Condurre una ricerca storica con l’aiuto dei cittadini per arrivare là dove gli archivi non sono mai arrivati. Chi ci ha provato lo sa, non è affatto semplice: servono soldi, energie, buone idee. Però si può fare -e anche con grande soddisfazione- quando si trovano il giusto metodo di lavoro, i partner adeguati e la chiave per avviare il progetto.
Questo è il messaggio che ci arriva da Marco Bascapè e Lucia Aiello, responsabili del festival Milano Attraverso. Siamo andati a trovarli nella sede dell’archivio dell’ASP (Agenzia servizi alla persona) Golgi Redaelli, ente promotore dell’iniziativa, per farci raccontare nel dettaglio questo grande esperimento di storia pubblica -o, per dirla all’inglese, di public history– a cui abbiamo già accennato sulle nostre pagine qualche settimana fa. E magari, per trarre qualche spunto utile per noi che ci occupiamo di archeologia pubblica.
Milano Attraverso: di cosa si tratta
Milano Attraverso è un festival che si sta svolgendo in questo periodo a Milano. È iniziato il 29 settembre e terminerà il prossimo 22 dicembre ed composto da una quarantina di eventi -incontri, mostre e laboratori- organizzati in vari punti della città, tutti con lo stesso filo conduttore: il tema dell’accoglienza. Un tema dibattutissimo e di estrema attualità, che gli organizzatori hanno ‘usato’ quasi come un cavallo di Troia per fare breccia sul pubblico. Non è infatti facile catturare l’attenzione della folla quando si parla, semplicemente, di una noiosissima ‘ricostruzione storica del territorio’.
A organizzare la manifestazione, oltre all’ASP Golgi Redaelli, c’è una fitta rete che comprende 35 soggetti pubblici e privati – dall’Isec (Istituto per la storia dell’età contemporanea) di Sesto San Giovanni, all’Archivio di Stato, dal Museo del Risorgimento al Museo del Novecento di Milano, dalle associazioni sparse sul territorio, alle biblioteche, alle parrocchie – supportati da due sponsor, e cioè Fondazione Cariplo e Fondazione AEM.
Ci ha interessato del festival la sua particolarità: molta della documentazione servita per realizzare gli eventi non proviene dagli archivi ma è stata raccolta grazie all’impegno dei milanesi che volontariamente hanno condiviso con la cittadinanza i propri ricordi degli ultimi 150 anni, dalle foto dei loro nonni ai racconti di famiglia.
Il portale di Milano Attraverso cuore dell’esperimento di public history
Il festival, però, è solo un grande contenitore, una vetrina pubblica per far sapere ai cittadini che c’è una ricerca in corso, un lavoro ancora agli inizi di cui mostre e laboratori rappresentano i primissimi risultati, e che serve l’aiuto di tutti per continuare a condurla. Perché l’obiettivo ambizioso dei responsabili di Milano Attraverso è raccogliere così tanto materiale da poter raccontare la storia di tutto il territorio meneghino attraverso gli occhi e i racconti dei milanesi stessi.
Vogliono ricostruire i fatti degli ultimi secoli -dall’Unità d’Italia al Sessantotto, passando per i difficili anni della guerra- ma soprattutto ricordare gli edifici, le strade, il paesaggio urbano, insomma la stessa Milano com’era nelle epoche passate, per confrontarla con la città di oggi. Milano Attraverso è, come l’hanno definita loro stessi, “una grande ricostruzione di contesto in cui personaggi e storie si stratificano e si intrecciano gli uni con le altre”.
Ecco perché il vero cuore pulsante del progetto è il portale georeferenziato (www.milanoattraverso.it), condiviso da tutti i soggetti della rete, dotato di un database completamente costruito da zero e suddiviso in cinque aree tematiche: migrazione, lavoro, benessere sociale, impegno civile, trasformazione del territorio. Realizzato negli ultimi 18 mesi, è stato lanciato in concomitanza con l’apertura del festival lo scorso 29 settembre.
Questa piattaforma ha un duplice scopo: rappresenta da un lato il luogo virtuale dove vengono raccolti tutti i documenti e le immagini provenienti sia da archivi ed enti, sia dai singoli cittadini, ma vuole anche essere uno strumento di ricerca pensato per tutti -dagli studenti di storia del territorio, agli appassionati, ai semplici curiosi- facile da consultare e da navigare grazie alle mappe e ai percorsi, e destinato ad arricchirsi con informazioni sempre nuove.
Per ora, le aree in cui si è svolta la ricerca sono principalmente due e molto circoscritte, quella di via Padova, e quella di piazza dalle Bande Nere, dove l’ASP Golgi Redaelli ha una struttura. Mentre per la prima è stato possibile reperire molti dati dagli archivi, per la seconda è stata determinante la raccolta pubblica partita lo scorso febbraio.
Le azioni pubbliche e la raccolta dal basso: cosa, come, con chi
Il punto, però, è proprio questo. Come si fa, materialmente, a raccogliere le informazioni? Come si sensibilizzano i cittadini e li si convince a raccontare la propria Milano?
“Non si può fare a meno di usare i social”, rispondono gli organizzatori “che per noi sono un vero strumento di ricerca”. Per la raccolta ‘dal basso’ è stato preziosissimo Facebook. Per esempio, il gruppo Alla scoperta del territorio De Angeli – Bande Nere, grazie al quale gli organizzatori raccolgono da mesi immagini, video postati da YouTube e racconti di abitanti del quartiere, è stato fondamentale per la realizzazione della mostra omonima.
Mentre, sempre sul social di Zuckerberg, è appena stata lanciata un’azione di raccolta pubblica di materiale di un altro quartiere, il Vigentino. Tutte le future azioni pubbliche di raccolta saranno pubblicizzate sulla pagina social di Milano Attraverso in modo che possano collaborare tutti i cittadini che desiderino farlo.
“Ma la sensibilizzazione al tema della ricerca storica avviene anche con eventi pubblici mirati, per cui però servono soldi, impegno, idee, competenze specifiche che noi abbiamo trovato nei nostri partner, e soprattutto in Non Riservato”, un network di 16 organizzazioni che promuove eventi e ‘azioni’ di arte pubblica. Come l’installazione artistica partecipativa Inprimit, realizzata dall’associazione Asterisma (uno dei soggetti del network) alla Festa della Casa dell’Accoglienza ‘Enzo Jannacci’ lo scorso 6 ottobre, dove diversi pannelli di legno che rappresentano le nove zone di Milano sono stati decorati dagli stessi cittadini con puntine colorate e fosforescenti, creando un unico fregio.
Cosa ci insegna l’esperienza di Milano Attraverso?
Il progetto Milano Attraverso offre molti spunti di riflessione. Dimostra che un lavoro in cui vengono coinvolti i cittadini si può fare, e bene, ma servono molto tempo e molti soldi. Per questo, suggerisce anche di non avere timore a chiedere supporto al settore privato, spesso visto dal mondo della cultura con pregiudizio, e di intendere gli sponsor non come soggetti da demonizzare, ma piuttosto come partner indispensabili da ricercare.
Ricorda poi l’importanza delle reti, in tutti i sensi: intese come relazioni tra più soggetti che hanno lo stesso obiettivo, promuovendo lo scambio di informazioni e di dati, ma anche, banalmente, come rete internet, il web. I social network, lungi dall’essere semplici strumenti di divertimento ed engagement, possono essere essi stessi parte della ricerca storica. O magari anche archeologica?
Milano Attraverso, insomma, è un’esperienza che ci piace perché unisce tanti aspetti in cui anche noi crediamo. Continueremo a seguirla con grande interesse.
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