Interno Giorno, Sportello al pubblico della Agenzia delle Entrate.
Una sala illuminata da un finestrone laterale dal quale irradia la luce primaverile filtrata dal verde intenso di un parco adiacente. File di sedie saldamente legate al terreno come fosse la platea di un teatro di fronte a un palcoscenico fatto di dialoghi intimi. Un po’ teatro un po’ confessionale.
Una varia umanità che necessita di un’informazione o di un servizio attende fiduciosa, calma, altri sono spazientiti dall’attesa, altri ancora cercano di ridurre al minimo l’argento vivo dei bambini portati al seguito; tutti nella trepida attesa del Bing che faccia apparire il numero liberatore: la tombola.
Allo scattare del proprio numero vincente, un anziano signore parte come impegnato nei cento metri olimpici contro Bolt e guadagna il podio sognato. Di fronte a lui l’impiegata, una signora dai lineamenti endemicamente dolci anche se mostra la stanchezza di un lavoro ripetitivo esposto a un pubblico in cerca della propria libertà.
-Buongiorno.
-Buongiorno a Lei, desidera?
-Vede signora, io vorrei intraprendere una attività come libero professionista.
-Apriamo una partita iva, oggi esistono diverse opzioni a seconda del suo giro d’affari e della tipologia di lavoro, vedrà che in pochi minuti sarà fatta… mi dà un suo documento?
L’uomo estrae il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans e porge la sua Carta di identità aperta.
-Che attività svolge signor Di Russo?
-Scrivo storie per i musei e realizzo audiovisivi per la valorizzazione dei beni culturali.
-Bene, adesso cerchiamo il codice che corrisponde alla sua attività.
La signora inizia freneticamente a battere sulla tastiera e il suo volto tranquillo e rassicurante si vela di incredulità. Porta il palmo della mano sotto il mento, fissa le risposte del sistema informativo e stringe le labbra con la stessa preoccupazione di chi si trovasse di fronte a un cruciverba mai risolto in precedenza. Chissà perché lo chiamano sistema informativo se poi le risposte le ha solo all’interno del suo mondo chiuso.
-Mi fa un esempio di quello che fa praticamente a giustificazione di una fattura emessa?
-I musei, signora, sia quelli tradizionali che quelli che contengono solo narrazioni, per dare un senso a un palazzo storico, a un castello, a uno scavo archeologico, si servono di storie: immaginazioni intorno a una realtà, che consentono di ‘ripopolare’ i luoghi sacri e mettere in sintonia le vestigia passate con i visitatori che arrivano sempre più numerosi a godere del nostro grande patrimonio. Io faccio questo.
-Usate le tecnologie?
-Certo signora, come lei sta facendo in questo momento cercando il mio codice attraverso un computer, e non con i vecchi libroni fumosi degli uffici di un tempo.
-Non me ne parli, io me li ricordo sa? Per fortuna con il computer è tutto più facile… quando non si blocca. I libroni, come li chiama lei, dipendevano solo da noi… Sa cosa? Io la sua attività non la trovo. Esiste?
-Certo che esiste, guardi, questo libro la descrive per filo e per segno.
L’anziano alza all’altezza dello sportello una copia di Racconti da Museo, libro a più mani curato da Cinzia Dal Maso per Edipuglia.
-Ed è scritto da molti autori perché siamo tutti diversi, questa è la nostra forza, diversi ma con lo stesso codice di attività, quello che adesso lei scoprirà esistere.
-Allora cerchiamo meglio, non lo trovo… Cerchiamo tra le attività simili o assimilabili… vediamo…
La signora torna a spremersi le meningi, non potendo spremere quelle del suo computer arrivato al massimo delle sue possibilità.
-Vede signora, io mi rendo conto che si tratta di una delle così dette ‘nuove professioni’, anche se si fa dal tempo di Omero quando si declamavano le gesta degli eroi.
-Attore?
-No!
-Quindi lei scrive.
-Anche, signora. Dirigo gli audiovisivi, gli attori, la troupe, le scenografie, un po’ come un film.
-Cinema?
-No! Cercavo solo di descrivere meglio cosa faccio per vivere.
-Guardi che proprio non c’è nulla che si avvicini a quello che lei descrive. Proviamo ad approcciare il problema da un’altra parte.
-Brava signora! Sa che cambiare il punto di vista è proprio quello che facciamo noi nei musei per rendere comprensibile a più persone possibile una materia difficile, senza uscire dai binari che gli esperti ci hanno tracciato. Funziona!
-Mi dica, quando lei ha finito un lavoro… scritto, audiovisivo, come dice lei, al cliente cosa consegna?
-Signora cosa vuole che consegni: un file.
-UN FILE???????? Ma allora è tutto molto chiaro e semplice! Lei è un seicentoventiduecento.
-Cosa?
-Un consulente informatico!
-Ma signora che c’entra l’informatica!!!
-Mi dia retta: questo codice le permette di consegnare al cliente qualsiasi cosa sia stata elaborata con il computer. Mi creda, lei non sa di esserlo, ma è proprio un seicentoventiduecento.
Buio.
Così con la mia nuova identità e la mia nuova faccia numerata, mi sono incamminato verso la metropolitana con la mia copia di Racconti da Museo sotto il braccio. Non avevo ancora finito di leggere tutti i contributi degli ignari seicentoventiduecento che sono stati aggregati nel libro. Apro la pagina su cui avevo messo il segno, ma vengo interrotto da un messaggio urgente: c’è un bando di gara a cui occorre partecipare per conto di un museo. Leggo i requisiti e i curricula di cui hanno bisogno, e per la prima volta in vita mia trovo scritto che il museo necessita di storici, archeologi, storici dell’arte, eccetera.
Sono quasi alle lacrime, finalmente qualcuno si è accorto di noi! Sia pure in qualità di ‘eccetera’, è meglio che non esserci. Lo stesso giorno che avevo scoperto di essere un seicentoventiduecento mi avevano dato anche dell’eccetera.
Ecco un motivo in più per leggere Racconti da Museo: non solo per ciò che gli autori hanno scritto, ma per ciò che non c’è e che si leggerà forse in un prossimo libro. La catena della costruzione di una esposizione va dalle origini fino ai visitatori, e funziona solo quando i visitatori sono appagati. Ho detto ‘visitatori’ e non ‘pubblico’ non a caso: troppo spesso siamo abituati a considerare la gente come quelli che stanno davanti alla televisione, come una massa informe che deve rispondere nella stessa maniera a stimoli costruiti uniformemente per tutti.
Ma la storia non è così, contiene in un’unica soluzione diversi livelli di lettura e deve catturare ogni visitatore. È una trappola, la vera storia. Costruire il mercato della conoscenza, come oggi lo si chiama, attraverso i seicentoventiduecento e gli eccetera non favorisce la crescita. Questo è il non scritto del libro. Lo scriveremo presto, restate con noi (espressione presa in prestito dal mercato dell’illusione prima di mollare la pubblicità). Io volevo solo fare pubblicità al libro, non so se si era capito.
0 commenti