Crowdfunding archeologico all’Isola d’Elba. Ovvero quando il barattolo batte paypal

24 Maggio 2016
Hanno provato col crowdfunding sul web ma con scarso successo. Eppure, i ragazzi che scavano alla Villa Romana delle Grotte nella rada di Portoferraio all'Isola d'Elba, già godono del consenso e del'aiuto della gente del posto. Perché dunque non insistere su quella via?
Mai come oggi la ricerca archeologica ha bisogno di reinventarsi, di uscire dai vecchi schemi e trovare nuovi sistemi di finanziamento. Molti sperimentano il crowdfunding ma, si sa, non tutte le ciambelle riescono col buco. Anche quando gli ingredienti sono quelli giusti: archeologia e pubblico.
All’Isola d’Elba è in corso dal 2012 lo scavo archeologico nella rada di Portoferraio, dove è stata individuata la pars rustica della sovrastante, e bellissima, Villa Romana delle Grotte. La ricerca è senza dubbio interessante, gli archeologi sono benvoluti e lo scavo è condiviso dalla comunità locale. Nonostante ciò, la campagna di crowdfunding lanciata la scorsa estate per finanziare lo scavo è stata un flop: sono stati incassati 152,00 euro da dieci donatori.
Per capirne le ragioni, Archeostorie ha intervistato Laura Pagliantini, trentaduenne archeologa senese, responsabile dello scavo e neodirettrice della Villa Romana delle Grotte.
Prima di tutto di vorrei capire come è organizzato lo scavo.
È uno scavo di ricerca, su terreno privato, in concessione all’Università di Siena (il direttore scientifico è Franco Cambi). Dal 2012 scaviamo ogni anno per cinque settimane. L’équipe di archeologi, oltre che da me, è formata da Alessio Graziano, Federica Persampieri, Caterina Chiesa, Gianluca Traverso e Sabrina Ruffino, che sono laurendi o specializzandi delle Università di Siena, Pisa e Firenze. Allo scavo partecipano gli studenti di archeologia di Siena, e di Scienze della terra di Firenze. In tutto siamo in 15.Cosa state scavando?
Stiamo riportando alla luce la pars rustica della Villa Romana delle Grotte costruita alla fine del I secolo a.C. ampliando una precedente fattoria di fine II secolo a.C. Il ritrovamento di alcuni bolli sui dolii indica chiaramente che la villa è appartenuta a Marco Valerio Messalla Corvino, un politico molto influente legato ad Augusto e fondatore a Roma del Circolo di Messalla. Noi stiamo scavando i magazzini dove sono emersi grandi dolia per la fermentazione e conservazione del vino, e anfore vinarie che contenevano sidro, come mostra il ritrovamento al loro interno di semi di mela fermentata.
Qual è il budget dello scavo e chi paga cosa?
L’Università di Siena mette la strumentazione tecnica e un’auto di cui paga la benzina.
Tutto qui?
Lo scorso anno io ho ricevuto una borsa di studio per il lavoro di coordinamento scientifico sullo scavo.
E il resto?
Il resto è a carico della comunità locale e degli sponsor. Siamo stati fortunati perché intorno a noi si è concentrato l’interesse di tante persone.
Gli alloggi sono forniti dai proprietari del terreno in cui scaviamo, la famiglia Gasparri: all’interno della tenuta ha alcuni appartamenti che d’estate affitta, mentre tra settembre e ottobre li lascia a noi, completamente gratis.
Ottimo! E per il vitto?
Come dicevo la comunità locale ci aiuta, in particolare il signor Antonio Arrighi, un viticoltore di Porto Azzurro che si è appassionato alla nostra ricerca, soprattutto da quando abbiamo scoperto i dolia (lui ha anche riprodotto il sistema di vinificazione romano in terracotta). Il signor Arrighi ha sensibilizzato i ristoratori elbani e quasi ogni sera siamo ospiti di un ristorante della zona. Il 50% delle cene le copriamo così. Il resto dei pasti li paghiamo con i soldi degli sponsor, la Coop (Unicoop Tirreno) ci dà alcuni buoni spesa e dallo scorso anno il Comune di Portoferraio, attraverso le mense delle scuole, ci fornisce i pranzi.Per i trasferimenti come fate? So che la tratta Piombino-Portoferraio è tra le più care d’Europa.
Abbiamo un accordo con Moby Lines S.p.A. (la compagnia di traghetti di Vincenzo Onorato) grazie al quale per il periodo dello scavo noi archeologi paghiamo la tariffa dei residenti, sia per il passaggio ponte che per le auto. Poi sull’isola, dove la benzina è carissima, cerchiamo di usare sempre l’auto dell’Università che ha i rimborsi, anche a costo di fare più viaggi.Hai parlato di sponsor.
Sì, ogni anno l’Associazione Italia Nostra Arcipelago Toscano dà un contributo alla nostra ricerca, piccolo ma continuativo. Lo scorso anno abbiamo ricevuto una sponsorizzazione anche dalla Fondazione Isola d’Elba onlus e dal Lions Club Isola d’Elba; mentre nel 2013 è stata la volta dell’Accademia Italiana della Cucina. La storia dei dolia e del vino ha un fascino davvero particolare, e ci siamo guadagnati persino la loro attenzione. I contributi variano dalle centinaia di euro fino a più di mille (Laura sulle cifre è diplomatica e non si sbilancia, ndr).Non avete altre entrate?
Abbiamo quelle che derivano dal “crowdfunding casereccio”, il vecchio sistema del barattolo. Durante il periodo di scavo accogliamo – a titolo gratuito – le visite delle scuole di ogni ordine e grado: lo scorso anno abbiamo avuto 1800 bambini e molti di loro hanno lasciato piccole offerte, così come i visitatori singoli.

visita-guidata, crowdfunding

Visita guidata

Capisco quindi che avete un budget veramente risicato e praticamente costituito di soli fondi privati. Per questo avete tentato il crowdfunding sul web?
Sì, abbiamo bisogno di più fondi, per gli attrezzi, per una tettoia, per qualche rimborso. Abbiamo scelto il portale italiano Produzioni dal Basso e abbiamo lanciato la nostra campagna di raccolta fondi intitolata “Archeologia nella rada di Portoferraio”, ma da un punto di vista economico è stata una delusione: abbiamo ricavato solo 152,00 euro. A dir la verità, ci aspettavamo qualcosa di più, anche se eravamo consapevoli che il progetto fosse strutturato in maniera un po’ ingenua e poco aggressiva.

Noi siamo comunque felicissimi perché comunque con quei soldi abbiamo comprato un po’ di cose. E soprattutto abbiamo avuto una visibilità eccezionale, che davvero non ci aspettavamo. Al nostro progetto si è interessata Radio 105 che nell’ambito della trasmissione “Smart up” sceglie dal web progetti di crowdfunding e cerca di supportarli. Purtroppo da noi sono venuti a fine luglio, quando ormai la campagna di raccolta era alla fine: mi hanno intervistata e mi hanno anche spiegato meglio come e dove impostare il crowdfunding online.

Pensate di ritentare?
Ci abbiamo pensato, non lo so. Il fatto è che il nostro progetto ha una rilevanza essenzialmente locale, i nostri principali sostenitori sono elbani e gli elbani preferiscono ancora il barattolo a PayPal.

A me sembra, Laura, che siate stati davvero bravi – più che fortunati – a innescare un circuito virtuoso nel quale la comunità locale si dà da fare, direttamente e indirettamente, per cercare fondi e supportarvi. Avete trasmesso agli elbani la valenza sociale del nostro lavoro di archeologi e gli elbani adesso riconoscono nel sito che state riportando alla luce un valore comune: aiutano voi per accrescere un bene della loro comunità. Cosa vuoi di più?
Sì è proprio così. Infatti è proprio la comunità locale che alimenta il nostro lavoro, in tutti i sensi! E probabilmente, per noi, ha più senso cercare sponsor e benefattori all’interno di questa comunità, piuttosto che imbastire una raccolta sul web che si indebolisce progressivamente mano a mano che si allontana dall’Isola d’Elba.

È proprio così: l’archeologia si fa sul territorio ed è lì innanzitutto che si deve trovare sostegno per il proprio lavoro. Spesso il crowdfunding è al giorno d’oggi una necessità, l’unica possibilità di finanziamento, ma non si deve fare per forza sul web. In realtà, i ragazzi di Portoferraio fanno crowdfunding da anni, facendosi conoscere e apprezzare in loco. Vai col barattolo! Per loro è sicuramente la strada vincente.

Autore

  • Carolina Megale

    Archeologi si nasce! Il suo segreto è la faccia tosta, che usa per trovare finanziamenti per i suoi progetti, in tutti i modi possibili. L’altra faccia, quella nascosta, è segnata da anni di studio, dedizione e determinazione. Cerca di fare il suo mestiere in modo eclettico e di trasmettere a tutti, in aula, al museo e per strada, la passione per un passato che rivive nella nostra società.

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