Squadra che vince non si cambia. Il team dell’associazione culturale TuoMuseo, capitanata da Fabio Viola, riparte dall’esperienza molto positiva del videogioco Father and Son, primo al mondo a essere pubblicato da un museo archeologico (il MANN, Museo archeologico nazionale di Napoli) e propone nuovamente il mezzo espressivo dell’avventura grafica per promuovere le bellezze di una città, Taranto in questo caso, e del suo Museo archeologico nazionale, il MArTA.
Past for Future – questo il titolo del nuovo videogame, disponibile gratuitamente su Google Play e Apple Store – riprende da vicino il suo immediato predecessore (che Archeostorie ha accuratamente analizzato) migliorandone alcuni elementi ma lasciando ancora qualche perplessità che cercheremo di mettere in luce.
Past for Future: gameplay e trama
Il gameplay rimane pressoché invariato rispetto a Father and Son: si tratta sempre di un’avventura grafica in 2D a scorrimento orizzontale, in cui il giocatore muove il personaggio toccando la parte dello schermo nella direzione verso cui deve andare.
Il protagonista del gioco è William, ragazzo di Londra che decide di compiere un viaggio in Italia, a Taranto appunto, per risolvere il mistero di una donna scomparsa. L’indagine si trasformerà ben presto in viaggio interiore alla ricerca del proprio posto, o meglio tempo, nell’universo.
Per procedere nella trama, William interagisce con oggetti o con altri personaggi, con i quali intrattiene conversazioni a bivi che, a seconda della scelta delle risposte da parte del giocatore, cambiano il corso della vicenda.
In questo caso, quindi, il giocatore si trova a compiere delle scelte anche molto importanti sul destino del protagonista ed è abbastanza libero di plasmarlo, e in ciò il gioco va decisamente oltre l’apparente libertà di scelta di Father and Son. Molto curati i dialoghi, che si confermano essere uno dei punti di forza del linguaggio espressivo dei videogiochi firmati TuoMuseo.
Pregi: la componente artistica
La qualità visiva, la cura per i dettagli e la colonna sonora sono sicuramente punti di grande pregio del gioco, anche migliori del già ottimo Father and Son. Estremamente coinvolgenti sono, ancora una volta, le musiche del compositore polacco Arkadiusz Reikowski che ci trasportano in un’atmosfera quasi fuori dal tempo, e le tavole grafiche disegnate a mano da Tida Kietsungden, illustratrice che vanta numerose collaborazioni con le più importanti case videoludiche del mondo.
La città è stata ricreata nei suoi luoghi più significativi, centrando in pieno l’intento divulgativo e promozionale e facendo venir voglia, fin dai primi minuti di gioco, di visitarla e di scoprire la sua storia e le sue bellezze. Una conferma, quindi, che i videogiochi possono essere un ottimo modo per invogliare il turismo e la conoscenza dei luoghi descritti.
Anche la città antica, che a un certo punto siamo portati a visitare riprendendo il felice esperimento di sovrapposizione di piani temporali già visto in Father and Son, è fortemente evocativa: per un breve momento il giocatore è investito da millenni di storia, e sperimenta lo stesso esatto sentimento che si può provare attraversando le rovine di Taranto.
La componente artistica del gioco è sicuramente ciò a cui gli sviluppatori tengono di più, e la loro volontà si rispecchia in un prodotto davvero bello da vedere e ricco di spunti di riflessione, tanto da indurre il giocatore a fermarsi di tanto in tanto, e osservare semplicemente gli scenari o ascoltare la musica.
Difetti: la comprensibilità e l’innovazione
Alcune cose però, lasciano ancora perplessi. Innanzitutto, una maggiore oscurità della narrazione rispetto al predecessore: ci sono molte cose non dette, sottointese e solo accennate che, forse, meritavano di essere approfondite.
Ad esempio, in un dialogo si fa solo un brevissimo accenno alla rovina di Taranto da parte dell’industria siderurgica, senza ulteriori specificazioni; altri episodi più legati alla trama lasciano molto, troppo spazio all’interpretazione (non li cito per evitare fastidiosi spoiler).
Questa mancanza di approfondimento rende, inoltre, il gioco davvero breve. Pur finendolo più volte, per capire se alcune scelte aumentassero il tempo di gioco, non si è mai superata la mezz’ora: forse non rende giustizia a tutto ciò che si poteva dire.
In secondo luogo il MArTA, l’editore del progetto, in questo videogioco non viene valorizzato nella stessa misura del MANN per Father and Son. Infatti, l’impressione che si ha è che il museo tarantino ricopra un ruolo marginale nella vicenda e che il protagonista ci finisca un po’ per caso. Forse sarebbe stato meglio integrarlo meglio nella trama.
Infine, sia per come Past for Future è strutturato che per la trama in sé molto simile al predecessore, si corre il rischio di creare prodotti fotocopia, cambiando solo il luogo d’ambientazione; questo rischio ovviamente si può e si deve allontanare non smettendo di tentare nuove strade.
Conclusioni
Nonostante si possa migliorare la componente puramente ludica, l’associazione TuoMuseo si dimostra nuovamente all’altezza dell’obiettivo che si è posta, riuscendo a incantare il giocatore e a far apprezzare una città, Taranto, purtroppo tristemente nota per altri motivi più che per la propria bellezza.
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