Ballando con Ipazia tra i pianeti

10 Novembre 2016
Camilla è una giovane astronauta che viene mandata su un asteroide per fare delle registrazioni. Qui incontra Ipazia e le due donne diventano amiche.
Ha un corpo esile di uccello, capelli corti e spettinati e quell’aria distratta e perennemente assente che si può leggere sul volto dei ragazzi della sua età. A cosa starà pensando? Forse ai buchi neri e alla galassie che le scorrono accanto? In realtà Camilla non pensa a nulla se non a quella musica rock che le risuona potente negli auricolari e che le mette addosso una voglia irresistibile di muoversi e saltare. In fin dei conti, è una ventenne come altre, e la danza fa parte del tessuto genetico della sua età. Ma a differenza delle sue coetanee, Camilla è protagonista di un’esperienza unica e straordinaria che le cambierà per sempre la vita e stravolgerà il suo modo di percepirsi come donna e di considerare l’intero genere femminile.
È, dunque, dedicato ai giovani lettori – dagli otto anni in su, come si evince dal nome della collana “Jeunesse ottopiù” – il libro Ipazia e la musica dei pianeti scritto da Roberta Torre, cineasta, sceneggiatrice e drammaturga, e con le illustrazioni splendide e visionarie di Pia Valentinis, edito da RueBallu, una piccola casa editrice indipendente palermitana che nel 2016 ha vinto il premio Andersen (per chi non lo sapesse, si tratta di uno dei maggiori riconoscimenti in Italia per la letteratura per bambini e ragazzi) come “miglior progetto editoriale”.
Ipazia e la musica dei pianeti

La copertina del libro di Roberta Torre e Pia Valentinis “Ipazia e la musica dei pianeti”.

Protagonista del libro è appunto Camilla, una ragazza di soli vent’anni che viene inviata su un lontano asteroide per compiere una missione delicatissima: dovrà piazzare delle strumentazioni sofisticate per registrare i suoni dell’Universo e contribuire così a catturare la musica delle sfere.

La missione si preannuncia lunga, delicata e anche un po’ noiosa, ma a stravolgere i piani e a rendere più avvincente l’impresa arriva un incontro del tutto inatteso. Lì, su quello sperduto asteroide, lontano anni luce dalla terra, Camilla si imbatte in una donna che trascorre il suo tempo guardando nell’obiettivo di un telescopio. Si tratta di Ipazia, la filosofa e astronoma vissuta nel IV secolo dopo Cristo. Camilla non sa nulla di lei, prima di incontrarla ne ignorava del tutto l’esistenza e rimane profondamente affascinata da questa donna bellissima e austera che le appare tutta presa dalle sue ricerche e incuriosita dalla missione della ragazza.

L’iniziale diffidenza si tramuta in crescente interesse, e i primi goffi e reticenti approcci cedono il passo a un dialogo fitto e vivace, che si rinnova giorno dopo giorno con entusiasmo da ambo le parti. Le due donne desiderano sapere tutto dell’altra: Ipazia interroga con insistenza la ragazza sui particolari della missione che la vede impegnata e poi su tutto quello che non conosce, storia, biologia, scienza, matematica, persino il cinema. Camilla, dal canto suo, vuole sapere tutto di Ipazia, della sua infanzia, della sua famiglia, di com’era ai suoi tempi Alessandria d’Egitto, della sua attività di insegnante.

“Ti dirò Camilla, ancor più che insegnare al Museo, nella stessa classe dove prima aveva insegnato Teone, amavo insegnare per strada, alle persone qualsiasi, a chiunque incontrassi e volesse sapere qualcosa sui filosofi del passato, sulle loro idee.”

 

Ipazia

Ipazia del pittore A. Seifert (1901).

Col trascorrere dei giorni, ascoltando con avidità i racconti di Ipazia, Camilla percepisce la straordinarietà di questa donna, educata e cresciuta nella libertà più assoluta, votata a null’altro se non l’amore e la dedizione totali per il sapere. Una donna troppo moderna per i suoi tempi perché potesse essere compresa e accettata impunemente, e proprio per questo condannata a un destino atroce.

“A uccidermi sono state delle persone. Parabolani li chiamavano, dei monaci del deserto, guerrieri, pronti a uccidere per Dio, o meglio, per quello che altri uomini più furbi indicavano loro circa il volere di Dio. Che una donna non fosse degna di insegnare, di parlare, di pensare.”

 

Imbattersi in una figura così potente e fuori dagli schemi come quella di Ipazia, può produrre effetti dirompenti nell’esperienza di lettura e poi di vita di un adolescente. Di fronte a un mondo mediatico e reale improntato all’omologazione e alla condanna senza appello di ciò che si discosta dalle mode e dal pensiero imperanti, il racconto di Ipazia è un invito a essere se stessi, a coltivare il dubbio, a ricercare la verità, ad allenare la mente, a non porre limiti alla propria conoscenza del mondo e degli altri.

L’immagine di Ipazia che balla tra stelle e pianeti al ritmo della musica rock che Camilla ha nel suo ipod non è soltanto una bella scena ad effetto, peraltro mirabilmente illustrata da Pia Valentinis, ma è il fotogramma forse più significativo di tutta la storia che ne racchiude il senso più profondo: la modernità che si fonde con l’antico, la sapienza dei grandi uomini e donne del passato che mostra ai ragazzi e alle ragazze del ventunesimo secolo la strada da percorrere per realizzare compiutamente ciascuno il proprio destino. E tutte queste voci si mescolano in un’unica eterna sinfonia che scandisce i cicli storici dell’universo.

Scritto con una prosa piana ed evocativa, e strutturato in una sequenza di immagini proprio come una sceneggiatura cinematografica, Ipazia e la musica dei pianeti è anche un oggetto-libro di straordinario valore, un prodotto editoriale curato in ogni dettaglio: la scelta della carta riciclata, i bottelli di colore diverso per ogni momento della storia e i simboli grafici a piè di pagina, l’elastico che ne fa una sorta di taccuino, il segnalibro.

Uno di quei libri belli non solo da leggere ma anche da annusare e rigirare tra le mani, per buona pace dei bibliofili più incalliti.
Un libro, insomma, per iniziare i nostri ragazzi alla riscoperta delle grandi figure del passato ma anche al piacere della lettura.

Ipazia e la musica dei pianeti

Roberta Torre
illustrazioni di Pia Valentinis​
RueBallu Editore 2016, pagine 108, euro 20

Foto

Autore

  • Giovanna Baldasarre

    Fino a qualche anno fa era un’archeologa come tante, divisa tra scavo e ricerca. Poi ha provato a unire le sue passioni: l’archeologia, i libri, la didattica. E allora è diventata un’archeologa che scrive storie, che si sporca le mani di terra assieme ai bambini, che ogni giorno s’inventa il modo per comunicare a grandi e piccoli la bellezza del nostro patrimonio.

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