È bello, anzi bellissimo! È un nodo di Ercole – come viene chiamato – il nodo con il quale l’eroe si allacciava al collo la pelle del leone di Nemea, e che nell’antica Roma legava le vesti della sposa il giorno delle nozze, per venire poi sciolto la notte dallo sposo. Ora il nodo è anche il nuovo logo del Parco archeologico di Ercolano, la città antica che, leggenda vuole, fu fondata proprio da Ercole.
Ma il nodo non richiama solo il mitico fondatore. Come ha spiegato alla giornata di presentazione il direttore del Parco Francesco Sirano, “è soprattutto il simbolo delle connessioni che il Parco sta intrecciando con tutto ciò che lo circonda”. Con la città di Ercolano tutta, i suoi abitanti, le realtà del territorio, le scuole, le università vicine. E infatti oltre al logo, è stata presentata la futura programmazione del Parco fortemente incentrata sul coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini. Non a caso lo slogan della giornata era Il mito con il futuro intorno, a simboleggiare un passato che sa offrire al presente una prospettiva diacronica così ampia da proiettarlo al futuro.
Un legame che viene da lontano
In realtà, gli scavi di Ercolano hanno sempre avuto un legame molto stretto con la città moderna, come ha osservato Jane Thompson direttrice dell’Herculaneum Conservation Project che opera a Ercolano oramai da vent’anni. Quando, tra gli anni Venti e Quaranta del secolo scorso, si realizzò la grande campagna di scavo che portò alla luce buona parte della città ora visitabile, l’impresa impegnò praticamente tutti gli ercolanesi di allora. E il legame continuò stretto al punto che nel 1969 la città, allora chiamata Resina, scelse di cambiare nome e prendere quello antico.
Poi però c’è stato uno scollamento progressivo, e per decenni la grande porta d’ingresso agli scavi ha segnato il confine tra due mondi sempre più incompatibili. Fino agli ultimi anni e soprattutto alla creazione nel 2016 del Parco autonomo che ha potuto dialogare con i cittadini con maggiore dinamicità.
E da oggi il Parco uscirà anche fisicamente dai suoi confini con la prossima mostra dedicata all’artigianato in legno e ai piaceri del cibo, che sarà allestita alla Reggia di Portici. Luogo dove ripercorrere la storia degli scavi perché ospitò il primo museo, ma anche una meraviglia a pochi passi da Ercolano da raggiungere con una breve passeggiata a piedi tra città e parco.
Significato del nodo di Ercole
Oggi ogni luogo del passato deve necessariamente far cadere le barriere e rendersi permeabile al mondo che lo circonda, e stimolare dialoghi, partecipazioni, contaminazioni. Deve essere al servizio del territorio, coglierne le esigenze per diventare una risorsa importante per la comunità. Non è facile però superare la diffidenza tuttora diffusa verso musei e monumenti, e capire cosa e come fare. Ogni luogo è diverso e richiede strategie e sensibilità diverse. A Ercolano dove, come già osservato, si è cominciato pian piano a ricucire il dialogo con la gente, ora è venuto il momento di annunciare con forza che il “patto tra la città antica e quella contemporanea” – come lo ha definito Sirano – esiste ed è solido, e del Parco è la bandiera.
Ecco perché il nuovo logo ci piace, e ci piace tutta l’immagine coordinata. Si ispira alla fondazione della città e alla sua storia ma ha totalmente le mani in pasta nel presente. Come afferma Elio Carmi, direttore creativo dello studio Carmi e Ubertis che l’ha ideato, il nodo di Ercole “connette due somiglianze, due corde di pari geometria, in cui la forza dell’una dipende dall’altra. Esattamente come il Parco è parte della città, così Ercolano è a sua volta parte del Parco. (…) E’ una forma che ‘marca’ la complementarietà. Le due corde hanno una propria sostanza, ma è solo nell’unione che si rafforzano e determinano il loro legame”. Insomma una corda non può esistere senza l’altra, e devono rimanere in equilibrio perfetto perché il nodo esista. Sfido qualsiasi museo o istituzione culturale a trovare un logo che sappia trasmettere un messaggio più bello.
E a realizzare un’immagine coordinata più forte, incisiva e al tempo stesso elegantissima. Applauso scrosciante per Carmi e Ubertis. Sono il top!
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