Che cos’è l’archeologia pubblica

6 Luglio 2016
Al giorno d’oggi tutti ne parlano, le definizioni si moltiplicano e pare sempre più come l’araba fenice: ma che cos’è davvero l’archeologia pubblica? Archeostorie prova a delinearne i contorni con una serie di articoli. Si parte da definizioni e luoghi comuni
Se stilassimo una classifica dei trending topics dell’archeologia italiana dell’ultimo biennio, sicuramente l’archeologia ‘pubblica’ si collocherebbe fra i primi posti. Chi entusiasta, chi perplesso e chi decisamente scettico, tutti sembrano avere un’opinione in materia. Perché proprio di materia si tratta: in ambito internazionale si è affermata come una vera e propria disciplina di studio, oggetto sia di insegnamento nelle università che di pubblicazioni su riviste scientifiche. Ma come si colloca nel panorama archeologico italiano? E, soprattutto, cosa studia esattamente?
Noi di Archeostorie abbiamo deciso di mettere un po’ d’ordine e dedicare una serie di articoli all’archeologia pubblica, per delinearne i tratti caratterizzanti e cercare di esorcizzare alcuni luoghi comuni.
Siete pronti? Partiamo!

1. L’archeologia pubblica è un contenitore

Nell’ultimo anno, mentre eravamo in tour a presentare il manuale di Archeostorie da Trieste ad Agrigento, abbiamo udito tantissime definizioni di archeologia pubblica, così come tantissime sono le applicazioni sul campo di cui siamo stati testimoni. Abbiamo visto da vicino che definire in una sola frase cosa sia l’archeologia pubblica è davvero una sfida erculea.
Il motivo principale è che gli stessi termini ‘archeologia’ e ‘pubblico’ assumono significati e sfumature diverse a seconda del paese e della cultura a cui si fa riferimento. Il loro accostamento richiama poi una miriade di possibili ambiti, che hanno in comune tre aree ben precise: la società, l’economia, la politica.  
A che ambiti facciamo riferimento? Per esempio alla comunicazione della ricerca, all’educazione dei bambini al patrimonio culturale, alla gestione dei lavori nel settore pubblico, alla gestione del patrimonio culturale, alla rappresentazione del passato nella società moderna, al coinvolgimento attivo delle persone.
Possiamo quindi dire che l’archeologia pubblica è quell’area di studio e di ricerca, e quella professione, che vuole investigare i rapporti e le interazioni tra archeologia e contemporaneità.

2. Oltre i luoghi comuni 

Una definizione così ampia riesce a stimolare la curiosità e orientarci, ma non è sufficiente per fornire un’idea chiara e concreta di che cosa sia l’archeologia pubblica. Questo è uno dei motivi per cui è molto facile incappare in luoghi comuni. Nell’infografica ne abbiamo inseriti alcuni, quelli di cui si parla più frequentemente. Vediamoli da vicino.

Archeologia pubblica non è… 

Molti archeologi ritengono l’archeologia pubblica un hobby senza pensare che questo significa sottovalutare l’importanza di sviluppare un rapporto con i cittadini. Lo stesso vale se partiamo dal presupposto che sia esclusivamente un mezzo per avere visibilità, e quindi ottenere finanziamenti o vendere ‘prodotti’. Tutte queste sono immagini distorte che non colgono in pieno le dinamiche della disciplina.

Per fare archeologia pubblica non basta… 

Comunicare o organizzare delle attività con i cittadini non è sufficiente per fare archeologia pubblica. Dal momento che mettono in relazione il passato con le persone, sia la comunicazione che l’organizzazione di eventi sono a tutti gli effetti attività di archeologia pubblica, ma sono solo due strumenti tra i molti che abbiamo per raggiungere il fine ultimo dell’archeologia (pubblica): avviare una vera e propria operazione culturale.
10 luoghi comuni su che cos'è l'archeologia pubblica

10 luoghi comuni su che cos’è l’archeologia pubblica

3. L’archeologia pubblica è un processo di ricerca e di azione

Ma cosa significa mettere in atto un’operazione culturale? E di che tipo di operazione culturale stiamo parlando? 
In quanto scienza, l’archeologia ha un ruolo sociale nel mondo di oggi che non si esaurisce svolgendo e portando a termine uno scavo, e pubblicandone i risultati.
L’archeologo trova il suo posto nella società quando si fa mediatore tra antico e contemporaneo, usando le formule giuste per coinvolgere i cittadini nella riscoperta del proprio passato, facendo in modo che la sua ricerca agisca in modo positivo sull’identità e sui valori della comunità locale. Quando, in sintesi, riesce a far toccare all’archeologia il suo punto più alto: essere a tutti gli effetti una scienza ‘sociale’, una scienza che ha un impatto (positivo) sulla società.
Se archeologia e società contemporanea non hanno punti di contatto e non si alimentano l’una con l’altra, la ricerca rischia di fallire il proprio ruolo di ‘traghettatore’  tra passato e futuro – com’è stato magistralmente definito da Daniele Manacorda nell’ottobre 2003 nella rivista Archeo – per diventare un lavoro sterile, fine a se stesso.

Se invece fin dall’inizio di un progetto di ricerca l’archeologo lavora con i diversi pubblici mette in atto un’operazione culturale complessa, un processo partecipativo di costruzione di conoscenza e identità.

Un qualsiasi progetto di archeologia pubblica è costituito da fasi alterne di ricerca e azione volte a studiare il rapporto tra archeologia e pubblico e a cercare di migliorarlo. Entrambi gli aspetti sono interdipendenti, non possono esistere l’uno senza l’altro. Senza la ricerca manca il fondamento teorico del progetto: chi sono i nostri pubblici, come e perché sono interessati, quali sono le loro aspettative, quale strategie di coinvolgimento adottare, quale aspetto del rapporto con le persone vogliamo migliorare. L’applicazione pratica è l’attuazione di questo processo intellettuale, che ci permette poi anche di valutarne l’impatto ed eventualmente di migliorarlo.

Qual è il ruolo dell’archeologia pubblica in questo processo?
L’archeologia pubblica come disciplina accademica fornisce gli strumenti per strutturare e mettere in atto questa operazione culturale. Non esiste un metodo standard per fare archeologia pubblica: ogni volta, a seconda del contesto sociale, politico ed economico in cui si attua la ricerca, il processo sarà diverso.
In Italia ci sono già diversi esempi, alcuni più strutturati altri più estemporanei; di tutti questi vi parleremo nei prossimi articoli. Stay tuned!

Reading Corner

1. L’archeologia pubblica è un contenitore

2. Oltre i luoghi comuni 

3. L’archeologia pubblica è un processo di ricerca e di azione

Autore

  • Anna Paterlini

    Da sempre grande appassionata di conversazioni casuali con sconosciuti, è determinata a dimostrare che gli archeologi sanno parlare con la gente normale. Ignorando attivamente il detto: “Non metter bocca, dove non ti tocca”, passa il suo tempo curiosando nei cervelli e nella psiche dei turisti che (non) affollano i nostri siti archeologici e musei. Il suo obiettivo è rispondere a una domanda precisa: se l’archeologia è un patrimonio di tutti, perché nessuno si sente suo orgoglioso proprietario?

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