Museo per tutti è ‘per tutti’ per davvero

7 Ottobre 2021
Crea strumenti per consentire anche a chi è affetto da disabilità intellettiva di godere dei luoghi della cultura. E da oggi ‘Museo per tutti’ è anche online

Si chiama Museo per tutti ed è un progetto che mira a garantire a tutti, in uguale maniera, la possibilità di godere di una visita al museo con naturalezza, senza difficoltà. Tutti nessuno escluso. Specie le persone affette da disabilità intellettiva, cioè le persone che hanno deficit nella memoria, nell’attenzione, nella concentrazione, nell’orientamento spazio-temporale. Di loro oggi si parla molto, ma fino a ieri erano in seconda fila rispetto alle persone affette da disabilità motorie, visive, uditive. Mentre Museo per tutti, ideato dall’Associazione L’abilità onlus con il sostegno della Fondazione De Agostini, esiste già dal 2015. E se finora il suo target sono stati gli accompagnatori e il personale dei musei, ora le sue ‘guide accessibili’ per la visita ai musei sono a disposizione di tutti in un sito web: chiunque può scaricarle gratuitamente e usarle a piacere.

Visite easy

Sono guide che utilizzano il linguaggio easy to read codificato dall’Unione Europea, e di ciascun museo offrono informazioni utili alla visita, la mappa, storie dell’edificio, una proposta di percorso di visita, descrizioni ampie e precise di opere scelte, rassicurazioni su eventuali esperienze particolari (per esempio, un audio che potrebbe spaventare). Spiegano tutto, anche quel che potrebbe sembrare ovvio come cos’è un museo o un monumento, ma che alla fine ci si accorge che tanto ovvio non è, neppure per chi crede di saperlo.

Finora Museo per tutti ha collaborato con 18 musei e con 11 Beni del Fai: la prima fatica ha riguardato il Museo nazionale della scienza e della tecnologia di Milano e l’ultima il Museo nazionale romano, il primo grande museo archeologico affrontato. Una vera sfida perché non si sono presentate solo le singole opere ma anche gli edifici e le loro trasformazioni nel tempo. Ma lo scopo ultimo di Museo per tutti è dar vita a un modello condiviso a livello nazionale, così da rendere accessibili alle persone con disabilità intellettiva tutti i luoghi della cultura.

Museo per tutti guide

Le guide accessibili di Museo per tutti

È tutta una questione di linguaggio

Adattare un linguaggio fatto di parole semplici ai temi della scienza, della storia dell’arte, dell’archeologia è un lavoro fatico e complesso. Bisogna per esempio evitare ogni riferimento temporale e parlare solo in termini di poco, tanto o tantissimo tempo fa. Bisogna eliminare ogni digressione inutile e concentrare l’attenzione sulle parole che caratterizzano l’opera d’arte, e ripeterle costantemente. Il risultato è un discorso limpido, chiaro, ritmato. È un “flusso di parole ripetute” – come lo descrive Carlo Riva dell’associazione L’abilità – che diventa melodia e finanche poesia.

“Questa scultura si chiama Trono Ludovisi. Tanto tempo fa alcune persone pensavano che questa scultura fosse un trono. Un trono è la sedia delle persone importanti.

Davanti puoi vedere la dea Afrodite. La dea Afrodite era molto potente. La dea Afrodite era la dea della bellezza e dell’amore. La dea Afrodite faceva innamorare le persone e gli dei. La dea Afrodite nasce dal mare. Nel trono vedi Afrodite al centro. Ha un vestito leggero e bagnato dall’acqua del mare. Ai lati della dea Afrodite ci sono due donne. Le due donne aiutano Afrodite a uscire dall’acqua del mare. Le due donne coprono Afrodite con un telo. Le due donne hanno lunghi vestiti e i piedi nudi. I piedi delle due donne si appoggiano sui sassi del mare”.

Chi ascolta il racconto, mentre si trova di fronte al cosiddetto ‘trono’ conservato nella sede di Palazzo Altemps del Museo nazionale romano, concentra necessariamente l’attenzione su Afrodite, fulcro della scena. Non può distrarsi. Capisce che tutto quel che accade nei rilievi del trono è in funzione di lei, del racconto della sua nascita dall’acqua del mare. Il messaggio giunge forte e chiaro.

Trono Ludovisi

Trono Ludovisi, Palazzo Altemps, Roma – via Wikimedia Commons

Museo per tutti un progetto sociale

Sono messaggi importanti, quelli che i musei possono trasmettere alle persone con disabilità. Come afferma Riva “le persone con disabilità conducono in genere una vita molto monotona, fatta di ripetitività. E invece tutti noi, per vivere, abbiamo bisogno di incontri e sguardi sempre nuovi, e di bellezza. Una visita a un museo risponde al bisogno di novità e di bellezza delle persone con disabilità, contribuendo così al loro benessere. La nostra non è arteterapia: è garantire loro una maggiore qualità di vita. È consentire loro di svolgere la visita in autonomia come e insieme a tutti gli altri visitatori, senza sentirsi inadeguati. Per questo i nostri testi presentano le opere in una forma adatta a tutti, disabili e non. Una forma semplice ma interessante e utile per tutti. Il nostro è un progetto culturale ma soprattutto sociale: promuoviamo il diritto delle persone con disabilità a partecipare della cultura proprio come gli altri”.

E a ragione Stéphane Verger, il direttore del Museo nazionale romano, osserva che “i testi di Museo per tutti devono essere la base di qualsiasi progetto di comunicazione museale. Possono servire a dialogare anche con chi si sente abitualmente respinto dal museo e dice ‘non fa per me’. E sono in fondo ciò che chiedono tutti i visitatori. Poi vi si potranno aggiungere informazioni per adeguarli alle esigenze e aspettative di varie fasce di pubblico. Ma la ‘spina dorsale’ del discorso deve essere quella chiara e immediata di Museo per tutti. Nel concepire la comunicazione museale dobbiamo porci domande semplici”.

Aprire la parola

Ma perché far leva sulle parole piuttosto che sulle immagini? Non faciliterebbero la comunicazione? “Niente affatto” risponde secco Riva. “Chi ha difficoltà di attenzione e concentrazione, fatica a soffermarsi su un’immagine. La guarda ma non la osserva, e passa oltre. Mentre noi dobbiamo aiutare queste persone a dirci chi sono loro, ad aprirsi, e per questo nulla è meglio della parola. A noi piace dire infatti che dobbiamo ‘aprire la parola’”.

E noi di Archeostorie, artigiani della parola come siamo, non potremmo essere più d’accordo. La parola siamo noi, ci rappresenta. La parola realizza il più profondo bisogno umano, di essere connessi tra di noi.

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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