Fidia protagonista ai Musei Capitolini

27 Febbraio 2024
Il grande Fidia, lo scultore più famoso dell’antichità. Una mostra didattica narra vita e opere, soffermandosi però solo su alcuni suoi capolavori

Nessuno supererà mai Fidia” scrisse nel 1911 lo scultore Auguste Rodin. E le sue parole accolgono trionfanti i visitatori della mostra Fidia, ai Musei Capitolini a Roma. 

Come dare torto a Rodin? La fama di Fidia supera ogni limite storico, geografico, cronologico e culturale. Stupisce quindi che quella romana, visitabile fino al 5 maggio, sia la prima mostra monografica dedicata al celebre scultore, emblema dell’arte classica 

La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla cultura, Sovrintendenza capitolina ai beni culturali ed è curata da Claudio Parisi Presicce con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Inaugura un ciclo di cinque mostre, I Grandi Maestri della Grecia Antica volto a portare al grande pubblico i principali protagonisti della scultura greca. 

Sono esposte oltre 100 opere tra reperti archeologici, dipinti, manoscritti e disegni, provenienti dai più importanti musei italiani ed europei, in un percorso organizzato in sei sezioni: Il ritratto di Fidia; L’età di Fidia; Il Partenone e l’Atena Parthenos; Fidia fuori da Atene; L’eredità di Fidia; Opus Phidiae: Fidia oltre la fine del mondo antico. 

Opere di grande pregio dalla Grecia 

Alcuni dei pezzi esposti sono di grande pregio. Come il vaso con incisa la scritta “Pheidiou eimi”, ossia “Sono di Fidia”, proveniente dagli scavi dell’officina di Fidia a Olimpia dove lo scultore realizzò la statua colossale di Zeus: un rarissimo esempio di oggetto personale appartenuto con certezza a un celebre artista del mondo antico. 

Di grande impatto sono poi i due frammenti originali del fregio del Partenone concessi eccezionalmente dal Museo dell’Acropoli di Atene, visibili per la prima volta al di fuori della sede museale di appartenenza. Infine, sono grande interesse i rendiconti di spesa per la realizzazione della statua dell’Atena Promachos, collocata sull’Acropoli di Atene, testimoniati dai frammenti prestati dal Museo Epigrafico di Atene 

Gaspare Landi, Pericle Fidia Partenone

Gaspare Landi, Pericle ammira le opere di Fidia al Partenone, ©Museo e Real Bosco di Capodimonte

Il Partenone protagonista 

Grande spazio è comprensibilmente dedicato alla costruzione del Partenone. Cuore della mostra è infatti un ampio ambiente che ospita i frammenti del fregio, un modellino tattile in legno del tempio, proveniente dal Museo tattile statale Omero di Ancona, e un’importante installazione tridimensionale dove i visitatori possono selezionare diversi contenuti su aspetti particolari del Partenone: dai fregi dei singoli lati, ai due frontoni, alla statua dell’Atena Parthenos o alla storia del tempio. 

L’installazione è eccellente sia dal punto di vista comunicativo che contenutistico, e di grande livello sono anche le ricostruzioni virtuali proposte. E infatti sono molti i visitatori che, attratti dallo schermo, attendono il proprio turno per potervi interagire. Tuttavia, questo catalizza l’attenzione in modo quasi eccessivo, considerando che al contrario i fregi originali, esposti all’angolo della stanza, passano quasi in sordina. Avrebbero sicuramente meritato un posto di rilievo, isolati rispetto all’installazione 3D. 

Altro pregio della sezione dedicata al Partenone è l’ampio spazio dedicato alla sua storia moderna. Acquarelli e stampe descrivono la spoliazione e i danni subiti dal tempio, accompagnati dal commento dell’architetto Robert Smirke (1780-1867) sui marmi asportati a inizio Ottocento da Lord Elgin e ora al British Museum di Londra, capace di muovere le coscienze anche di noi contemporanei: “Fui particolarmente turbato quando vidi la distruzione compiuta per prelevare i bassorilievi sulle mura del fregio. Ogni pietra cadendo schiantò al suolo col suo enorme peso, con un rumore sordo, profondo: sembrava il gemito convulso dello spirito offeso del tempio”. Così facendo, con delicatezza e rispetto, la mostra si inserisce nella più ampia discussione sulla restituzione dei marmi del Partenone alla Grecia, fornendoci un gradito esempio di istituzione museale viva e in dialogo con il suo tempo.  

Fidia, Musei Capitolini Villa Caffarelli

Mostra Fidia, Musei Capitolini Villa Caffarelli, foto Monkeys Video Lab

Fidia for poets 

Purtroppo, però, le restanti sezioni della mostra non hanno né lo stesso impatto né un paragonabile numero di materiali esposti. La contestualizzazione storica nell’Atene di Pericle risulta frettolosa, nonostante sia fondamentale per riuscire a inserire l’eccezionalità di Fidia nel suo tempo. Le brevi note biografiche sull’artista, invece, risaltano positivamente per non avere omesso il suo orientamento sessuale, ricordando la relazione testimoniata con Pantarce, un atleta vincitore della lotta nell’Olimpiade del 436 a.C. 

Gli spazi dedicati alle altre opere di Fidia, dall’Atena Lemnia allo Zeus di Olimpia, sono molto costretti e, trattandosi di opere cardine della storia dell’arte, risultano inevitabilmente frettolosi. 

Raccontare la vita e le opere di un artista immenso come Fidia è forse impresa troppo grande per una mostra relativamente piccola. L’impianto fortemente didattico ben si presta a una funzione educativa dell’esposizione, adatta particolarmente a una classe di studenti. Il visitatore in cerca di un approfondimento monografico, un affondo all’interno della vita, del contesto e delle opere di Fidia, potrebbe forse uscire non completamente soddisfatto.  

 

Fidia
a cura di Claudio Parisi Presicce
Roma, Musei Capitolini, Villa Caffarelli
fino al 5 maggio 2024
catalogo L’Erma di Bretschneider
info: tel. 060608, https://www.museicapitolini.org/it/mostra-evento/fidia

Autore

  • Nicola Delbarba

    In una vita precedente, ingegnere, e rinato poi archeologo. Prova a unire le due anime dedicandosi alle applicazioni informatiche e tecnologiche per l’archeologia, in particolare nell’ambito delle ricostruzioni virtuali. Alla ricerca storica e alle ore passate modellando al PC, accompagna una forte determinazione nel credere al ruolo sociale e democratizzante della storia e dell’archeologia e alla responsabilità che gli esperti del settore hanno nel comunicarle in modo accessibile. Attualmente è dottorando in Archeologia presso l’Università degli studi di Verona.

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