Quale passato per Cosenza?

23 Luglio 2019
A Cosenza i musei di storia languono, benché ricchissimi e belli. Però si progetta il museo del goto Alarico e del suo fantomatico tesoro

Cosenza metropoli dei Brettii. Cosenza città romana. Luogo del riposo eterno di Alarico, con tutti i suoi ipotetici tesori. Cosenza ‘Atene della Calabria’ e città di Bernardino Telesio. Cosenza luogo della fucilazione dei veneziani Fratelli Bandiera giunti per aiutare i ‘fratelli calabresi’.

Cosenza ha un centro storico bellissimo, alla confluenza tra i fiumi Crati e Busento, ma abbandonato. Ha musei d’arte e storia ma vuoti. Realtà vive e dinamiche, tra l’altro. Eravamo lì la settimana scorsa per il Festival dell’antico ideato dalla vulcanica Stefania Mancuso, e di cui noi di Archeostorie® siamo stati partner. Per tre giorni abbiamo parlato, cantato, recitato facendo dialogare il mondo antico con il contemporaneo.

Museo dei Brettii e degli Enotri: un bel posto ma trascurato

Per tre giorni siamo stati ospitati in un luogo splendido, il Museo dei Brettii e degli Enotri che occupa il chiostro di Sant’Agostino dov’è un piacere stare anche a leggere un giornale. Ha una caffetteria e un bookshop fornitissimo di libri sulla storia della Calabria e non solo. E la sera si anima con un videomapping sorprendente.

Videomapping nel chiostro di Sant'Agostino

Videomapping nel chiostro di Sant’Agostino – foto Teodoro Teodoracopulos

La direttrice Marilena Cerzoso è ricca di idee e pronta a cogliere ogni suggestione. La società Museion organizza nel Museo attività di ogni tipo, e il Festival a cui abbiamo partecipato è solo uno dei tanti. Ma i cittadini non hanno ancora imparato a frequentarlo quotidianamente. Anzi, non lo conoscono proprio.

In hotel non ci sapevano dire come raggiungerlo. Abbiamo interrogato diverse persone e ne ignoravano l’esistenza. Forse non solo perché è nel centro storico. Si proclama Museo dei Brettii ma purtroppo di questo popolo mostra assai poco. È il grande cruccio di Cerzoso: i risultati degli scavi urbani eseguiti a Cosenza negli ultimi decenni del secolo scorso, sono tutti conservati nei magazzini del Museo di Sibari che è lontano ed è statale, mentre il Museo dei Brettii e degli Enotri è comunale. E il dialogo tra istituzioni, almeno nel nostro paese, non è mai facile.

Tra l’altro al Museo di Cosenza sono esposti gli oggetti del popolo degli Enotri che si stabilirono tra Calabria, Basilicata e Cilento tra età del bronzo ed età del ferro; oggetti provenienti da scavi eseguiti proprio nella piana di Sibari. Quindi a Cosenza si vedono gli Enotri di Sibari, ma non i Brettii di Cosenza perché stanno a Sibari. È un controsenso troppo palese: lo nota chiunque vi entra. Si chiama Museo civico ma non ne ha le caratteristiche, non racconta – o racconta troppo poco – la storia antica della città.

Lo spettacolo Lucrezia e le altre al Festival dell'antico

Lo spettacolo Lucrezia e le altre al Festival dell’antico. Con Elisabetta Vergani, Silvia Romani e Sara Calvanelli – foto Teodoro Teodoracopulos

Storia di Cosenza a Villa Rendano

L’intera storia della città, invece, dai Brettii al ponte di Calatrava, è narrata in un altro museo non lontano dal chiostro di Sant’Agostino, il Museo Consentia Itinera di Villa Rendano. È un museo totalmente virtuale realizzato dalla società Ett che consente di compiere un vero viaggio nel tempo tra gli episodi più significativi della vita della città. Un museo privato ospitato in una villa che organizza di continuo manifestazioni culturali per la città. “Ma c’è anche un museo?” ci chiedono i cosentini. Frequentano la villa ma non sono mai entrati al museo.

Eppure la direttrice Anna Cipparrone si sta adoperando tantissimo per farlo conoscere. Organizza aperitivi con conferenze, musiche e visite al museo; studia iniziative speciali per diversamente abili o malati di Parkinson e Alzheimer; ha un programma molto ricco per le scuole. Ultimamente ha invitato ‘in villa’ chi abita nei dintorni, con tanto di invito scritto a mano: tra Vicini di museo ci si deve conoscere e aiutare, no?

Gli unici musei storici noti in città sono quello Diocesano (con la Stauroteca donata da Federico II alla città) e la Galleria nazionale ricchissima di opere dall’antico al contemporaneo, ma anche le loro sale languono vuote. Da aprile scorso c’è persino una navetta che collega tutti i musei cittadini, ma forse basterebbe una bigliettazione unitaria a creare più movimento.

Nel centro storico di Cosenza

Nel centro storico di Cosenza – foto Teodoro Teodoracopulos

Cosenza ha puntato da tempo sul contemporaneo. Da quando nel 2006 ha istituito il museo all’aperto su viale Mazzini con grandi capolavori moderni, rendendo invero vivibile un centro moderno veramente orribile. Da quando ha chiamato Santiago Calatrava a realizzare un ponte forse non indispensabile, ma decisamente bello. Da quando ospita artisti italiani e stranieri perché realizzino le loro opere ispirandosi alla città (e dal 2017 le opere sono custodite e visibili nei chiostri di San Domenico). Un biglietto unico potrebbe far sì che chi visita un museo sia invogliato a visitarne anche altri, e il contemporaneo potrebbe fare da traino all’antico. Potrebbe essere un primo passo, importante.

Alarico: un mito

Invece in città si punta sul goto Alarico e sul fascino della storia, o meglio della leggenda, del grande tesoro con cui sarebbe stato sepolto nel letto del fiume Busento. Il frutto del sacco di Roma del 410 d.C. Fallito nel 2015 un grande progetto di indagine lungo il fiume, ora si punta sul museo dedicato al grande personaggio, anche se al momento il Ministero per i beni culturali ha posto il veto. Ma a Cosenza non si danno per vinti: vogliono il museo proprio alla confluenza dei due fiumi, lì dove dal 2016 c’è già una (discutibile) statua di Alarico sul suo cavallo.

Un ennesimo museo, insomma, di cui non si sente grande bisogno. C’è solo da augurarsi che, se si farà, sia davvero curioso e coinvolgente, che racconti con trasporto storia e leggenda. E sia così da traino per gli altri.

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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