Quest’anno il nostro racconto di Natale è all’insegna della festa, dell’allegria, della rottura di tutti gli schemi. Giorgia Cappelletti ci immerge nell’atmosfera dei Saturnalia, la festa romana del solstizio d’inverno. Per una settimana intera, in onore del dio Saturno che aveva insegnato agli uomini l’agricoltura, si stravolgeva ogni regola: nessuno lavorava e addirittura gli schiavi erano serviti dai loro padroni, si faceva festa abbandonando ogni inibizione, si andava per via mascherati, si facevano scherzi, ci si scambiava doni. Erano “i giorni più belli” come disse il poeta Catullo: un po’ Natale e un po’ Carnevale. Giorgia ce li racconta così.
Il sogno di Prisca
Le luci danzavano per la città come lucciole impazzite.
Anche i vicoli più malfamati della Suburra, dove si camminava solo a tentoni pregando per la propria vita, pullulavano di fiaccole e lanterne accese.
Adulti e ragazzi, uomini e donne, liberi e schiavi; pareva che tutta Roma si fosse riversata per strada. L’aria gelida di dicembre era carica degli odori della festa: fumo d’incenso, carne arrostita, resina profumata. Soltanto gli aristocratici se ne stavano chiusi nelle loro domus, a gustare lingue di fenicottero e mammelle di scrofa, e scambiarsi doni lussuosi con i loro ricchi amici.
Ma oggi non li invidio, pensò Prisca, sfiorando il collare di ferro che le stringeva il collo. Stasera Roma è mia quanto loro. Posso andare dove voglio, fare quello che voglio, dire quello che voglio.
Era salita sul tetto di un alto edificio della Suburra, e faceva vagare lo sguardo sulla distesa di tetti rossi che saliva e scendeva seguendo i colli, senza fine. Il marmo dei templi e il bronzo delle statue brillavano alla luce delle torce portate in processione.
Quella notte Roma si mostrava nella sua veste di regina del mondo. Così dovevano vederla gli dei, seduti sui loro troni in cima all’Olimpo…
Trasalì sentendo un tocco freddo sulla guancia. Alzò la testa e sgranò gli occhi.
L’aria notturna era piena di minuscoli fiocchi gelati. Prisca li vedeva turbinare nell’alone di luce delle torce. Si sentì allargare il cuore.
Neve a Roma! Quale prodigio più adatto alla notte dei Saturnalia?
Se gli dei le avevano concesso un dono come quello, ogni sogno diventava possibile. Anche la libertà…
0 commenti