C’è tempo ancora fino a fine giugno per ammirare A Happy Death, l’installazione che Peter Greenaway e la moglie Saskia Boddeke hanno ideato per il Museo archeologico virtuale di Ercolano. Se avete la possibilità, andateci! Ora l’ingresso è gratuito. E merita davvero.
È un’installazione potente. Colpisce, turba, fa riflettere. Come può una morte essere felice? Beh, se scegli dove morire, magari può esserlo. Greenaway vuole indagare, o almeno provarci.
Qualche forzatura
Forza un po’ quel che sappiamo della storia, e fa morire Agrippa, il genero e amico dell’imperatore Augusto, nella sua villa di Boscotrecase che dominava il golfo di Napoli. Un posto incantevole, indubbiamente. Anzi, immagina Agrippa proprio nella cosiddetta Stanza nera della villa che, in verità, dovrebbe essere stata decorata dopo la sua morte, e non prima.
Ma poco turba questa incongruenza. E poco turba anche la scelta della voce narrante, e cioè Plinio il Vecchio. Perché difficilmente immagineremmo Plinio ragionare in modo così pacato sulla morte, lui che fu sopraffatto dall’eruzione del Vesuvio quando era ancora nel pieno delle forze fisiche e intellettuali. Però sappiamo che a narrare è in realtà solo lui, Greenaway, benché nelle vesti di Plinio.
Vita e morte dei giulio-claudi
Nella prima stanza dell’installazione, Greenaway narra le vicende della famiglia giulio-claudia con particolare attenzione ai legami di sangue. Sangue origine della vita che lega tra loro genitori e figli, ma anche sangue versato quando la vita se ne va: pacatamente, racconta di ciascuno come nacque, quali difetti fisici aveva, e di quali delitti è stato mandante o vittima. La famiglia giulio-claudia, si sa, ha costruito sui delitti la propria storia.
Le sagome dei vari membri della famiglia sono sospese su di un lago rosso sangue. Ci dovevano essere anche dei tubi trasparenti a collegare col sangue le sagome tra di loro, ma il team del MAV, che ha fatto i salti mortali per esaudire le richieste di Greenaway e consorte, si è arreso di fronte a un’impresa così complicata. Comunque l’effetto è molto forte, grazie al contrasto tra la pacatezza della voce di Greenaway, la comicità delle sagome dai lui disegnate, e il rosso del sangue che dilaga.
A Happy Death
Nella seconda stanza, la Black Room ispirata a Boscotrecase, c’è solo lui, Greenaway, a ragionare di morte tra fatti storici, miti di morte e il Vesuvio che incombe. Il suo volto pare parlare dalle acque del fiume Stige, mentre Ade e Persefone sono spettatori silenti ma incombenti. Ade e Persefone, la vita e la morte uniti dall’amore. Sembrano aiutare Greenaway a parlare della morte pensando alla rinascita.
Si esce dalle due stanze confusi, perplessi forse. Incapaci di pensare qualcosa di definito ma con mille idee per la testa. E con la certezza di aver partecipato a qualcosa di unico.
Per questo merita andare. C’è ancora un po’ di tempo, e una gita a Ercolano è una scoperta continua. In questi giorni, poi, c’è ancora poca gente persino al Parco archeologico. Dopo Greenaway, potreste farvi una passeggiata e averlo quasi solo per voi. Vederlo come non l’avete mai visto, con tutta la calma che vorrete. Fidatevi: sarà incredibile. Magico.
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