Ultima cena in solitudine

6 Aprile 2020
Si prospetta una Pasqua in solitudine per i protagonisti dell'Ultima cena di Leonardo da Vinci. Come avranno reagito alla notizia?

Ultima cena di Leonardo da Vinci.
Refettorio di Santa Maria delle Grazie, Milano.

GIOVANNI: Pietro, mi toglieresti per cortesia quella mano dalla gola, una volta per tutte?
PIETRO: Me lo chiedi almeno una volta al giorno: lo sai benissimo che non posso. È maestro da Vinci che ci ha dipinti così.
GIOVANNI: Sì, sì, me lo tiri sempre in ballo, maestro da Vinci. Intanto le tue unghie tagliate male mi irritano il pomo d’Adamo da cinquecento anni e passa!
MATTEO: Giovanni, non ti lamentare. In questo refettorio sono io quello che ha la posizione più scomoda: la testa da una parte e le braccia dall’altra. Ho un mal di collo che non ti immagini…
SIMONE: Che poi, se posso dirlo, Leonardo è stato anche crudele: tutto questo ben di Dio sulla tavola, e nessuno che addenti nemmeno un tozzo di pane. Io avrei anche fame.
TOMMASO: Ma a chi mai verrebbe in mente di masticare in un momento drammatico come questo? Cioè, nostro Signore Gesù Cristo rivela che sarà tradito e tu vorresti continuare a mangiare?
GIUDA: Adesso non ditemi che è colpa mia, se qui nessuno mangia niente! E comunque, con tutta l’umidità che c’è nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, le pietanze hanno fatto più volte la muffa. E anche noi.
GIUDA TADDEO: Certo, magari se fossimo stati un affresco normale, avremmo avuto meno problemi. Ma da Vinci era fatto così: doveva sperimentare e trovare maniere originali per assecondare la sua immane lentezza nel dipingere.
ANDREA: Non era lento, era un genio. E i geni, si sa, sono un po’ sregolati.
BARTOLOMEO: Ma perché lo difendi sempre, ogni volta che parliamo di lui?
ANDREA: Perché a me stava simpatico. E poi vorrà pur dire qualcosa, se vengono dall’altro capo del mondo per vederci!
GIACOMO MAGGIORE: Già, è vero… di solito questo salone è molto più affollato. Sono giorni che non si vede nessuno. Ma dove sono tutti?
GESU’: Possibile che vi rendiate conto solo ora che siamo soli?
GIUDA: Avevo notato un’atmosfera strana, ma non ho detto nulla perché poi mi danno dell’allarmista. Lo sai che ce l’hanno sempre con me, Signore…
GIOVANNI: Ma chissà perché ce l’abbiamo sempre con te, Giuda, eh? Chi lo sa, perché?
GESU’: Eddai, finitela di battibeccare. Mi fate venire mal di testa! Quest’anno non ci saranno turisti per Pasqua! Ma non li ascoltate proprio mai i custodi, eh?

GESU’: Santo me. Tutto vi devo spiegare, come al solito. C’è una malattia che affligge ormai tutti i paesi del mondo. L’hanno chiamata ‘Covid-19’. È una specie di pestilenza molto contagiosa e, per evitare i contagi, le persone sono costrette a restare a casa. A parte i luoghi dove si compra il cibo, hanno chiuso praticamente tutto. Quindi anche il nostro Cenacolo. È più chiaro, adesso, perché non avremo ospiti a Pasqua?
PIETRO: Una pestilenza? Ma è terribile!
GESU’: Oh, in effetti sì, lo è. E pensa che gli esseri umani hanno fatto tutto da soli. Evito dettagli disgustosi, visto che siamo a tavola. Dirò solo che c’entrano un mercato, animali selvatici e pessime condizioni igieniche.
GIOVANNI: Come quelle delle unghie di Pietro?
PIETRO: Giovanni!
GESU’: Non volete proprio smetterla,eh? Comunque, penso che si possa ancora rimediare. Sospetto che papà abbia un piano.
GIOVANNI: Vuoi dire, Signore, che è finalmente arrivata l’Apocalisse?
GESU’: Assolutamente no Giovanni! Che vai a pensare? Se conosco bene mio padre, penso tutt’altro. Vedi, ha il mio stesso difetto: dare sempre una seconda chance agli umani.
GIOVANNI: Non capisco…
GESU’: Vedi, mio caro Giovanni, questa malattia sta uccidendo molte persone, ed è di certo una cosa terribile e devastante per chi perde i propri cari. Però il fatto che le persone non possano uscire se non per fare la spesa, potrebbe non essere così terribile. Non possono godere delle giornate di sole e della primavera; non possono incontrare i propri affetti; e nemmeno toccarsi, abbracciarsi, baciarsi.
GIOVANNI: E questo è un bene perché…
GESU’: Per la nostalgia, Giovanni! Forse, alla fine di questa emergenza, le persone avranno così tanta nostalgia di cose come le magnolie in fiore e gli abbracci, che finalmente vedranno le loro miserie da un’altra angolazione. Ma sospetto ci sia di più.
PIETRO: Signore? Cosa può essere più importante di dare un senso alle piccole cose della vita?
GESU’: Oh, be’, vedi Pietro, questa malattia è così contagiosa e pericolosa, che ‘rischia’ persino di fermare tutte le guerre sull’intera superficie del pianeta!
PIETRO: Intendi che potrebbe portare… la pace nel mondo? Ma Signore! Non capitava da…
GESU’: Esatto. Non capitava da mai. E poi, l’aria è un po’ più respirabile, le acque un po’ più pulite… Insomma, diciamolo: a una Terra in piena agonia, non fa male. Chissà se le persone si stanno rendendo conto del male che hanno fatto all’ambiente! Capisci perché sospetto che ci sia lo zampino di papà?
PIETRO: Ma è brillante!
GESU’: È nello stile di papà. Ha una sua logica… Sempre che alla fine dell’emergenza le persone dimostrino di aver imparato qualcosa, eh…
TOMMASO: Gli esseri umani che imparano qualcosa? Non ci credo troppo. E comunque, noi nel frattempo che facciamo senza turisti?
GESU’: Ma niente, Tommaso, per una volta possiamo prepararci in modo decente alle festività. Che ne dite se meditiamo in silenzio sui nostri peccati fino a Pasqua, e il primo che parla lo caccio all’Inferno?

Ultima Cena

Ultima Cena di Leonardo da Vinci con nomi. © Wikipedia

Autore

  • Chiara Boracchi

    Archeo-giornalista e ambientalista convinta, vede il recupero della memoria e la tutela del paesaggio e del territorio come due facce complementari di una stessa medaglia. Scrive per raccontare quello che ama e in cui crede. Per Archeostorie, coordina la sezione Archeologia & Ambiente ed è responsabile degli audio progetti. Nel tempo libero (esiste?) scatta foto, legge e pratica Aikido.

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