“Un giorno io e te lavoreremo insieme… ma a un progetto nostro!”
Ce lo siamo dette un po’ stizzite e un po’ ridendo del nostro prenderci così sul serio mentre sorseggiavamo uno spritz in campo Santa Margherita a Venezia, luogo di ritrovo per tanti universitari che, dopo una giornata di lezioni o di studio in biblioteca, vogliono fare quattro chiacchiere e bere un aperitivo in compagnia. Noi eravamo appena uscite dall’Università Ca’ Foscari che entrambe frequentavamo. Non ci conoscevamo ancora bene, ma i nostri percorsi di studio ci avevano portato a collaborare per alcuni progetti di archeologia e avevamo capito in fretta che qualcosa ci accomunava.
Quel giorno ci eravamo infastidite per alcune frasi sentite da altri studenti del nostro corso: c’erano in loro poco entusiasmo e troppa rassegnazione. Così abbiamo pensato: “a che serve allora questo titolo di studio se la pensiamo già così ora? Tanto vale non andare nemmeno avanti”.
Archeologia: una strada in salita
Laurearsi in archeologia non è facile. Non tanto (o non solo!) per le materie di studio. Piuttosto perché non è semplice capire quale strada intraprendere per applicare concretamente ciò che si è imparato. Per farlo diventare, insomma, una professione. Se trovare un lavoro al giorno d’oggi è abbastanza complesso nella maggior parte dei settori, sicuramente per chi ha studiato materie umanistiche lo è ancora di più.
Ma noi avevamo un obiettivo: riuscire a lavorare nel campo dell’archeologia e, soprattutto, a condizioni e con modalità in linea con quello in cui credevamo… dovevamo ‘solo’ capire come!
Così, una volta terminato il nostro percorso di studi, per cercare di orientarci in questo mare magnum abbiamo deciso di provare una serie di esperienze diverse, frequentando master e summer school, partecipando a scavi universitari di ricerca e in cantieri di emergenza, effettuando stage in uffici pubblici, lavorando in musei.
Il caso ha voluto, poi, che anni dopo quell’aperitivo ci ritrovassimo a collaborare per realizzare attività didattiche dentro e fuori dai musei, lavorando con alcune realtà già attive da molti anni in Veneto. Abbiamo avuto modo, così, di sperimentare insieme cosa volesse dire raccontare a tutti, nei modi più diversi e attraverso differenti modalità, l’affascinante mondo dell’archeologia.
Importanza della comunicazione in archeologia
Quest’esperienza, assieme alla scoperta di tanti importanti progetti sparsi per l’Italia (tra cui Archeostorie, ovviamente!), ci è servita per capire che ‘archeologia’ non vuol dire solo scavo o ricerca e, soprattutto, che la comunicazione è uno degli aspetti imprescindibili dell’essere archeologo, perché ciò di cui ci occupiamo va oltre le teorie e le classificazioni: si tratta, infatti, di un patrimonio comune.
Questa consapevolezza è stata fondamentale per maturare finalmente l’idea di ciò che volevamo veramente fare, ossia intraprendere una strada nostra avviando un progetto nel quale riversare esperienze, idee, passione ed entusiasmo e che potesse distinguersi da quanto già c’era.
È nata VALE!
Così qualche mese fa è nata la nostra associazione, VALE, un nome breve che è acronimo di Valorizzazione ArcheoLogia Eventi, ma è anche un termine antico e benaugurate, il più famoso dei saluti latini: ‘stammi bene!’. La convinzione alla base del nostro progetto è che il nostro settore, e più in generale il mondo dei beni culturali, non sia qualcosa di statico e immobile ma, al contrario, un campo vivo e in evoluzione che si adatta e cambia insieme alla nostra società.
A noi si è unito un terzo archeologo che, pur lavorando già in una ditta di scavo, si è sempre occupato anche di didattica e, in particolare, di archeologia sperimentale. Il nostro gruppo è ancora in fase di ampliamento e per il futuro intendiamo coinvolgere non solo altri professionisti dei beni culturali, ma anche giovani operanti in settori diversi, affinché tutti possano contribuire con le proprie competenze.
Prime esperienze a Borgoricco
In questi primi mesi le nostre attività sono state legate soprattutto al Museo della Centuriazione Romana di Borgoricco, un piccolo comune in provincia di Padova, immerso in un territorio tra terra e acqua, modellato da un’importante azione di sistemazione agraria: la ‘centuriazione’, appunto.
Per questo Museo civico, attento all’aspetto divulgativo e didattico, ci siamo occupati dell’organizzazione di eventi, aderendo in molti casi a iniziative nazionali, come le prime domeniche del mese, le Invasioni digitali e il F@Mu – Famiglie al museo: giornate significative per coinvolgere la comunità accompagnandola alla riscoperta del proprio territorio, ruolo proprio di un ‘piccolo museo’. E precisamente alla Prima giornata nazionale dei Piccoli musei, che si terrà il 18 giugno prossimo, ci stiamo preparando per accogliere grandi e piccoli visitatori.
Le chiavi di una didattica di successo
Per quest’anno scolastico abbiamo inoltre curato una parte dell’offerta didattica: ci siamo in particolare dedicati alle scuole secondarie di secondo grado (le nostre ‘superiori’!). Chiunque abbia avuto a che fare con un adolescente immaginerà quali possano essere le difficoltà che si prospettano a chi deve accompagnare una scolaresca in museo: ragazzi svogliati, maldisposti nei confronti di tutto ciò che è ‘culturale’, con sguardo chino sugli smartphone e fare un po’ sfrontato. Ebbene no! O meglio, in qualche caso forse sì, ma la nostra esperienza sinora ci ha fatto ricredere, dimostrandoci che in questi casi il nostro atteggiamento riveste una parte essenziale: ancor prima di ciò che diciamo – che deve essere corretto e sufficientemente complesso, pena la perdita di credibilità dei nostri giovani giudici! -, è fondamentale come lo diciamo e quanto riusciamo a entrare in empatia con il nostro pubblico. Coinvolgerli, dar loro fiducia, entrare nelle loro dinamiche di gruppo, porsi come modello positivo: queste le chiavi per una visita di successo!
Quanta fatica, però: bisogna essere un po’ insegnanti, un po’ funamboli, un po’ archeologi, un po’ psicologi e tanto altro! Tutto ciò ci ha fatto comprendere quanto siano importanti lo studio, la serietà e la preparazione: non ci si può improvvisare, bisogna fare un continuo lavoro di ricerca e apprendimento, nonché chiedere un feedback, accettando note positive e negative, per migliorare continuamente.
Storia del paesaggio
Quali sono le nostre attività? La nostra idea di didattica è quella di dare spazio non solo al racconto dei reperti archeologici o dell’attività di scavo, ma spaziare sulla scoperta del paesaggio, di come esso sia variato e come nasconda tracce di un passato che lo ha modificato, spesso invisibili a chi lo ha sotto gli occhi tutti i giorni.
Per fare ciò pensiamo sia necessario aprirsi a realtà anche molto diverse dalla nostra. Proprio questo ci ha portato alla collaborazione con un’azienda biologica del territorio di Borgoricco, attenta al recupero di tecniche tradizionali ed ecocompatibili, con la quale abbiamo creato un progetto di alternanza scuola-lavoro che ha coniugato storia, archeologia, paesaggio, sviluppo economico sostenibile e turismo culturale. I ragazzi, dopo un excursus sulla storia del territorio dall’epoca preistorica all’età moderna, ideato utilizzando fonti di varia tipologia e grazie al confronto con le evidenze moderne, hanno visitato l’azienda, comprendendone non solo il funzionamento, ma anche come si inserisce all’interno del territorio, creando valore per il prodotto venduto. Poi abbiamo realizzato due laboratori, uno sulla creazione di itinerari turistici e uno sulla redazione di un’ipotesi di business plan per l’apertura di una start-up legata al turismo culturale.
È stato un progetto complesso con un obiettivo ambizioso: è sicuramente passibile di miglioramenti, ma costituisce un primo passo per quello che crediamo possa diventare una solida proposta didattica, stimolante e costruttiva.
Welcome to the dig!
I nostri rispettivi percorsi ci hanno portato, inoltre, a continuare una collaborazione con l’Università Ca’ Foscari. Per questo abbiamo sentito la forte necessità di presentare ai professori la nostra visione di archeologia e di fornire a colleghi, e soprattutto agli studenti, spunti per una riflessione su quello che pensiamo sarà il futuro della nostra disciplina. Ad aprile si è svolto così Welcome to the dig!, una tavola rotonda sulle strategie e le nuove professioni legate all’archeologia pubblica, a cui sono stati invitati a partecipare diversi membri del team di Archeostorie (tra cui, a moderare, la direttrice Cinzia Dal Maso). Il tema è stato accolto in maniera entusiasta dal numeroso e attento pubblico intervenuto nell’aula magna di Ca’ Dolfin.
Altino: archeologia e cittadini
Per il futuro stiamo intraprendendo un (lungo!) percorso, che riguarderà un sito archeologico straordinario che si trova nelle immediate vicinanze di Venezia: Altino.
Con Alla ricerca di Altinum, progetto collegato con le ricerche della cattedra di Archeologia classica di Ca’ Foscari, vorremmo porre le basi per creare o rafforzare i legami tra Museo e area archeologica da un lato, e comunità locale dall’altro, grazie a un riavvicinamento e a una riappropriazione degli spazi da parte dei cittadini altinati. Questo per noi è il primo imprescindibile tassello che potrà portare a una migliore fruizione e valorizzazione del sito, nell’ottica di un futuro proiettato verso un turismo sostenibile che riguardi non solo i grandi poli di attrazione, ma anche questi gioielli meno conosciuti ma dalle grandissime potenzialità. Dei risultati di questo progetto speriamo di potervi parlare al più presto!
Sara Ganzaroli
Fiorenza Bortolami
Contatti:
www.archeovale.it
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