Camillo Balossini, fotografo di rievocazione storica

10 Maggio 2021
La fotografia di rievocazione storica può farci capire meglio il passato? Lo abbiamo chiesto al fotografo Camillo Balossini

Può una macchina fotografica trasformarsi in una macchina del tempo, e farci immaginare di trovarci a un banchetto medievale? Pare proprio di si! Camillo Balossini, fotografo di rievocazione storica, spiega ad Archeostorie come la fotografia sa farci innamorare della storia in modo inconsueto. Il suo motto è infatti ‘tutta un’altra storia‘.

In cosa consiste l’unicità delle sue fotografie?

Al momento in Italia non ci sono altri fotografi che hanno scelto di specializzarsi sulla storia, e quindi in parte la mia ‘unicità’ sta proprio in questo. Viene però anche dalla mia passione per il racconto storico, nata per caso nel 2004 quando ho partecipato a un evento rievocativo a Novara. Poi l’esperienza maturata negli anni, collaborando anche con la rivista Focus Storia e l’editore Mondadori, mi ha portato a intendere la fotografia come un mezzo per accompagnare chi la osserva in un viaggio nel tempo.

Ci tengo molto a rappresentare ogni epoca in modo autentico: per esempio, per le pose dei rievocatori non mi ispiro alla fotografia di moda contemporanea perché non voglio ritrarre ‘persone travestite da…’ ma, piuttosto, persone totalmente immerse in quell’epoca storica.

Come organizza gli scatti con i rievocatori?

Per realizzare lavori di qualità mi rivolgo sempre a gruppi di rievocazione storica italiani che conosco da anni e che scelgo in base alla loro competenza sui periodi a cui sono interessato. Sono molto severo sulla correttezza filologica della scena rievocata, soprattutto quando realizzo scatti su commissione. Non avendo una formazione storica in senso accademico, frequento solo gruppi formati da persone qualificate – storici o archeologi – che danno valore ai progetti con le proprie conoscenze.

Dopo aver individuato il gruppo di rievocatori più adatto al periodo storico e all’argomento da rappresentare, affido loro la scelta della location. Prima di scattare, organizzo un breve briefing per definire i tempi, chiedendo loro di non distrarsi. Se il lavoro di preparazione è ben realizzato, in genere mi bastano un paio di scatti per ogni scena, e ottengo già le mie fotografie. Chi lavora con me sa che sono uno che corre, non ci sono tempi morti con me sul set!

Camillo Balossini fotografia

Nobili all’ora del tè (secolo XIX). Location: Castello di Govone (CN). Gruppo storico: Associazione Culturale Le Vie del Tempo. © Camillo Balossini

Quindi la rievocazione storica non è solo materia per le feste popolari e gli eventi turistici?

Certamente no! E’ sminuente pensare alla rievocazione solo come intrattenimento durante festival o sagre popolari. Molto probabilmente è nata in tali contesti, ma poi è diventata un vero e proprio modo di raccontare e insegnare la storia. Come dicevo prima, le associazioni che si dedicano alla rievocazione storica sono spesso composte anche da archeologi che la utilizzano per (far) vivere la storia.

Un bell’esempio di collaborazione tra rievocatori e istituzioni è l’Archeodromo di Poggibonsi (SI), nato da un progetto dell’Università di Siena e con il quale ho avuto la fortuna di lavorare come fotografo. Si tratta di un caso veramente unico nel panorama italiano per l’utilizzo combinato della rievocazione storica e dell’archeologia sperimentale: un esempio a cui ispirarsi.

La sua e dunque fotografia al servizio della comunicazione storica. Quali sono le potenzialità di queste immagini?

Sicuramente la fotografia storica è molto utile per la didattica perché permette di imparare in modo rapido e diretto. Davanti a una fotografia storica ben fatta, chiunque si sente catapultato nel passato. Ora, per esempio, sto realizzando un progetto sulla cucina medievale. Ho infatti riscontrato interesse da parte vari gruppi rievocativi su questo tema, e penso che sarà interessante comunicare questi aspetti di cultura medievale con la fotografia. Perché i rievocatori non solo cucinano le ricette medievali, ma se le mangiano! Ecco, vorrei raccontare la storia con questa carica di coinvolgimento: portando le persone a innamorarsene grazie a fotografie di scene così.

Credo però che questo potere delle immagini sia una risorsa da sfruttare anche in ambito turistico o di valorizzazione del patrimonio culturale. Penso spesso alle innumerevoli dimore storiche italiane: castelli, ville, palazzi… Il turista che vede quelle architetture nuovamente ‘vissute’ da personaggi ‘dell’epoca’, ne avrà un’impressione sicuramente più ricca e coinvolgente. L’aspetto importante, che ci tengo a sottolineare, è che le fotografie storiche non vengano realizzate con superficialità ma con competenza e coinvolgimento di esperti.

Autore

  • Anita Membrini

    Storica dell'arte con una grande passione per la narrazione del patrimonio culturale. Esplora il mondo dell'arte e dei suoi protagonisti e cerca il linguaggio migliore per raccontarlo ad adulti e bambini. Non solo nelle sale di un museo ma anche nel mondo digitale. La sua proverbiale curiosità (e gli anni di scoutismo!) la portano spesso a mettere lo zaino in spalla, cartina alla mano e macchina fotografica per andare alla scoperta di luoghi ricchi di storia e bellezza.

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2 Commenti

  1. MARCO DE DONNO

    Non so se mi avete convinto che una apparecchiatura fotografica possa trasformarsi in una macchina del tempo aiutando il pubblico a capire meglio contesti del passato, però due cose mi sento di dirle: che in presenza di tanto elevata attenzione al dettaglio si sviluppa sicuramente una miglior comprensione delle epoche rappresentate come minimo da parte di chi collabora al progetto e che in ogni caso il risultato è di una bellezza da lasciare la bocca aperta. Bravi!

    Segnalatene ancora, magari anche con qualche notazione tecnica fotografica, se si può.

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    • retro

      Grazie. Lo faremo senz’altro

      Rispondi

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