Cantalastoria festival a Ravenna: le donne che hanno fatto la storia

19 Luglio 2016
Comincia domani all’Antico porto di Classe a Ravenna il CantaLaStoria Festival, curato da Archeostorie per conto della Fondazione RavennAntica. Si parlerà di donne antiche, donne grandi e importanti, capaci di imporsi anche in un mondo di uomini. Si leggeranno passi di chi ha narrato le loro gesta. E si ragionerà su come e quanto le grandi donne del passato possono essere d’esempio e incitamento per tutte le donne d’oggi

CantaLaStoria festival a Ravenna: le grandi donne del mondo antico

Di solito gli uomini onesti lo ammettono: le donne, loro, gli uomini, non le capiscono proprio. Per i nostri padri, figli, fratelli, compagni, amici e amanti in generale siamo un affascinante mistero, un “altro” che incuriosisce, ma resta indecifrabile, talvolta ansiogeno proprio.
Dev’essere per questo che per la storia, per secoli scritta solo da uomini, siamo rimaste un argomento delicato e confuso. Una specie di mondo a parte, esotico ma anche pericoloso, da frequentare con cautela e sui cui sono nate leggende e dicerie infinite.
Le donne sono diverse e perciò inferiori, da trattare con sufficienza, da tenere sotto controllo in ogni modo pensabile e persino impensato, visto che persino il bacio, lo ius osculi, nel diritto romano non era manifestazione d’affetto ma modalità per assicurarsi che la donna non avessero bevuto vino. Fragili, sentimentali, indifese, sventate, isteriche, capricciose, velleitarie, le donne sono esseri deboli e facili alle cadute, morali e intellettuali, tanto da abbisognare sempre della mano di un uomo che le indirizzi e le tenga sulla retta via. Sono adorabili bambine che vanno redarguite e guidate, perché da sole si perdono o combinano pasticci.

Le grandi donne del mondo antico non erano gregarie

È un’idea di donna che, prevalente in passato, sotto sotto ancora circola in giro, soprattutto in Italia. Quella che non fa fare carriera alle donne nelle aziende, anche se sono in possesso di titoli di studio più alti dei colleghi maschi, e risultano spesso più efficienti e qualificate. Però sono donne, e quindi affidare loro un ruolo di comando pare un rischio: possono essere una seconda fila, un gregario, ma un capo mai.
È l’idea della donna angelo del focolare, madre e massaia di casa, per cui i figli sono piezz’e core di cui lei si deve occupare in esclusiva, lasciando il lavoro appena resta incinta, perché se il dipendente è neopapà gli regalano una bottiglia di spumante, se è una neomamma le ricordano quel foglio di dimissioni in bianco firmato al momento dell’assunzione. L’Italia adora le mamme: quando stanno a casa con i pargoli e non in ufficio, però.
È l’idea di donna come proprietà sempre e comunque di un maschio, perché da sola non ha una sua autonomia, e nemmeno ha diritto a una vita. Tanto è vero che la vita ce la rimette, a volte, quando prova a lasciare il suo maschio padrone. È sempre stato così, dice chi vuole giustificare l’andazzo. Sono solo le scalmane femministe degli ultimi anni che vogliono imporre un’idea della donna lontana da quella che è la sua vera natura. Fin dai tempi antichi, assicurano, le donne sono sempre state relagate in casa e felici di esserlo, tante Lucrezie e poche pochissime scandalose Cleopatre e Messaline, ricordate giustamente con riprovazione e anche con la meraviglia che si riserva alle eccezioni incomprensibili, e quasi sempre rovinose.Sembra che il potere non sia cosa da donne, e che le poche che ci sono arrivate si siano trovate a gestirlo per caso, contro la loro volontà. Che lo abbiano sempre ereditato da un uomo prematuramente morto, da un padre o un compagno assente. Che possano esercitare il comando solo in forma provvisoria, violentando la loro natura, in nome di un figlio o di un marito, non per vocazione propria e attitudine. E che questa sia una regola fissa, fin dall’origine del mondo, santificata poi dai secoli nella cultura cristiana, in cui la Madonna viene venerata e le Maria Maddalena o le Tecla confuse nel mucchio delle convertite. Ma è proprio così? Ne siamo sicuri sicuri? Perché a leggere invece le storie che ci vengono dal mondo antico, tutte queste granitiche certezze scricchiolano assai. Non che le donne dell’antichità fossero libere di fare ciò che volevano, si intende.
Però dalla mitologia e dalle fonti storiche emergono figure belle, forti, potenti e fiere di esserlo. Donne, ma donne di carattere, tra uomini costretti a rispettarle. In un mondo in cui le regole erano severe e rigide, le donne hanno sempre trovato il modo di svicolare o di inventarsene di nuove, e molte donne dell’antichità addirittura sfolgorano per intraprendenza e autonomia. Ci sono le fondatrici di città, come la regina Didone. Che noi ricordiamo sempre come sfortunata amante suicida di Enea, ma era prima di tutto una donna piena di inventiva e di coraggio, una migrante che non aveva esitato a lasciare la patria per costruirsi un futuro migliore, e una città sua: Cartagine, anche lei femmina, e regina del mare.
E poi Arianna. Abbandonata da Teseo a Nasso, certo. Ma mica si mette a frignare. No, rimpiazza il fedifrago subito, e pure con un dio: Dioniso. Teseo, tié! Anche Elena, questo fantasma di bellezza alle volte un po’ sfocato, un’immagine che evapora e si materializza lasciando al suo passaggio guerra e distruzione, è poi donna di iniziative veloci e determinanti: è lei, si dimentica sempre, la vera regina di Sparta, ed è lei che si sceglie il marito, lo slavato Menelao, noto in precedenza solo per essere il fratello cadetto di Agamennone. È lei che lo molla scegliendosi Paride, bello e decorativo, in fondo un archetipo di toy boy. È lei che va a Troia e qua decide di tacere, salvando la vita a Odisseo e Diomede, spie sul campo. È lei che affronta nell’ultima notte di Troia, nuda e disarmata, l’ira dell’ex marito. E vince, perché non ha il coraggio, lui, di ucciderla, riconoscendole una forza di carattere e una capacità di essere regnante che a lui sfugge, costantemente, per tutta la vita.
Ratto delle Sabine,

Nicolas Poussin, Ratto delle Sabine, © wikimedia.org

E persino le Sabine, quelle passate alla storia come vittime di violenza e di stupro (perché si glissa sempre sul particolare, ma erano rapitori e stupratori i bravi Quiriti amici di Romolo!), forse sono state all’inizio sì vittime indifese, ma poi tirano fuori una grinta, un coraggio e un senso pratico tutto femminile, da statiste di spicco. Se gli uomini sono lì pronti a scannarsi per la solita questione di orgoglio (chi vuole tenersi la moglie e chi rivuole la figlia, ma ragionando sempre come se fossero una proprietà), le Sabine intervengono, si buttano in mezzo, fanno tacere le armi e rimettono in riga padri e mariti. Roma la fonda Romolo? Può essere, ma a conservarla sono le donne con la loro decisione di rimanerci, o la città eterna  non sarebbe durata lo spazio di una generazione.

E poi le altre, le imperatrici romane. Mogli ma non solo, perché spesso sono tramite ma anche aggancio per il potere. Livia, la moglie di Augusto, ma anche la madre dell’impero; Agrippina, la moglie di Germanico, che non perdonò mai gli assassini del marito, ma per questioni non solo di affetto e di memoria vedovile, bensì anche squisitamente politiche.

Donne che combattono, intrigano, ma anche difendono senza esclusione di colpi la loro dignità e le loro prerogative. Donne di potere nel senso più pieno del termine, che lo conoscono esattamente come i maschi e sanno capirne e sfruttarne le sfumature. Donne che non hanno paura, e qualche volta non hanno limite, nella loro pervicace determinazione a farsi rispettare in un mondo di maschi.

Il Cantalastoria festival, il riscatto delle donne antiche

A loro è dedicato il festival CantaLaStoria all’Antico porto di Classe a Ravenna. A tutte le donne, regine, madri, compagne figlie, che hanno fatto la storia assieme, a fianco, ma qualche volta anche proprio davanti ai loro uomini, o persino da sole. E lasciano in eredità alle loro discendenti odierne il compito di ricordare che la storia umana è storia di tutti, la società si gestisce assieme, e quindi nessuno è esente, e soprattutto nessuna deve essere esclusa.

cantalastoria festival

Il programma di Cantalastoria festival

Programma Cantalastoria festival


MERCOLEDÌ 20 LUGLIO
Rapite, sedotte, tradite, abbandonate: donne mitiche!
Sono diverse le donne del mito da quelle reali? Hanno più chances? Più potere? Più
charme? Sono amiche o nemiche di noi quaggiù? Una giornata per indagare.Ore 19: Il Ratto delle Sabine raccontato ai più piccoli
Con Carola Susani e Rita Petruccioli
Letture di Laura Piazza
Parlare a un bimbo del Ratto delle Sabine è complicato, ma se scrivi un libro sui Miti romani (La Nuova Frontiera
Junior), non lo puoi ignorare. E lo devi anche illustrare. Storia di una grande fatica di cui scrittrice e disegnatrice vanno molto fiere. Al punto da lanciarsi anche in una Eneide per bambini (La Nuova Frontiera Junior), e in molto altro ancora.Ore 20: Archeoaperitivo mitologico: Per esempio, Didone è pop
Con Beatrice Monroy e Mariangela Galatea Vaglio
Letture di Laura Piazza
È regina d’Asia, ma deve imbarcarsi e fuggire. Come i profughi moderni. E ce la fa: in occidente fonda una città. Poi però arriva Enea, profugo come lei ma di diverso sentire.
È la fine. Ma perché le donne toste si innamorano degli Enea? E ci sarà riscatto per tutte le Didone del mondo? Lo chiederemo a Mariangela Galatea Vaglio (Didone, per
esempio
, Castelvecchi) e Beatrice Monroy (Dido. Operetta pop, Avagliano).Ore 21.30: Arianna tradita, Elena traditrice
Con Giorgio Ieranò e Silvia Romani
Letture di Laura Piazza
Nel mito è la donna che aiuta Teseo, ma poi lui l’abbandona a tradimento nella prima isola disponibile. Dove arriva subito Dioniso che la salva e la sposa. Chi è Arianna? Una
vittima, una potente regina dai tratti di dea, o in fondo una donna con spirito d’avventura?
E i Greci antichi, come dialogavano nel quotidiano con lei e le altre donne del mito? Lo chiederemo a Silvia Romani che ne Il mito di Arianna (Einaudi) ha indagato magie e misteri della fanciulla cretese, e a Giorgio Ieranò che agli dei ed eroi di Grecia ha già dedicato tre godibilissimi libri (tutti editi da Sonzogno). Una serata corale che ci farà sognare.
GIOVEDÌ 21 LUGLIO
Tramare nell’ombra, o soccombere

Tacita Muta era la dea delle donne di Roma: la dea a cui Giove strappò la lingua perché non parlasse. Dunque donne zitte, al loro posto, pedine altrui. Unite in matrimonio per mero contratto. Però anche, a volte, intraprendenti e spavalde: registe, nell’ombra, delle sorti dell’impero.Ore 19: Troppe mogli per l’imperatore
Con Paolo Cesaretti
Letture di Franco Costantini
A giudicare dalla disinvoltura di molte imperatrici di Bisanzio, le donne allora non se la passavano troppo male. A Bisanzio si trovava una soluzione per tutto: concedere nuove nozze agli imperatori, come ci racconta Paolo Cesaretti ne Le quattro mogli dell’imperatore (Mondadori), e persino cedere il comando alle donne. Imperatrici vere, e che donne!Ore 20: Archeoaperitivo barbarico, ovvero Rosmunda la regina che beveva troppo
Con Mariangela Galatea Vaglio
Letture di Franco Costantini
Dark lady? Sì, e molto dark! Costretta a bere dal teschio del proprio padre. Assassina di marito e amanti tra vendette e tradimenti. Uccisa, infine, dallo stesso veleno che lei stessa aveva offerto all’amante. A proposito: sapete cosa state bevendo?Ore 21.30: Fascino, arroganza, passioni, intrighi: essere imperatrice a Roma
Con Lorenzo Braccesi, e Danila Comastri Montanari
Letture di Franco Costantini
Le donne di Augusto il moralizzatore. Quello che legiferava di parchi costumi, ma in casa faceva come gli pareva. Difficile essere donna nella sua famiglia. Solo Livia ce l’ha fatta, più calcolatrice di lui. Per le altre, arroganti e passionali, non c’era spazio. Lorenzo Braccesi ha dedicato alle donne imperiali tre ritratti: Giulia e Agrippina per Laterza, Livia per Salerno. Danila Comastri Montanari, autrice della fortunata serie di gialli ambientati nella Roma di Claudio, di intrighi imperiali se ne intende. Un confronto che farà scintille.

In copertina: Giambattista Tiepolo, Didone ed Enea, Villa Valmarana.

Autore

  • Mariangela Galatea Vaglio

    Storica infiltrata fra gli archeologi, blogger e insegnante, frequenta le aule scolastiche per mestiere e il web per passione. Ama la divulgazione storica, e scrive perché per comunicare il passato nulla funziona meglio di una storia ben raccontata.

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