Gente di Riva
M · MUTELLIUS · M · F · FAB · LEG · X · T · F · I
Appena poche lettere per riassumere una vita intera. E sì che ero stato chiaro con i miei familiari. Avevo chiesto loro se, una volta morto, mi avrebbero preparato una bella epigrafe funeraria perché le persone si ricordassero di Marco Mutellio della tribù Fabia, figlio di Marco, legionario della X legione.
Ai miei tempi, l’età romana, era usanza che gli epigrafisti – cioè coloro che incidevano le lettere sulle pietre funerarie – riportassero solamente le iniziali della maggior parte delle parole, così potevano scrivere di più. Però la mia epigrafe è mezza vuota! Maledetti epigrafisti che si fanno pagare a lettera!
Avrebbero potuto scrivere che ero stato arruolato sotto Cesare e che avevo combattuto in mezza Europa prima di tornare qui, a Riva del Garda, sulle sponde del lago, a godermi gli anni che mi rimanevano coltivando un fazzoletto di terra.
Inutile recriminare. Tutto sommato, mi è andata anche bene. Non mi posso lamentare: sono qui al calduccio in un bel museo, ho una bella luce che mi illumina e anche una didascalia che spiega a tutti cosa ho fatto in vita. Certo, se i miei familiari avessero fatto scrivere qualcosa in più, le persone saprebbero quanto ero stato importante ai miei tempi.
Niente tuttavia in confronto a quel che è successo al povero Valerio Vespasiano Palariaco di cui oggi non rimane nemmeno il ricordo. Poco prima di morire si era fatto fare un bel sarcofago e una bella epigrafe, ma nel Medioevo sono stati spaccati per essere reimpiegati come materiale da costruzione da qualche parte. Del suo monumento funerario, oggi non rimangono che pochi frammenti illeggibili sparsi qua e là.
Una famiglia molto ricca
Comunque non ho mai pensato che la mia epigrafe potesse rivaleggiare con quella di Lucio Magio Magiano e la moglie Claudia Severa, appartenenti alla gens Magia, una delle stirpi più prestigiose e ricche di Riva del Garda. Claudia Severa teneva così tanto al prestigio della famiglia e a onorare i propri defunti, che consegnò ben sessantamila sesterzi al collegio dei barcaioli del lago di Garda affinché ogni anno provvedessero a organizzare delle cerimonie in loro onore. E che cerimonie venivano realizzate!
Anche la loro epigrafe si trova qui, al Museo Alto Garda, a poca distanza dalla mia. Proprio dopo quella di Sesto Lelio Primigenio… Chissà come dovevano essere il loro monumento funerario, e il corredo delle loro tombe! Immagino sarcofagi, vasche, monete, gioielli, amuleti d’oro e altri manufatti finemente decorati. A oggi, però, gli archeologi non hanno ancora trovato la loro tomba tra le molte necropoli portate alla luce qui a Riva.
Le statue stele del Museo Alto Garda
Nonostante la loro ricchezza, però, non è la loro epigrafe il pezzo forte della sezione archeologica del museo. Questo primato spetta alle statue stele, sculture incise a tutto tondo dell’età del Rame. Una volta, molti anni fa durante l’allestimento di una mostra, mi hanno portato vicino a queste statue. Me lo ricordo ancora.
Gli uomini, alti e imponenti, sono decorati con pugnali, asce, mantelli e cinturoni a simboleggiare il loro rango elevato; le donne, invece, sono ornate con diademi, preziosi gioielli e raffinati indumenti. Infine ci sono dei piccolini, probabilmente i figli che un giorno avrebbero ereditato il potere dai genitori.
Ho avuto anche modo di parlare con loro: si vantavano della loro abilità come fabbri nel fondere il rame. Il rame.. tsk… proprio preistorici… Se facessero un giro da noi, nella sezione dedicata all’età romana, potrebbero vedere quello che hanno realizzato i nostri artigiani: sottili brocche in vetro, eleganti specchi in bronzo, raffinati contenitori in argento e pregiati amuleti in oro. Altro che fondere il rame!
Una cosa mi è rimasta impressa: le statue mi hanno detto che provengono quasi tutte da una valle dell’Alto Adige che sta a circa duecento chilometri a nord di Riva del Garda. Ci credo che sono venuti quaggiù: qui c’è il lago e un bel clima, mica il freddo che c’è sulle Alpi!
Non c’è anima viva
Ritornando a noi, è impossibile non notare che qui in museo da alcuni giorni non c’è proprio anima viva.. Ehm, sì, suona strano detto dall’epigrafe di un defunto, ma non c’è proprio nessuno. Noi reperti siamo abituati a farci fissare intensamente da studiosi e appassionati, ma non rifiutiamo nemmeno lo sguardo distratto di chi è interessato ad altri argomenti, come l’arte e la storia contemporanea che arricchiscono gli altri piani del museo.
I visitatori che mi piacciono di più sono gli studenti che si spremono le meningi per ricostruire le regole dell’epigrafia e comprendere il significato di queste iscrizioni. Dovreste vedere quanto sono soddisfatti quando riescono a tradurre in maniera corretta… Mi sento orgoglioso anch’io.
Sesto, quello di cui vi ho parlato poco fa, ci ha raccontato che ha sentito distrattamente i custodi parlare di un misterioso virus che si diffonde rapidamente tra la popolazione, e che il modo migliore per limitare l’epidemia è quello di chiudere negozi, uffici, musei e di stare a casa.
Anche ai miei tempi ci sono state malattie e carestie e bene o male ne siamo usciti. Se ce la siamo cavata noi, sicuramente ce la faranno anche loro dato che in questi duemila anni la scienza ha fatto passi da giganti. Sono certo che anche quest’emergenza passerà, e presto potrò rivedere i miei amati visitatori.
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