La valle della postproduzione: dove tutto il lavoro fatto giunge al suo compimento.
È Indy, che ci saluta appoggiato a una roccia a strapiombo.
“Sarete stanchi ormai, ma rallegratevi! Finalmente siete arrivati in cima”.“…”.
Lo stupore è chiaramente visibile nei nostri volti.
“Arrivati? In cima?? Questo è il Passo della Produzione??? Davvero????”“SI-CU-RO. Che dire, in effetti la carta esagera un po’ con tutti quei tornanti… Ma questo è senza dubbio il Passo della Produzione. Non vedete, lì in lontananza, le Cime della Dura Realtà immerse nella nebbia? E non riconoscete i Monti della Distrazione laggiù, verso Sud?”
L’euforia si diffonde rapidamente nel gruppo:
“Me l’aspettavo più faticoso!”
“Lo sapevo che ce l’avremmo fatta!”
Poi, lentamente, iniziano ad affiorare i primi dubbi:
“Ma … allora, siamo arrivati? Ma noi non abbiamo finito!”
“Io ho provato a fare il render delle scene, ma molte sono venute troppo scure!”
“Io non sono riuscito a rispettare la sincronia con la musica che avevo scelto. Alcune scene sono troppo lunghe, altre troppo corte!”
“Io invece mi sono accorto solo alla fine del rendering che un personaggio ha un difetto!”
Il malumore dilaga, fino a che qualcuno si trasforma in portavoce del gruppo: “insomma molti di noi hanno bisogno di aggiustare, rivedere, modificare. Alcuni devono fare tutto daccapo …”
Ma il nostro maestro non si scompone di una virgola, e ci guarda con uno strano sorriso, come se in fondo tutto questo se lo aspettasse.
“Ma come? Proprio adesso che la salita è finita, volete tornare indietro? Molto meglio andare avanti, e affrontare l’ultima prova: avere fede nella tecnologia. Provare a modificare, prima di cestinare il lavoro fatto e iniziare daccapo. Perché certo, ricominciare è sempre una possibilità, ma è anche un rischio. E (quasi) a ogni errore commesso, c’è una soluzione nella valle della Postproduzione!”
“Avanti, per l’ultima volta, in cammino!”
L’ultimo tratto del sentiero
Un esempio? Con un programma di montaggio video possiamo rallentare o accelerare l’animazione o la musica; possiamo aggiungere suoni e rumori per rendere tutto più credibile e coinvolgente; possiamo filtrare i rendering per togliere (o aggiungere!) la grana, schiarire, contrastare o regolare i colori; possiamo anche sanare i difetti di alcuni fotogrammi.Ai primi passi sul sentiero della Postproduzione, ci sembra subito che il paesaggio ricordi molto la prima valle, e i territori attraversati all’inizio del nostro viaggio: valli ampie e comode si aprono quasi riposanti dopo il sentiero irto e pericoloso appena concluso. Anche qui infatti il vero pericolo da tenere sempre presente non sono le difficoltà tecniche, ma quanto è facile perdere tempo. All’inizio del viaggio avevamo paura che ci venisse meno l’ispirazione, che il soggetto non si facesse trovare. Qui il nemico è un altro, è la ricerca della perfezione. Perché, ricordiamolo ancora una volta, il nostro obiettivo è sempre stato uno solo: arrivare alla fine!
E forse la cosa più difficile di tutte, che a volte sembra davvero impossibile, è mettere il punto finale. Decidersi a lasciare andare la propria creatura, anche se un ultimo colpetto di contrasto ai colori… A un certo punto si deve decidere di chiudere.
E pubblicare.
Epilogo
Inerpicandoci su sentieri poco frequentati, incontrando maestri inattesi e affidandoci a un guida strampalata e alle sue strane prove, ci siamo addentrati nella difficile disciplina della creatività digitale.
E per molti di noi è una novità: noi archeologi infatti passiamo la vita a studiare oggetti e luoghi e a cercare le tracce della creatività altrui, ma raramente utilizziamo la nostra.
Tornando nelle vostre terre al di là del Mare della Conoscenza, spero che possiate guardare con occhi diversi ai vostri oggetti, ai vostri reperti, ai vostri siti, e magari provare a trasformarli in modelli e personaggi che comunichino qualcosa, a chiunque: a chi non ci crede più e a chi invece spalanca gli occhi davanti alla bellezza. A tutti quelli che hanno una storia da raccontare.
0 commenti