A Massaciuccoli, archeologia per le persone

12 Marzo 2016
Inaugurato sabato 5 marzo il nuovo padiglione: come in sette anni si è passati da manifestazioni di protesta alla collaborazione attiva dei cittadini, dalle parole del direttore Francesco Ghizzani Marcìa

L’inaugurazione

di Francesco Ripanti
Non solo Giacomo Puccini e la villa dei Venulei.
Da sabato 5 marzo Massaciuccoli e il suo lago hanno un altro pezzo di storia da raccontare e di cui andare orgogliosi, un altro pezzo di passato da vivere.
In questo suggestivo angolo di Versilia, poco lontano dal lago, l’area archeologica di Massaciuccoli Romana raddoppia. Al padiglione “Guglielmo Lera”, che dal 2007 ospita il museo e i resti di una stazione di posta romana lungo la via Aurelia/Aemilia Scauri, sull’altro lato della strada provinciale è stata aggiunta la nuova struttura, denominata “Il Cantiere”. Realizzata dall’architetto Riccardo Pieraccini, per una spesa complessiva di 860000 euro, racchiude al suo interno un edificio rustico connesso all’antico luogo di sosta, il cui scavo è terminato nel 2012.
L’inaugurazione di sabato è stato un evento molto particolare per tutti coloro che vi hanno preso parte. Per la Regione Toscana, il cui finanziamento di 570000 euro è stato definito un “intervento eccezionale” dal consigliere Stefano Baccelli. Per il Comune di Massarosa, che ha anch’esso investito un’ingente somma (70000 euro) con l’obiettivo di continuare a promuovere l’area archeologica come uno dei poli culturali e turistici della Versilia. Per il Comune della vicina Viareggio e per enti privati come la Fondazione CR Lucca, che ha coperto il resto della spesa, con sinergie costruite nel tempo.
Ma l’evento è stato diverso soprattutto per la comunità locale e per i visitatori. Prima che dalle parole del direttore dell’area Francesco Ghizzani Marcìa, con cui si è conclusa la serie di interventi al microfono seguiti al taglio del nastro, lo si è capito semplicemente guardandosi intorno e facendo attenzione a quelle piccole cose che si notano quando c’è un ampio coinvolgimento collettivo intorno a un bene e a un interesse comune. Il senso di attesa, gli sguardi interessati e curiosi, la presenza di gente di tutte le età, l’instancabile Gruppo Archeologico locale che ha organizzato gli aspetti logistici dell’evento e le visite guidate per l’intera giornata, la fila di persone che continuava in strada. Il fatto che Massaciuccoli Romana sia per le persone e non (solo) per altri archeologi non è semplicemente un’idea, ma è la realtà, ed è sufficiente venire in questo angolo di Toscana per accorgersene.
Massaciuccoli racconta le sue storie e fa in modo che le persone siano coinvolte in prima persona (come con il progetto Scavastorie), ha un calendario di eventi già definito per tutta la stagione estiva (cosa che non succede in buona parte dei musei italiani), ed è attivissima sui social network. Questo perché vuole parlare a tutti e accogliere bene chiunque vada a visitare la Versilia. Lo fa permettendo di entrare in bicicletta nel museo, di portare animali, di fotografare liberamente, di mangiare, di ridere. Creando insomma un’atmosfera calorosa che fa sentire tutti a casa, e dove il triste epiteto “polveroso” associato al museo non trova ragione d’essere: le persone presenti all’inaugurazione di sabato potrebbero tutte confermarlo.“Porto a Roma questa vicenda come un esempio, la volontà di confrontarsi di comunità e istituzioni ha portato a un miracolo in questi anni difficili: questa è la strada da seguire.” Speriamo davvero che le parole del Senatore PD Andrea Marcucci, presidente della Commissione Istruzione e Cultura, siano di buono auspicio.

Parola al direttore

di Francesco Ghizzani Marcìa
Era il luglio del 2007, un caldo tardo pomeriggio estivo, quando a Massaciuccoli, sulle sponde del lago caro al maestro Puccini, fu inaugurato il padiglione “Guglielmo Lera”, una struttura in legno, acciaio e vetro che ancora oggi protegge i resti di un edificio rustico di epoca romana, portato alla luce nel 1932 ma fino a quel momento lasciato a se stesso sul ciglio di una strada.
In quell’occasione a rendere memorabile la giornata non furono tanto i ringraziamenti e i discorsi di rito, ma un nutrito gruppo di cittadini che, mentre all’interno del padiglione si tagliava il nastro e ci si congratulava del bel lavoro, rimase fuori a protestare, con striscioni e slogan urlati da un megafono, contro la nuova struttura.
Una manifestazione contro l’apertura di un museo? Sì, contro il museo e contro la campagna di scavi che in quel periodo aveva preso il via sull’altro lato della strada e stava portando in luce il resto dell’edificio romano. Le ragioni della protesta erano molteplici, tra le più profonde la scarsa condivisione che il progetto di valorizzazione aveva avuto presso la comunità locale e il fatto che quest’ultima non accettava di essere semplice spettatrice di un’idea in cui non credeva.
A quelle proteste assistetti come uno dei tanti invitati all’inaugurazione, incredulo e un po’ infastidito dal fatto che un’occasione come quella, la creazione di un luogo di cultura, un investimento coraggioso e del tutto inaspettato, fosse disturbato da un gruppo di scontenti. Quando poi, un paio di anni dopo, è capitato che mi trovassi a tornare a Massaciuccoli come direttore scientifico della piccola area archeologica, avevo ancora vivissimo il ricordo di quella inaugurazione del 2007, e specialmente dell’energia e della passione con cui i cittadini si erano fatti promotori della protesta.
E cosi, quando mi sono trovato a fare i conti con il disinteresse di molti (per non dire l’ostilità) verso ciò che rappresentava il lato ufficiale dell’archeologia a Massaciuccoli, ho capito che la priorità era rendere la popolazione consapevole dell’importanza degli interventi che si stavano svolgendo o erano stati conclusi per valorizzare il sito archeologico di quel paesino sulle rive del lago. Sì, ma come?
Grazie all’aiuto dell’allora assessore alla cultura, l’idea fu coinvolgere direttamente la comunità locale nelle attività dell’area archeologica. Ed è lì che è iniziata la mia collaborazione con il gruppo archeologico massarosese. Immaginerete bene con quanti dubbi e remore. Un archeologo libero professionista e un gruppo archeologico, al giorno d’oggi, sembrano due realtà impossibili da mettere insieme. Una valanga di brutti esempi e una realtà lavorativa selvaggia in cui si fa finta che non ci siano regole ci hanno reso ferocemente sospettosi nei confronti di chiunque provenga da un gruppo archeologico. Io sono sempre più convinto che in questo atteggiamento di sospetto generalizzato rischiamo di perdere ciò che di buono c’è nel mondo del volontariato e molto in termini di rapporto con la società, ma non è certo questa la sede per affrontare la questione. Ciò che qui conta è che nel mio fortunatissimo caso, il gruppo archeologico con cui mi sono confrontato era composto da cittadini che non avevano nessuna voglia e nessun interesse a sostituirsi agli archeologi, anzi di quest’ultimi riconoscevano pienamente autorità e competenze. Semplicemente mettevano a disposizione il loro tempo e le loro energie per aiutare i professionisti, e nello specifico me, per tutto ciò che fosse utile a far capire ai loro concittadini l’importanza della nostra area archeologica. Dico la verità, all’inizio viaggiavamo parecchio a vista, in una sorta di esperimento che non sapevamo dove e quanto lontano ci avrebbe portato.
La distanza sembrava incolmabile. Ma poi, per fortuna, ci hanno pensato l’impegno e il lavoro ad avvicinarci. Insieme abbiamo cominciato a dedicarci all’organizzazione di attività e iniziative di promozione, quello che poi è diventato il nostro “calendario degli eventi”, pensato con unica finalità: rendere viva l’area archeologica e restituire ai cittadini confidenza con uno spazio di cui si erano sentiti privati. A questo sono serviti i continui scambi e confronti tra il gruppo e gli archeologi che via via si sono avvicinati alla nostra realtà, continuamente messi alla prova sul piano della divulgazione sul campo e nella sfida di rendere accessibili davvero, in modalità “a prova di sbadiglio”, i contenuti archeologici.
In questo confronto i volontari del gruppo archeologico hanno fatto da stimolo costante, oltre a prestarsi con entusiasmo alla promozione e alla riuscita concreta di tutte le iniziative. E poi hanno parlato. Tanto e con tutti. Dell’area archeologica e di cosa facciano lì gli archeologi, al di là dei luoghi comuni e delle prese di posizione.
E pian piano abbiamo cominciato a vedere i frutti di questo scambio continuo: i visitatori dell’area archeologica sono triplicati (nel 2016 abbiamo contato quasi 10 mila visitatori) grazie anche a iniziative che cercano di smontare l’idea dell’archeologia come qualcosa di noioso e polveroso. Inoltre, in maniera del tutto inattesa e spontanea, il gruppo ha dato vita a un modello di accoglienza del visitatore caldo, relazionale, leggero di cui sono estremamente orgoglioso e che rende piacevole la visita alla nostra area.
Ma soprattutto la percezione dell’area da parte dei cittadini è radicalmente cambiata. Ne avevo già avuto ampiamente sentore, quando la vicina del museo, che per anni non è entrata nel padiglione, un giorno si è presentata all’ingresso con un dolce fatto da lei. E ne ho avuto la commovente conferma pochi giorni fa, durante l’inaugurazione del secondo padiglione, quello che ha reso finalmente visitabile il settore dei nuovi scavi, la cui costruzione ha senz’altro provocato disagi ai cittadini. Ecco stavolta, a differenza di nove anni fa, non si sono viste proteste, striscioni o manifestazioni, il clima, ben diverso, era quello di una festa di paese, di un paese che festeggia qualcosa che finalmente sente proprio.
In copertina: Massaciuccoli Romana, inaugurazione del nuovo padiglione dell’area archeologica

AREA ARCHEOLOGICA DI MASSACIUCCOLI ROMANA

Orario: martedì-domenica 10-13,
sabato, domenica e festivi anche 15-18
Info:  0584 974550
Mail: info@massaciuccoliromana.it
Sito Web: ​www.massaciuccoliromana.it
Social: Facebook, Twitter, Pinterest

Autore

  • Francesco Ripanti

    Cantastorie prima che archeologo. Con la videocamera in una mano e la trowel nell'altra, gli piace raccontare il passato perché quando diventa vivo e attuale ci accomuna tutti. Crede nell'educazione al patrimonio culturale dei bambini perché sono i cittadini di domani. Crede in Archeostorie perché è entusiasmo, creatività e intraprendenza!

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