Notice: Function _load_textdomain_just_in_time was called incorrectly. Translation loading for the expand-divi domain was triggered too early. This is usually an indicator for some code in the plugin or theme running too early. Translations should be loaded at the init action or later. Please see Debugging in WordPress for more information. (This message was added in version 6.7.0.) in /home/archeostgw/www/wp-includes/functions.php on line 6121
Yococu: giovani caterpillar del restauro. E non solo

Yococu: giovani caterpillar del restauro. E non solo

30 Maggio 2018
Yococu sta per Youth in Conservation of Cultural Heritage, un’associazione di giovani restauratori dove tutto è possibile. E lo hanno dimostrato nei giorni scorsi a Matera

Yococu: bel nome vero? Sta per Youth in Conservation of Cultural Heritage e da otto anni riunisce giovani restauratori da tutto il mondo. Quest’anno a Matera erano tantissimi: “da tutti i continenti – dicono trionfanti – persino da Macao!”.

Sono dinamici ed entusiasti. Si scambiano tecnologie e idee, facendo tutto in economia e con tanta fantasia. Anche nei particolari: il badge del convegno in carta riciclata, lo zainetto nei colori fluo. Ma poi organizzano corsi, fondano premi per giovani ricercatori, restaurano persino la street art e diffondono la loro scienza nelle scuole e nelle carceri.

Yococu: non solo restauro

“Quasi non sembrano restauratori” ho pensato tra me e me. Beh sì lo ammetto: anche se ammiro sinceramente chi lavora per recuperare i manufatti del passato, li ho sempre visti come vestali dedite a conservare il sacro fuoco dell’antico. Ancora troppo positivisticamente ancorati alla fiducia nel potere della scienza di regalare gioventù eterna a tutto, persino alle pietre.

“Ma non è accanimento terapeutico?” mi sono trovata a esclamare di fronte a una relazione sulla conservazione delle pitture rupestri. Non si esagera, a volte, senza pensare che si può solo ritardare un processo inarrestabile? E che forse i fondi pubblici si potrebbero impiegare meglio in altro?

Yococu però si sta impegnando anche in questo. Sta diffondendo la cultura del restauro nelle scuole e tra i cittadini. Vuole creare cittadini consapevoli che possano decidere poi loro stessi come indirizzare la ricerca. Anche a Matera il Cultural Heritage Lab era dedicato proprio al coinvolgimento dei cittadini. Questa è la vera società della conoscenza a cui tutti tendiamo. Anche Yococu è dei nostri. Ed è bello.

Il logo di Yococu

Il logo di Yococu

Musei inclusivi

Così come è bello che dei restauratori abbiano scelto di dedicare il loro dibattito inaugurale al futuro dei musei: Inclusive museums for sharing culture era il titolo. Sono stata chiamata a moderarlo. E pur nel poco tempo disponibile, devo dire che i relatori non si sono risparmiati.

Oggi si parla tanto di partecipazione dei cittadini alla vita dei musei, ma come attuarla davvero? Come far sì che siano veramente inclusivi? I numeri non sono dalla nostra parte: sempre meno persone visitano i musei. E se i musei sono specchio della società come si dice, com’è possibile che siano anche quel ‘porto sicuro’ e neutrale dove sperimentare l’interculturalità? Non raccolgono anche loro, al loro interno, tutti i problemi e le contraddizioni della nostra società?

C’è stata battaglia tra Stefano De Caro, già direttore Iccrom, e Alberto Garlandini, vice presidente internazionale Icom. Tra chi diceva che i musei sono da sempre ‘instrumentum regni’, e chi difendeva il ruolo sociale specie dei piccoli musei locali. Con incursioni di Marta Ragozzino, direttore del Polo museale della Basilicata, e Vania Virgili dell’Infn.

E che dire poi di tutti quegli artisti contemporanei che hanno oramai sviluppato un’allergia per la parola museo, e non si riconoscono più tra le sue mura? Che vogliono andare concretamente incontro alla gente e tra la gente? Cosa rimane dell’idea di museo fuori dal museo?

L’ho chiesto a Diavù, street artist fondatore del Progetto M.U.Ro., Museo di Urban Art di Roma. Rimane l’arte al servizio della società, immersa totalmente nel quotidiano. Un lavoro faticosissimo, a volte anche vittima di vandalismo o fautore di gentrification, ma capace davvero di cambiare in meglio le nostre città e svegliare le coscienze.

E i restauratori cos’hanno detto? Francesca Alberghina dell’Aiar, l’Associazione italiana di archeometria, ha parlato di molte idee per avvicinare i cittadini alle tecnologie. Persino di un premio che sarà bandito a breve, per progetti che all’interno di musei e aree archeologiche spieghino ai visitatori quanto le tecnologie hanno contribuito alla conoscenza e conservazione di singoli manufatti. Progetti destinati a diventare permanenti nei musei. Bella idea!

Citizen science?

E quanto a progetti di citizen science, cosa si sta facendo? Certo, avendo a che fare con strumentazioni delicate e manufatti antichi ancor più delicati, coinvolgere un profano non è semplice. Ma si può e si deve provare a inventare qualcosa, no? Perché chi tocca la ricerca con mano, ne comprende il valore come nessun altro.

Qui i restauratori mi sono parsi un po’ più traballanti. Eppure sono gente di scienza che, per definizione, è più all’avanguardia rispetto agli ‘umanisti’. Ma forse l’idea giusta non è ancora venuta. Forza Yococu, non può che venire da te!

Non conoscevo prima Yococu e perciò non sapevo cosa attendermi dal soggiorno materano. Però mi è subito piaciuto quel nome bello e buffo. E a Matera ho respirato una ventata di aria fresca. Ho respirato voglia di novità e di guardare avanti. Voglia di fantasia e di inventare sempre cose nuove.

Ho sconfitto il mio pregiudizio: i restauratori mi hanno stupito. E hanno due caterpillar al comando: Andrea Macchia e Laura Rivaroli, presidente e vicepresidente. Sono fantastici: hanno gli occhi che brillano di entusiasmo. E con l’entusiasmo, si sa, nulla è impossibile.

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

    Visualizza tutti gli articoli

Condividi l’articolo sui social

Lascia un commento

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *