Tutte le storie della stella di Natale

12 Dicembre 2016
​In occasione del Poinsettia Day un viaggio tra vecchio e nuovo mondo alla scoperta di leggende, curiosità e persone legate a questa tradizionale pianta natalizia

Dal periodo pre-natalizio in poi, la stella di Natale è un must delle nostre case. Quanti di noi ne comprano più esemplari ogni inverno, sperando che sopravvivano fino all’anno successivo?! E quante volte queste piante capricciose si seccano o non producono più il caratteristico ‘fiore’? Così, ogni anno, ci troviamo ad arruolare nuovi eserciti di stelle per colorare le nostre case di rosso, verde e giallo.

Tuttavia non conosciamo affatto bene queste piante esotiche, tanto che fatichiamo a ricordare come e perché sono entrate nella nostra ‘routine’ natalizia. Negli Stati Uniti è stata istituita addirittura una giornata in loro onore che si celebra proprio oggi, il 12 dicembre. Si chiama Poinsettia Day, è dedicato al padre dell’industria della stella di Natale, Paul Ecke II, e coincide con l’anniversario della morte del suo scopritore, Joel Robert Poinsett. Forse, dunque, merita scoprire qualcosa di più di questa incantevole angiosperma.

Euphorbiaceae a confronto

Tre Euphorbiaceae a confronto: chi l’avrebbe mai detto che appartengono tutte allo stesso genere! Da sinistra E. Milii, E. trigona e E. pulcherrima. By Arthur Chapman [CC BY 2.0], Frank Vincentz (Own work) [GFDL] e 4028mdk09 (Own work) [CC BY-SA 3.0].Via Wikimedia Commons.

Fiori, brattee e foglie

La stella di Natale, o Euphorbia pulcherrima, è originaria di Messico e Guatemala e appartiene alle Euphorbiaceae, una delle famiglie di piante a fiore con la più alta variabilità genetica che comprende oltre 6500 specie. Pianta perenne e volubile (teme il freddo, non sopporta aria viziata e troppa luce, specie in certe fasi del suo ciclo vitale), colpisce per la bellezza di quello che erroneamente consideriamo il suo fiore. A fine novembre, infatti, si colora poco a poco per poi esplodere in un tripudio cremisi (ma esiste anche di altri colori) attorno a Natale. Quelli però che noi chiamiamo ‘petali’ rossi sono in realtà brattee, foglie modificate che accompagnano i veri fiori, in questo caso delle coppette giallastre prive di petali dal nome bizzarro, i cyathia.

Un passato Azteco

Anche se siamo abituati a vedere queste belle Euphorbiaceae in striminziti vasetti, in natura le troviamo sia come cespugli che come veri e propri alberi. Una pianta così vistosa non poteva passare inosservata: ben prima dell’arrivo dei conquistadores, gli Aztechi la conoscevano e l’avevano nominata cuetlaxochitl. Apprezzata per l’estetica, aveva anche diversi usi pratici: per esempio dalle brattee si ricavava un colorante rosso utile a tingere i tessuti. Infatti le antocianine, responsabili assieme al pH della colorazione sanguigna che tanto apprezziamo, sono pigmenti naturali solubili in acqua che, anche oggi, sono ampiamente utilizzati dall’industria alimentare.

Il loro lattice, invece, veniva usato a scopo medicinale. A differenza di molte Euphorbiaceae il lattice della stella di Natale non è velenoso ma moderatamente tossico, come dimostrato da uno studio del 1996 pubblicato sull’American Journal of Emergency Medicine; pure le sue foglie possono irritare le pelli più sensibili: se ne avete qualcuna in casa, tenetela alla larga da animali e bambini.

 

Codex Mendoza

Un particolare delle prime pagine del Codex Mendoza, creato all’incirca 20 anni dopo la conquista del Messico da parte degli Spagnoli (XVI sec. ca.). © Wikimedia Commons

 

La simbologia e il significato della stella nel culto azteco si perdono nel mito, ma una cosa è certa: non poteva essere cresciuta nella capitale Tenochtitlan, l’attuale Città del Messico, a causa dell’ambiente lacustre e dell’escursione termica dovuta all’altitudine (si trova tra i 2.200 e i 2.600 metri sopra il livello del mare). Gli Aztechi, dunque, la recuperavano da zone più temperate. La leggenda vuole che nel 1520 gli Spagnoli di Cortés siano stati testimoni del passaggio delle canoe che, attraversando il paesaggio allora lagunare di Città del Messico, trasportavano fiori e frutti destinati all’imperatore Montezuma II;  tra questi spiccavano, cangianti, le nostre stelle.

Il flor de la navidad e l’adozione francescana

Poi però delle stelle si perdette memoria. Si tornò a parlare di loro solo nel XVII secolo quando alcuni Francescani, stabilitisi a Taxco de Alarcon, ebbero l’idea di usarle come decorazione per la Fiesta del Santo Pesebre (la festa del santo presepe). Di lì a poco il fiore fu inserito nel culto e, gradualmente, nel folklore locale come flor de la navidad, il fiore della natività. Ma la nostra stella ottenne maggiore attenzione quando Hernando Ruiz de Alarcon, abitante di Taxco e fratello del drammaturgo Juan Ruiz de Alarcon, scrisse poeticamente del fiore catturando così l’attenzione del botanico ed esploratore Juan Balme, che la inserì nei suoi scritti.
Ma non fu suo il merito del primo e importante viaggio all’estero della stella: che siano voci di corridoio o fatti verificabili, fu un americano a portarla alle luci della ribalta nel proprio paese.

​Dal Messico agli Stati Uniti: Poinsett, l’uomo dietro la pianta

Solo i pollici verdi più esperti avranno familiarità con il sinonimo pseudoscientifico della stella di Natale, vale a dire poinsettia. Infatti a Joel Roberts Poinsett – quindicesimo segretario di guerra degli Stati Uniti d’America, uno dei fondatori dello Smithsonian Institute – si attribuisce l’introduzione della pianta negli Stati Uniti.

La storia vuole che nel 1825, mentre era ambasciatore in Messico, Poinsett si recò a Taxco ed ebbe modo di notare la bellezza di questa pianta. Uomo colto e appassionato di botanica, decise di inviare alcuni esemplari alla sua residenza di Charleston, nella Carolina del sud. Poinsett ebbe successo nella coltivazione di questi arbusti, tanto da mandarne al colonnello e vivaista di Philadelphia Robert Carr. Nel giugno del 1829 Carr, sposato con la nipote di John Bartram (fondatore del Bartram’s Garden, il primo orto botanico degli Stati Uniti), classificò la pianta e la inserì nella collezione Bartram, associandovi il nome di Poinsett. Carr presentò la pianta alla prima edizione del Pennsylvania Horticultural Society’s flower show, evento tuttora di fama mondiale. Fu ammirata da centinaia di persone, e nel 1834 il botanico tedesco Carl Willdenow, a cui era giunto un campione della pianta tramite un contatto in Scozia, le attribuì la nomenclatura binomia di  Euphorbia pulcherrima (l’euforbia più bella).

 Poinsett, a Greenville

La statua dedicata a Poinsett, a Greenville, nella Carolina del sud. By John Foxe (Own work) © Wikimedia Commons.

Gli Ecke e il massive business della poinsettia

Se nella prima metà dell’Ottocento la pianta fece il suo timido ingresso in Europa, solo agli inizi del secolo successivo cominciò il fenomeno della commercializzazione di massa, nato in America con l’attività dell’Ecke Ranch. Infatti l’immigrato tedesco Albert Ecke decise di sperimentare la coltivazione della poinsettia nel ranch di Los Angeles in cui si era stabilito. Nel 1920 il figlio, Paul Ecke, ebbe l’idea di commerciare i fiori per le vie principali di Hollywood in concomitanza con le feste natalizie, ottenendo un discreto successo. Ma il vero e proprio fautore dell’impero Ecke fu Paul II che, con scelte strategiche, riuscì a creare un vero e proprio mercato diventando leader del settore, primato mantenuto dai suoi successori.

Nel 2002 la Camera dei Rappresentanti ha istituito il Poinsettia Day per onorare Paul Ecke II, padre dell’industria della poinsettia. E quale giorno migliore del 12 dicembre, data in cui morì Poinsett nel 1851? Incredibile a leggersi, in America l’importanza della famiglia Ecke è tale che, nonostante nel 2012 l’attività sia stata ceduta a una compagnia tedesca, nei giorni scorsi è partito un progetto della California State University San Marcos per la digitalizzazione di tutti i documenti familiari. Il fine di questo immenso lavoro – che richiederà almeno tre anni – sarà la creazione di un sito contenente l’intera storia degli Ecke.

Rimane un unico punto da chiarire: come è entrata la poinsettia in Italia? Tramite la massiccia commercializzazione o per vie più tradizionali? Consolatevi! Da noi è arrivata oltre un secolo fa: la notte di natale del 1899 venne impiegata per adornare la Basilica di San Pietro in Vaticano.

Autore

  • Giulia Osti

    Tendenzialmente poliedrica (perciò difficile da descrivere in poche righe) ma potenzialmente riassumibile in quattro lettere: NERD. Smanettona sin nel profondo, ama l’informatica e la tecnologia tanto quanto l'archeobotanica; al momento gestisce diversi siti web e applica le sue capacità grafiche, archeologiche e comunicative a 360°.

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