Come fare didattica sulla preistoria: la formula di PastActivity

6 Novembre 2017
Il racconto in prima persona di un’esperienza di didattica delle preistoria al Museo di Villanova di Castenaso. Così è nato il format di PastActivity

Quando ho saputo di poter tornare in territorio bolognese per un’attività rivolta ai bambini, l’entusiasmo e l’emozione erano alle stelle. Eppure è il mio lavoro da anni, quello di divulgare la preistoria. Ma lì ho lavorato tempo fa, ho tanti amici e in fondo sono rimasto profondamente legato a quella città di cui ho sempre amato lo spirito vivace e accogliente.

A tu per tu con la preistoria

L’invito mi è arrivato dal MUV, il Museo della civiltà villanoviana a Villanova di Castenaso, dove sono conservati i primi reperti rinvenuti della civiltà che prende il nome dal centro. L’opportunità è coincisa col mese che il Museo ha dedicato alla preistoria. Già, la preistoria, mica poco. Stiamo parlando del periodo più lungo della nostra storia umana, di cui per giunta sappiamo meno.

Ho subito pensato: Che faccio? Gliela racconto tutta? Meglio di no, non amo mescolare tutto e pescare a caso dal calderone delle conoscenze. Così ho pensato che fosse meglio approfondire un argomento ben preciso: l’ultima glaciazione. Il titolo presto era fatto: Breve corso di sopravvivenza a un’era glaciale per piccoli cacciatori di mammuth.

Cosa facevano gli uomini durante l’ultima era glaciale e come sopravvivevano in ambienti ostili? Quali risorse usavano? Erano diversi da noi? Erano soli? E gli animali? Sono queste alcune delle domande che dovevano trovare risposta alla fine della giornata. E tanti altri interrogativi avrei voluto suscitare nei bambini e nei loro accompagnatori.

Giovanni_Virruso_PastActivity

Giovanni Virruso di PastActivity insegna ai bambini a scheggiare la selce

Capire la profondità del tempo

Una volta arrivato, ho avuto giusto il tempo di preparare gli spazi e metter giù pietre e pelli che arrivava l’ora di affrontare la piccola tribù di bambini che mi aspettavano con impazienza. Così abbiamo cominciato coll’acquisire consapevolezza del tempo, a capire quanto fosse piccola e vicina a noi l’ultima glaciazione rispetto a tutta la storia degli ominidi che hanno passeggiato, più o meno bipedi, sulla terra.

Un tassello di un immenso puzzle storico, per giunta molto più vicino a noi che alla prima scimmia bipede vissuta intorno a quei 7 milioni di anni fa che avevo riprodotto con 7 metri di linea temporale. I miei ospiti avranno pensato: ma come, siamo qui a parlare di preistoria, di primi uomini, di cacciatori nomadi, di Paleolitico, e ci allontaniamo di soli 20 centimetri da oggi? E prima di allora?

Beh, prima scheggiavano in maniera meno efficiente, e più indietro ancora per un sacco di tempo non hanno fatto proprio nulla. Cioè, in realtà non lo sappiamo, perché noi spesso giudichiamo queste umanità in base a ciò che rimane. E vi assicuro che è poco, perché praticamente tutto ciò che utilizzavano era facilmente deperibile.

Storie incise nella selce

Ma la selce no, è davvero dura da smaltire ed è imputrescibile: la selce è per sempre. La selce ci racconta storie di uomini diversi che nel tempo l’hanno lavorata in tanti modi diversi, sostanzialmente con la stessa finalità: quella di ottenere strumenti efficaci alla propria sopravvivenza.

Impariamo a riconoscerla insieme: la sua origine marina, il suono metallico di una lunga lama, i colori variegati, la durezza, la fragilità e soprattutto l’efficacia nel tagliare pelli dure e una piccola ciocca di capelli del piccolo Brian che ha offerto con spirito impavido la propria chioma per una spuntata.  In pratica tante istruzioni per l’uso della tecnologia della pietra scheggiata, la più longeva della storia dell’uomo: ben 2,5 milioni di anni!

Presto però sento chiedermi: “come sopravvissero gli uomini in una Europa invasa dai ghiacci?”. Semplice: usavano le pelli degli animali cacciati che conciavano sempre con selci, che in questo caso dovevano essere trasformate in strumenti non taglienti. Ma dovevano anche cercare rifugi naturali ben riparati o costruirsene uno stagionale, e poi c’era il fuoco per scaldarsi.

Accanto a questo tenevano materie e oggetti davvero insoliti ai nostri occhi: cera, ossa, conchiglie, terre colorate, pelli, palchi e legni spesso frutto di scambi. Questi testimoniano come uomini e cose viaggiavano in lungo e in largo.

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Giovanni Virruso incanta grandi e piccini con le sue storie sulla preistoria

Il miracolo del fuoco

Quella lì per terra invece è pirite e serve a fare il fuoco, che nel pieno Paleolitico maneggiavamo con perizia già da migliaia e migliaia di anni. Così abbiamo provato a farlo, il fuoco (sempre col timore che scattasse l’allarme); dopo colpi sicuri sul minerale si sprigionavano minuscole goccioline di ferro incandescente che si alimentavano di un fungo secco sbriciolato, producendo una brace che presto con l’aiuto del soffio di tutti abbiamo trasferito in un nido secco che si tramutava in una torcia accesa.

Facile immaginare bambini ormai distratti da tutte queste informazioni, e invece no. Tutti pronti a truccarsi per far parte della tribù e costruire il proprio coltellino di selce, che hanno realizzato scheggiando una scheggia resa inoffensiva, immanicandola poi con mastice naturale e decorandola con un cordino in fibre vegetali.

Nascono i Quaderni di PastActivity

A questo punto non rimaneva che trovare la formula giusta per arricchire e completare l’esperienza. Così insieme a Laura Danile, la mia socia in PastActivity con la quale ormai condividiamo un ufficio virtuale attraverso Skype, abbiamo pensato di formulare un contenuto nuovo da integrare al racconto e al laboratorio: poche pagine da leggere, accompagnate da disegni elaborati da noi stessi al Pc.

Confrontandoci e parlando è nata così l’idea dei Quaderni di PastActivity. Il primo libricino è dedicato all’Era Glaciale, approfondisce i temi trattati quel giorno al MUV, ha tanti disegni colorati da ritagliare e brevi testi che parlano di ambienti gelidi, artisti delle caverne e mammuth.

I bambini hanno apprezzato talmente il regalo che già lo sfogliavano tornando verso casa. Così abbiamo pensato di trasformare la formula ‘laboratorio + libro’ in un format da adottare in futuro.

Adesso non ci rimane che completare l’opera e ideare nuovi libri per le prossime avventure che ci aspettano. Non solo di preistoria, ma vogliamo parlare tanto di Greci, Romani e tante altre storie del passato con le nostre attività e i nostri Quaderni. Siamo pronti a trasportare adulti e bambini a spasso nel tempo e in giro per l’Italia intera.

Autore

  • Giovanni Virruso

    Archeologo preistorico che ama raccontare storie del passato. Crede fortemente nell’importanza di una corretta e scrupolosa divulgazione scientifica anche attraverso forme emotive e immersive. Ha cominciato la sua avventura da mediatore culturale tra le incisioni rupestri della Valcamonica, e poi ha continuato al Museo Donini di San Lazzaro di Savena dove ha potuto scheggiare tonnellate di selce e modellare decine di vasi in argilla. Attualmente lavora al Muse, il Museo delle scienze di Trento, dove le sue esperienze archeologiche sono contaminate dai più disparati saperi scientifici. Inoltre con Laura Danile ha fondato l’associazione PastActivity per sviluppare attività innovative dedicate alla divulgazione della storia. Ha un sogno: tornare a lavorare in Sicilia.

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