L’arte che parla. Come ‘far vedere’ l’arte con suoni e parole

3 Aprile 2023
Al convegno ‘L’arte che parla’ grandi professionisti del sonoro racconteranno i mille modi in cui oggi si modulano suoni e voci per raccontare l’arte e i luoghi d’arte

Sarà il 18 aprile prossimo all’Università di Macerata ed è occasione da non mancare. Il convegno L’arte che parla si preannuncia come una pietra miliare per la comunicazione ‘sonora’ dell’arte e dei musei. Voci, suoni, musiche per ‘far vedere’ l’arte con radio, podcast, ambientazioni sonore, LogoSound. Il suono emoziona, è immersivo, crea intimità, e per questo spopola in ogni campo. Oggi tutti fanno podcast, la radio è forse all’apice del suo successo, le ambientazioni sonore catturano, e nessuno può fare a meno di una propria identità sonora, oltre a quella grafica. È un universo in evoluzione vorticosa che alla fine ha travolto anche i professionisti dell’arte e dei musei.

Una strada a ostacoli

Ci è voluto tempo, almeno nel nostro paese. La prima barriera è stata abbattuta durante il lockdown, quando i podcast si sono rivelati un ottimo ripiego, nell’impossibilità di girare video. A quel tempo si parlava già di boom dei podcast in Italia (altrove da molto prima) ma questi avevano raggiunto solo marginalmente il mondo dei beni culturali. C’era già chi faceva podcast sull’arte, ma ancora pochi musei ne avevano colto le potenzialità. E la podcastmania si è arrestata presto, di fronte alle difficoltà e alle fatiche della ripresa che fagocitavano tutte le energie. Anche chi, sull’onda dell’entusiasmo, cominciava a programmare produzioni podcast, poi ha cambiato idea.

Ha avuto un buon successo il nostro libro a più mani Branded podcast. Dal racconto alla promozione, come ‘dare voce’ ad aziende ed istituzioni culturali, curato da Chiara Boracchi per Flaccovio Editore e uscito a ottobre 2020. Ma tra i professionisti dei musei ha circolato meno che altrove. Forse perché per loro è uscito troppo presto.

E anche quando, a maggio dello scorso anno, abbiamo organizzato con Icom Italia il webinar su Il sonoro nei musei, erano ancora poche le realtà museali che avevano prodotto podcast di buona qualità. Il tono del webinar è stato quasi esortativo: musei fate i podcast! Per non parlare del LogoSound che Galleria Borghese aveva lanciato da poco, primo museo al mondo. E se le ambientazioni sonore per l’arte sono diffuse da tempo, dovevamo ancora scoprire cosa sia un’opera musicale site-specific come quella realizzata dal maestro Federico Longo, sempre per Galleria Borghese.

2022 vero anno del boom

Nel frattempo però era scoppiata la guerra in Ucraina, la prima guerra che ha visto dei podcaster come inviati. Questi hanno mostrato al mondo la potenza di un microfono: giunge dove le cineprese non possono arrivare, e riesce a trasmettere suoni, voci, emozioni con un effetto immersivo dirompente. L’Ucraina è la prima guerra che abbiamo vissuto e (purtroppo) ancora viviamo davvero in presa diretta, grazie ai podcast.

Se associamo l’‘effetto Ucraina’ al ritorno alla normalità dopo le difficoltà della ripresa, possiamo capire perché e come negli ultimi mesi sia scoppiato il boom dei podcast anche nel mondo dei beni culturali. Dall’autunno scorso, sono sempre più le istituzioni e i musei che commissionano podcast a professionisti del settore, e lanciano produzioni di qualità. Podcast che si inseriscono a pieno nella programmazione di esposizioni e mostre: sono oramai uno dei canali di comunicazione di cui non si può più fare a meno, all’interno di quell’universo ipermediale che si costruisce per ogni iniziativa.

Tutti i sensi dell’arte

Stanno fiorendo però anche modi nuovi di creare ambientazioni sonore immersive, e audioguide narrative che non sono un optional ma parte integrante dell’esperienza di visita di un luogo. Insomma il sonoro impazza. In realtà, recentemente si è dato più spazio a tutti i sensi nei musei. Pare che la dittatura della vista stia finalmente tramontando. Perché noi percepiamo sempre tutto con tutti i sensi, anche l’arte e i luoghi dell’arte. E anche quando li raccontiamo, in fondo trasmettiamo le sensazioni che quei luoghi ci suscitano: sono i sensi che consentono di ‘far vedere’ con le parole.

Tuttavia, se l’utilizzo in museo di olfatto e gusto è complicato e si limita a progetti speciali, e il tatto ha una storia tutta a sé (e magari si facessero toccare più opere ai visitatori!), l’udito è il complemento ideale alla vista durante una visita, e il senso ideale da stimolare per incuriosire, emozionare, coinvolgere anche fuori dal museo. In fondo, l’udito è l’unico senso che ci insegnano a educare sin da piccoli, quello che ci consente più di ogni altro di rapportarci con gli altri, e attraverso gli altri di far giungere al nostro cervello informazioni complesse.

L’arte che parla

Ora che stiamo scoprendo tutte le meraviglie del sonoro, e possediamo le tecnologie capaci dell’impensabile, è certo che non lo abbandoneremo più ma cercheremo di sfruttarlo in tutte le sue potenzialità. Siamo solo agli inizi, anche se la via è tracciata. Stiamo vivendo il momento più esaltante, quello in cui siamo consapevoli del potere del sonoro e lo stiamo sperimentando in ogni direzione.

Ecco perché noi di Archeostorie abbiamo accolto con entusiasmo l’invito di Patrizia Dragoni dell’Università di Macerata di organizzare assieme a lei il convegno L’arte che parla. Perché questo è il momento giusto per fare il punto su quanto sperimentato finora, e lanciare dei sassi negli stagni sonori del futuro. Abbiamo invitato grandi professionisti di ogni settore: la radio, i podcast, le audioguide, l’audio per i ciechi, le ambientazioni sonore e le identità sonore. Presenteranno progetti consolidati ed esperimenti arditi. Rifletteranno su ostacoli e potenzialità. Sarà insomma una grande giornata nel segno di Massimo Montella, economista della cultura che abbiamo amato proprio perché ha saputo essere al tempo stesso pragmatico e visionario. Che aspettate? Venite a vivere L’arte che parla assieme a noi.

Ecco il programma:

Arte che Parla

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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