Cos’è e com’è il nuovo grande museo di Classe? Ve lo raccontiamo

6 Dicembre 2018
Il museo di Classe è veramente grande e grandioso. E aspira a diventare un polo di riferimento per Ravenna tutta

A Ravenna è nato un museo della città che però non sta in città. È il museo di Classe, o Classis Ravenna com’è stato chiamato. E Classe si trova qualche chilometro a sud del centro. Proprio dove, però, l’imperatore Augusto stabilì la sede della flotta imperiale, decretando la fortuna di Classe e Ravenna assieme. Così la città è cresciuta, è diventata capitale dell’impero romano e poi dell’esarcato bizantino, e il suo porto un grande centro commerciale. Ma tutto grazie a quella lungimirante scelta di Augusto.

anfore porto di Classe

Museo di Classe: anfore dall’antico porto di Classe

Ravenna e il mare

Ecco perché ha senso un museo della città a Classe e non a Ravenna: per far toccare con mano la ragione prima dell’importanza della città nella storia. Chi visita la città non può non partire da Classe. E provare, almeno con l’immaginazione, a recuperare quel legame col mare che da tempo non c’è più. Con la linea di costa oramai lontana, la Ravenna moderna ha infatti voltato le spalle al mare e persino la sua cucina tipica è di terra e non di mare. Ma un tempo era città d’acqua, o meglio di laguna: come Venezia o giù di lì.

La storia che il nuovo museo racconta prende ovviamente le mosse dal mare: Ravenna città d’acqua e città mediterranea, in contatto commerciale con tutti i porti del Mare Nostrum. Forse si sarebbe potuto insistere ancor di più su questo, e con forme di comunicazione più incisive, visto che è la ragion d’essere del museo.  Ma in verità un discorso ‘marino’, in particolare sul porto di Classe e le sue attività, torna anche a metà percorso, sul lato diametralmente opposto del vastissimo salone del museo, quasi ad abbracciare col mare la storia di Ravenna tutta.

Museo di Classe

Museo di Classe: plastici e video

Ravenna cosmopolita

Nel mezzo, con 600 oggetti si racconta degli albori tra etruschi e umbri, dell’epoca romana repubblicana e imperiale, di Ravenna capitale, e dei suoi fulgori tardoantichi fino più o meno all’anno Mille, quando gli splendori cittadini sono oramai un lontano ricordo. Si pone l’accento sul cosmopolitismo di Ravenna, e sulle genti d’ogni dove che giungevano nel suo porto e hanno lasciato tracce nei cippi tombali, negli oggetti personali e nei loro culti. Mappe, filmati, plastici e ricostruzioni virtuali fanno da contorno a oggetti e mosaici trovati negli scavi in città ma soprattutto in quelli di Classe, all’antico porto e alla basilica di San Severo.

Il pezzo forte è sicuramente quel tesoretto in argento -un piatto e sette cucchiai- che qualcuno forse ha voluto seppellire all’arrivo dei Longobardi a Classe, e non è più tornato a recuperare. Pare che uno dei cucchiai porti addirittura il monogramma del re ostrogoto Teodorico, colui che da Ravenna regnò sull’Italia intera: era dunque un cucchiaio già vecchio di due secoli e preziosissimo. Ma in mostra c’è un po’ tutto quel che può testimoniare la vita di un porto: anfore, monete, lucerne, attrezzi da lavoro dai magazzini, oggetti quotidiani dalle case, decori dagli edifici pubblici.

Museo di Classe: il tesoretto

Museo di Classe: il tesoretto trovato sepolto in una casa di Classe

Museo di Classe: quel (poco) che non va

Di alcuni capolavori ravennati non trasportabili dalle loro sedi attuali, a Classe ci sono le copie; come quei bellissimi rilievi da un monumento che era molto simile all’Ara Pacis di Roma. Peccato però che tutte le copie siano piuttosto brutte, ma forse si possono migliorare. E sicuramente anche i filmati hanno ampi margini di miglioramento, e in molte sezioni del museo servirebbe qualche mappa in più o più chiara: i ravennati si orientano ma uno straniero potrebbe far fatica.

Chiude il racconto del museo un’ampia sezione sulla basilica di San Severo. Dopotutto, nel monastero benedettino sorto al suo fianco nel X secolo, si stabilì addirittura l’imperatore Ottone I che nell’anno 967 ha presieduto la seduta risolutiva di una disputa giudiziaria. Un affare molto importante: ha restituito alcune terre al papa alla presenza di ambasciatori giunti da tutta Europa. Proprio lì a San Severo. È stato il canto del cigno di Classe. Il complesso di San Severo ha continuato a vivere fino al XV secolo, e la famosa basilica di Sant’Apollinare in Classe addirittura fino ai nostri giorni. Ma dell’antica Classe è rimasto solo il ricordo.

Museo di Classe: laboratorio di restauro

Museo di Classe: laboratorio di restauro durante la preparazione delle opere ora esposte in museo

Archeologia industriale

La rinascita è moderna, grazie all’enorme zuccherificio che ora ospita il museo, splendido esempio di recupero di un edificio industriale. Dismesso nel 1982, ora comincia una vita nuova. Il suo interno è stato totalmente smantellato lasciando un unico ampio ambiente (ben 2600 mq) scandito solo da imponenti colonne. Chissà se qualcosa degli antichi impianti si sarebbe potuto recuperare: il dubbio sorge spontaneo di fronte a tanta magnificenza.

Tuttavia l’architetto Andrea Mandara, che ha curato l’allestimento museale, ha saputo abilmente conservare la percezione maestosa dell’enorme spazio e al contempo scandirlo per ricavare le diverse sezioni del museo. Ha garantito un colpo d’occhio grandioso ovunque ci si trovi – all’ingresso, lungo il percorso, dai ballatoi in alto- ma anche un allestimento funzionale alla comunicazione. Bello e utile, quindi. Chapeau. Mancano delle sedute per garantire un po’ di relax durante la visita, ma confidiamo che saranno posizionate in futuro.

Zuccherificio di Classe

Zuccherificio di Classe: com’era e com’è ora dopo il restauro

Community building

È poi bello che a chiudere il percorso del museo sia proprio la storia dello zuccherificio stesso. Una storia che per tutto il Novecento si è di fatto intrecciata con quella di Ravenna e dei suoi abitanti: molti hanno lavorato nello zuccherificio, e moltissimi giovani ravennati hanno passato almeno una stagione estiva alla raccolta delle barbabietole. I totem con i video dei lavoratori di un tempo che raccontano le loro vicende, sono di forte impatto.

Belli anche gli stessi ex lavoratori che, nel giorno dell’inaugurazione, hanno sostato davanti ai loro totem tutto il tempo, a raccontarsi storie e fare un po’ da padroni di casa. All’esterno dello zuccherificio, accanto alla ferrovia, hanno anche messo in mostra l’antica pesa e la sua storia. Classe conta davvero di rinascere grazie al nuovo museo. C’è anche già il Bar Museo, rinominato ben prima dell’apertura.

Fino a ieri, a Classe giungevano i 200mila visitatori l’anno della basilica di Sant’Apollinare in Classe. Non sono pochi e la Basilica farà sicuramente da traino a tutto il resto. Però sostare alla Basilica non significa entrare a Classe. D’ora in avanti, invece, anche solo per raggiungere il Museo che è a pochi metri, si dovrà attraversare il paese. È una vera svolta.

Museo di Classe sala zuccherificio

Museo di Classe: la sala dedicata alla storia dello zuccherificio

La scommessa di Classe

E il museo farà nascere la curiosità di visitare anche il Parco archeologico del porto antico di Classe, inaugurato nel 2015, e persino gli scavi della basilica di San Severo, quando tra qualche anno saranno aperti al pubblico. A Classe sta sorgendo insomma un vero polo turistico che completa la visita di Ravenna e la spiega. È la scommessa della città di Ravenna che ha dato vita già nel lontano (oramai) 2003 alla Fondazione RavennAntica, faro della rinascita di Classe e di molti altri luoghi storici in città, come ha già raccontato ai microfoni di Archeostorie il direttore della Fondazione Sergio Fioravanti.

Fioravanti ha anche sottolineato che la scommessa sarà vinta solo se il museo sarà frequentato dai cittadini prima che dai turisti. Ha spazi amplissimi che ospitano già laboratori di ricerca e restauro, ma in futuro potranno diventare sede di associazioni, incubatore di startup, luoghi per ritrovi, spettacoli, danze, concerti. Funzionerà solo se saprà fornire ai ravennati delle buone occasioni per andare fin laggiù, fuori dal centro. Per riempirlo continuamente di vita. È immenso, l’abbiamo già detto. Sarà dura. Ma le sfide difficili sono anche le più belle.

 

Classis Ravenna. Museo della città e del territorio
Via Classense 29 – 48124 Ravenna
Info +39 0544 473717; https://classisravenna.it

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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