Diari incrociati: il gioco di carte del Piccolo museo del diario

21 Giugno 2021
Un kit di carte per giocare con i personaggi e i racconti dei diari personali: ecco l’ultima delle molte iniziative del Piccolo museo del diario di Pieve Santo Stefano

Si chiama Diari incrociati ed è l’ultima iniziativa promossa dal Piccolo museo del diario di Pieve Santo Stefano. Un museo molto attivo che realizza di continuo progetti per condividere con i cittadini il singolarissimo patrimonio che custodisce: diari che raccontano le storie di vita quotidiana di gente comune. Un archivio immenso di oltre 9mila diari, chiamato per l’appunto Archivio diaristico nazionale.

Giocare a carte con i diari

Con Diari incrociati il museo invita le persone a giocare per scoprire alcune di queste storie. I team dell’Archivio e del Museo del diario, assieme allo studio di design dotdotdot, hanno selezionato testimonianze da sei diari per realizzare il kit di ‘Diari incrociati’ che comprende un mazzo di carte-gioco, informazioni sugli autori degli scritti, brani ed estratti dei diari, e indicazioni sulle diverse modalità possibili di gioco.

Per ciascun diario, ci sono carte dedicate ai vari elementi della sua storia: carta-diarista, oggetto, azione, luogo, conclusione. Quindi, a seconda di come si voglia giocare, è possibile combinare tra loro le carte in modo creativo, oppure ricostruire in modo coerente le vicende del protagonista di ciascun diario. Le carte permettono anche di creare nuovi racconti sotto forma -ovviamente- di pagine di diario.

Il kit è adatto a ogni età a partire dai bambini, purché guidati da un adulto. É un bel gioco che gli insegnanti possono utilizzare anche a scuola, così da stimolare i ragazzi ad avvicinarsi al genere autobiografico ed elaborare racconti di sé. Il gioco si può acquistare sia in versione cartacea che digitale sul sito web del Museo.

L’Archivio diaristico nazionale. Come nasce

È dal 1984 che Pieve Santo Stefano (AR) ha acquisito il titolo di ‘Città del diario’, perché proprio da quell’anno ospita l’Archivio diaristico nazionale grazie all’idea del giornalista e scrittore Saverio Tutino.

Per raccogliere le scritture autobiografiche degli italiani, Tutino inventò un concorso per diari, il Premio Pieve. Il primo appello comparve su La Repubblica (giornale di cui Tutino fu uno dei fondatori) del 22 novembre 1984: ‘Avete un diario nel cassetto? Non lasciate che vada in pasto ai topi del Duemila!’.

Da allora, attraverso le diverse edizioni del premio, l’Archivio ha ricevuto e catalogato gli oltre 9mila documenti tra manoscritti, memorie ed epistolari inediti inviati appositamente per partecipare al concorso e per essere poi conservati.

Un piccolo museo per una grande storia

Il Piccolo museo del diario è nato da questo fermento intorno al tema della memoria autobiografica e dalla necessità, emersa nel corso degli anni, di avere un luogo per valorizzare e raccontare degnamente tutte le storie ricevute.

Si è ispirato all’intuizione del regista Mario Perrotta che ha osservato come i diari dell’Archivio, dovendo seguire l’ordine alfabetico, venissero accostati tra loro in modo ‘azzardato’ in quanto a contenuti: una staffetta partigiana vicino a un fascista, per esempio.

Così ha immaginato che di notte questi scritti si spostassero e andassero a cercare compagni di storie, di luoghi, di racconti. É questo sogno che lo guidò nella scrittura del libro Il Paese dei diari, edito da Terre di Mezzo nel 2009.

piccolo museo del diario

Piccolo museo del diario: stanza dei cassetti – © foto di Luigi Burroni

L’allestimento del Museo, studiato dai ‘dotdotdot’, è di qualche anno più tardi. Le sale sono poche e di dimensioni ridotte, ma le installazioni multimediali e la totale digitalizzazione del patrimonio archivistico hanno permesso di concentrare molte delle storie d’archivio nel percorso di visita. Camminare per le sale permette di attraversare la storia d’Italia: aprendo idealmente scaffali e faldoni d’archivio, e ascoltando alcune delle tantissime storie conservate.

Tuttavia, non c’è installazione multimediale che tenga se non si basa su una storia potente. Un esempio su tutti: immaginate di leggere le memorie di una vita scritte a 72 anni, in assenza di carta, sul lenzuolo più bello del corredo.

‘Le lenzuola non le posso più consumare col marito e allora ho pensato di adoperarle per scrivere’ dichiara l’autrice Clelia Marchi, contadina mantovana che ha narrato una storia di terra, lavoro e amore coniugale sul lenzuolo più caro. A lei è dedicata un’intera stanza del Museo.

Mille iniziative per un archivio

“Oltre al potere intrinseco della scrittura autobiografica, lavoriamo molto durante l’anno per tessere reti tra persone ed enti intorno al patrimonio diaristico” racconta ad Archeostorie Marco Pellegrini, responsabile della comunicazione al Piccolo museo del diario.

“Ci siamo sempre posti il problema di dare voce a chi non ne ha e l’abbiamo fatto, per esempio, nel 2020 con DiMMi – Diari Multimediali Migranti, un concorso nazionale per stranieri che vivono o hanno vissuto in Italia e nella Repubblica di San Marino. I testi inviati e pubblicati per il concorso, entreranno a far parte dell’Archivio che si arricchirà di immancabili tasselli di un’attualissima storia italiana”.

O ancora, volendo ‘portare’ letteralmente l’Archivio anche all’esterno, nel 2017 il Piccolo museo del diario ha presentato al pubblico L’Alfabeto della memoria: una valigia in legno progettata sempre dai ‘dotdodot’ come parte dell’allestimento museale, ma al tempo stesso come installazione mobile che, all’occorrenza, può uscire dal Museo e raccontare storie.

Piccolo museo del diario

La valigia de ‘L’Alfabeto della memoria’ – © foto di Luigi Burroni

Il baule è dotato infatti di cassetti e ribaltine che contengono delle riproduzioni di schede d’archivio raggruppate per temi. Inserendo ciascuna scheda in appositi scomparti, le tecnologie integrate nella valigia permettono di riprodurre direttamente audio e video ispirati a estratti di diari dell’Archivio.

I contenuti multimediali de ‘L’Alfabeto della memoria’ sono stati aggiornati ad aprile 2021 grazie alla collaborazione degli allievi della scuola teatrale aretina che hanno prestato le loro voci a racconti tratti da diari di adolescenti scritti tra il 1914 e il 2014.

La realtà museale di Pieve Santo Stefano dimostra come il patrimonio diaristico non è materiale impolverato, difficile da comprendere o immobilizzato in un passato nostalgico.

Se chi lo gestisce e lo studia crede fortemente nel suo valore e non si stanca mai di inventare nuovi modi per condividerlo con la gente, allora lo stesso patrimonio continuerà a vivere, a trasformarsi, e a parlare al presente e al futuro.

Autore

  • Anita Membrini

    Storica dell'arte con una grande passione per la narrazione del patrimonio culturale. Esplora il mondo dell'arte e dei suoi protagonisti e cerca il linguaggio migliore per raccontarlo ad adulti e bambini. Non solo nelle sale di un museo ma anche nel mondo digitale. La sua proverbiale curiosità (e gli anni di scoutismo!) la portano spesso a mettere lo zaino in spalla, cartina alla mano e macchina fotografica per andare alla scoperta di luoghi ricchi di storia e bellezza.

Condividi l’articolo sui social

Lascia un commento

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *