Vi racconto il museo archeologico dei bambini di San Pier d’Isonzo

25 Gennaio 2017
Un museo archeologico fatto tutto dai bambini per i bambini, che insegna molto anche agli adulti: la straordinaria storia del MAB di San Pier d’Isonzo.

Sono Chiara e sono archeologa da sempre: è una passione che mi accompagna da quando ero ragazzina. Sono una di quelle che da ragazzina diceva che da grande avrebbe fatto l’archeologa, e poi l’ha fatto davvero!

Sono un’archeologa libero-professionista, ossia mi occupo di archeologia a 360 gradi: di archeologia preventiva (prevalentemente), di scavi (ultimamente pochi), dello studio e catalogazione dei materiali, ma soprattutto della didattica dell’archeologia nei Musei e nelle scuole.

Assieme alle amiche di Archeoscuola ideiamo e organizziamo da più di dieci anni laboratori sull’archeologia al Museo archeologico nazionale di Cividale, al Museo della laguna di Marano e al MAB, ossia il Museo Archeologico dei Bambini di San Pier d’Isonzo ( www.facebook.com/Archeoscuola-1384110018486144/). Ed è proprio di questo museo che vi voglio parlare in modo particolare.

Un Museo Archeologico dei Bambini: cosa vuol dire?

E’ un Museo vero e proprio in cui sono esposti reperti archeologici soprattutto di epoca romana provenienti dal territorio di questo piccolo comune in provincia di Gorizia (se volete conoscerlo meglio potete visitare il sito web). Ma non è un museo come gli altri perché è stato ideato e allestito insieme ai bambini della scuola primaria del paese.
Quando ormai vent’anni fa mi sono trovata a catalogare i reperti provenienti dalle ricognizioni nel territorio di San Pier d’Isonzo, mi è venuta l’idea che si potevano esporre in un museo e che l’eccezionalità di questo museo sarebbe stata determinata non tanto dalla tipologia dei reperti (piuttosto comuni nei siti rurali di epoca romana), ma dal modo in cui sarebbero stati esposti, ossia “a misura di bambino.” La proposta è stata subito accolta con entusiasmo sia dal Comune, che ha messo a disposizione un piccolo ambiente nell’edificio della biblioteca e un po’ di fondi per acquistare le vetrine, sia dalle insegnanti della scuola primaria con cui abbiamo affrontato il lungo percorso che ci ha portato nel 2012 all’inaugurazione del MAB.

Durante questo percorso i bambini (soprattutto quelli di quinta) si sono trovati a progettare gli spazi del museo, ad allestire le vetrine, a preparare pannelli con le spiegazioni, didascalie e schede di approfondimento, a produrre copie di ceramiche antiche; hanno anche visitato alcuni musei archeologici della Regione per vedere in quale modo vengono esposti i reperti, e per osservare se tali musei sono stati pensati anche per soddisfare le esigenze dei più piccoli.
Per esempio è venuta proprio dai bambini l’idea di non utilizzare lo spazio più in alto delle vetrine perché i più piccoli non riuscirebbero a vedere i reperti. E per andare incontro a questa loro esigenza abbiamo pensato di dotare il museo delle scalette dell’Ikea (avete presente quelle che servono perché i bambini riescano a raggiungere il lavandino per lavarsi denti e mani?), che nel nostro museo aiutano anche i più piccoli a osservare bene i ‘sassi’ (così a volte li definiscono) esposti.
Ogni anno è stata costruita una piccola parte del Museo e, nonostante sia stato aperto al pubblico nel 2012, il MAB non è ancora ‘finito.’ Sì perché cerchiamo di aggiungere sempre qualcosa di nuovo, che siano delle ulteriori schede di approfondimento sui reperti, che siano delle ricostruzioni, come quelle dei forni per la ceramica, che siano i risultati delle sperimentazioni di tecniche antiche, come il pannello con le rielaborazioni del mosaico greco.

Nella scuola primaria di San Pier d’Isonzo l’archeologa Chiara, che nel frattempo è diventata ufficialmente la ‘conservatrice’ del MAB, è un’insegnante che regolarmente tiene delle lezioni e dei laboratori: di solito i bambini mi cominciano a conoscere dall’ultimo anno della scuola materna, o dalla prima classe della primaria quando vengono organizzate le prime visite al museo attraverso delle attività di gioco senza alcun riferimento al periodo storico dei reperti. In seconda si inizia a ‘lavorare’ insieme, magari allestendo, come abbiamo fatto l’anno scorso, il museo di ogni bambino con gli oggetti della sua infanzia o comunque con i giochi, i vestiti… a lui più cari.
Poi, dalla terza, si comincia a ‘fare sul serio’ approfondendo innanzitutto come si svolge il mestiere dell’archeologo attraverso lo scavo simulato, e ragionando su ciò che l’archeologo può trovare o meno sotto terra (provando a seppellire una selezione di oggetti di vari materiali, e diseppellendola un anno dopo).

La presenza in Museo di una macina di epoca romana ci dà la possibilità, soprattutto con i bambini di quarta, di affrontare il tema della coltivazione dei cereali nell’antichità (che ogni tanto proviamo a seminare davvero) e della loro macinazione attraverso due riproduzioni di macina a sella preistorica e di macina rotatoria. Non vi racconto la meraviglia dei bambini quando vedono, dopo grande fatica, i chicchi trasformarsi in farina!
In quinta ci dedichiamo, naturalmente, all’epoca romana affrontando aspetti diversi della vita quotidiana soprattutto nella campagna, ossia nell’ambiente in cui anche i bambini di San Pier d’Isonzo vivono (le famiglie di alcuni di loro lavorano in aziende agricole e vinicole della zona, e quindi riusciamo anche a fare delle belle similitudini con le attività in cui i nostri piccoli amici vedono impegnati i loro nonni o genitori).

Una sperimentazione che si rinnova anno dopo anno e non finisce mai

E’ bellissimo incontrare questi bambini non una volta soltanto, come succede la maggior parte delle volte quando ci si occupa della didattica nei musei, ma in varie occasioni durante l’anno scolastico e per più anni.
Li si vede crescere, passare dalla totale inconsapevolezza nei confronti della storia e delle sue problematiche, alla grande curiosità nel momento in cui iniziano finalmente a studiare sui libri i tanto amati dinosauri, fino a quando si affrontano insieme a loro periodi storici complessi e si cerca di renderli più semplici e accattivanti attraverso giochi e ricostruzioni, ma soprattutto attraverso la sperimentazione delle tecniche antiche. Ed è anche divertente andare a esplorare assieme i resti archeologici presenti nel territorio (e spesso, per  raggiungerli, i bambini conoscono meglio di me le strade più brevi!).
E poi, grazie al mio ruolo di ‘conservatrice’ del MAB, collaboro con una ceramista, Paola Masetti, e mi sbizzarrisco con lei nel pensare i progetti più originali che mettano in collegamento archeologia e ceramica. Infatti questi bambini hanno la fortuna di avere, annesso alla scuola, un vero e proprio laboratorio di ceramica tutto per loro.
Con Paola ogni anno ideiamo progetti in cui unire ceramica e archeologia: a volte pensando all’evoluzione dei vasi, delle loro decorazioni e forme nell’antichità; altre volte, come quest’anno, cercando di approfondire il modo in cui gli antichi utilizzavano l’argilla ‘per non fare i vasi,’ ossia per decorare; altre volte ancora facendo comprendere ai bambini l’evoluzione dei forni per ceramica attraverso la ricostruzione di piccoli modelli in terracotta, e così via.
E’ un’esperienza ricca di insegnamento per entrambe: io imparo i segreti dell’arte ceramica e comprendo finalmente il perché di certe caratteristiche che in genere osservo sui frammenti di ceramica rinvenuti negli scavi, mentre Paola scopre aspetti meno conosciuti della lavorazione dell’argilla nell’antichità e sperimenta un modo differente di impiegare tecniche a lei già conosciute.

Un Museo dei Bambini che insegna molto anche ai grandi

Il Museo Archeologico dei Bambini è uno spazio piuttosto piccolo, e proprio in questo periodo stiamo pensando di spostarlo in un ambiente più ampio e più adatto al tipo di attività che vengono svolte al suo interno. Nonostante le sue ridotte dimensioni, però, è stato capace di ospitare la giornata delle Famiglie al museo, di organizzare conferenze con archeologi e altri esperti della Regione, di proporre un percorso tra libri e archeologia con la biblioteca comunale, di interagire con esponenti dell’arte musiva contemporanea per la creazione di un’opera rimasta a decorazione della scuola.
In più abbiamo la sensazione che, attraverso un Museo archeologico creato dai bambini per i bambini, stiamo riuscendo a raggiungere di più anche gli adulti. Infatti molti genitori o nonni scoprono la storia del loro territorio proprio attraverso i laboratori organizzati dal MAB per i bambini, meravigliandosi spesso che vicino a casa loro siano stati trovati i resti di una villa romana, e stupendosi, ancora più spesso, della grande perizia che avevano gli antichi nel realizzare gli oggetti che impiegavano nella vita quotidiana. Forse per noi questa è l’archeologia pubblica, ossia creare, assieme agli insegnanti della scuola e ai bambini, un circuito virtuoso in cui la conoscenza storico-archeologica si trasmette e si acquisisce attraverso modalità e con strumenti ogni volta diversi, e in cui tutti quelli che partecipano a tale circuito sono parti attive di esso.

Il MAB ha un rapporto privilegiato con i bambini della scuola primaria di San Pier d’Isonzo che ne sono i principali fruitori, oltre che i promotori. Tuttavia da quando è stato inaugurato, il Museo ospita naturalmente anche le altre scuole del territorio che vengono a imparare come si svolge lo scavo archeologico, a sperimentare la macinazione, o a ricostruire le fibule romane. E vi assicuro che destano sempre molto scalpore, in un paese di circa duemila abitanti, i pullman fermi davanti al Museo!

Museo Archeologico dei Bambini

Orari di apertura: martedì dalle 16.00 alle 18.00 rivolgendosi ai volontari dell’Auser.
Il primo venerdì del mese alle 10.30 visita guidata gratuita su prenotazione tel. 0481.708028
Per altri appuntamenti (scuole o gruppi) info al tel. 0481.708028

Chiara Magrini

Foto

Mi sono laureata all’Università di Trieste, ma poi ho frequentato per il Dottorato di ricerca e per la Scuola di Specializzazione sia l’Università la Sapienza di Roma che l’Università di Pisa.
Come tutti gli archeologi libero professionisti lavoro sugli scavi, ma non solo… Potete vedermi più spesso sui cantieri a fare sorveglianza, ma per fortuna ogni tanto riesco a dedicarmi ancora alla ricerca soprattutto sul periodo tardoantico/altomedievale, la mia vera passione!
Con “Archeoscuola” mi occupo di didattica dell’archeologia da oltre 10 anni e ho fatto scoprire e conoscere l’archeologia a bambini di tutta la regione: dalla Carnia al mare, da Cividale al Tagliamento.
Oltre all’archeologia ho altre due grandi passioni: i miei figli e la danza contemporanea che pratico solo da quando sono grande e che mi permette di esprimere quello che sono anche con il corpo.

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