i Beni Culturali di Spoleto e XgLab-Brucker) per studiare, con indagini diagnostiche non invasive, la tecnica pittorica e i materiali usati da Raffaello e dai suoi.
Il risultato è una mostra – la prima di una serie dedicata al cinquecentenario di Raffaello (e slittata di mesi a causa del Covid-19) – che racconta come Raffaello lavorava. Curata dal chimico Antonio Sgamellotti e dalla conservatrice di Villa Farnesina Virginia Lapenta, è un invito a osservare gli affreschi da vicino, a indagarne i particolari, a valutare pennellate e accostamenti di colori. Per scoprire che lo stile e l’amore per l’antico di Raffaello si esprimevano anche mediante l’uso dei colori.
Non solo blu egizio
Il blu egizio: ma perché mai? Solo la volontà di Raffaello di tornare all’antico in tutto e per tutto, può spiegare tale scelta. Aveva letto la complicata ‘ricetta’, completa di ingredienti e procedimento, nel trattato De architectura del romano Vitruvio. Così ha provato a realizzarla, e con successo: il mare, il cielo, e persino gli occhi di Galatea sono dipinti col singolarissimo blu.
Ma non è il solo pigmento antico dell’affresco: il rosso pompeiano del manto di Galatea è ottenuto col cinabro che non si usava abitualmente su intonaco perché rischiava di diventare grigio. Allora Raffaello l’ha steso sopra un pigmento rosso a base di ferro, così da preservarne le caratteristiche cromatiche. Ha fatto insomma di tutto per dipingere un soggetto mitologico e perciò antico, con le stesse tecniche degli antichi.
Le indagini hanno rivelato anche come Raffaello ha suddiviso il lavoro in giornate, e hanno mostrato quanto fosse importante per lui la progettazione a monte: rispetto al disegno riportato sull’intonaco, nel dipinto si notano solo un paio di lievi ripensamenti. Tutto era già stato organizzato prima.
E ciò è ancora più evidente nella decorazione della Loggia di Amore e Psiche. Lì Raffaello fece solo pochi ritocchi, affidando tutto il lavoro ai suoi collaboratori: Giulio Romano, Giovan Francesco Penni, Giovanni da Udine. Ma le idee di fondo e la regia sono innegabilmente sue, l’opera è sua. L’organizzazione della sua bottega doveva essere ferrea: anche nella loggia, opera ben più estesa e complessa della Galatea, le correzioni sono pressoché assenti. Raffaello aveva già previsto tutto.
Raffaello e noi
Generalmente la Villa Farnesina fa ampio uso di materiali audio nella comunicazione, anche per le mostre. E in questo caso un racconto audio sarebbe stato perfetto per aiutare i visitatori a scoprire i particolari degli affreschi, e a capire bene il senso delle coloratissime immagini prodotte dalle indagini diagnostiche. Purtroppo però, a causa del Covid-19, si è optato per i più tradizionali pannelli. Richiedono un po’ più di attenzione ma sono comunque abbastanza chiari. La mostra propone insomma un modo diverso di guardare a Raffaello, di scoprire l’uomo anche attraverso i suoi colori.
La scoperta continua al piano superiore con una vera sorpresa: le splendide incisioni che riproducono i dipinti della Loggia di Amore e Psiche realizzate tra la fine Ottocento e l’inizio del Novecento per la Regia Calcografia, e ora conservate all’Istituto centrale per la grafica. Anch’esse veri capolavori, sono accostate a fotografie degli stessi soggetti degli anni Settanta dell’Ottocento. Si nota chiaramente quanto la fotografia fosse ancora imperfetta e incapace di rendere le diverse sfumature e profondità dei colori. Era poco affidabile, allora. Un esperimento o poco più. Ma nel giro di pochi decenni soppianterà l’incisione. E vincerà.
Raffaello in Villa Farnesina. Galatea e Psiche
a cura di Antonio Sgamellotti e Virginia Lapenta
Roma, Villa Farnesina, via della Lungara 230
fino al 6 gennaio 2021
info www.villafarnesina.it, farnesina@lincei.it, 0668027268
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