Archaeology & Me. Che cos’è per te l’archeologia?

31 Gennaio 2017
Chiedi ai cittadini d’Europa che cosa evoca loro la parola ‘archeologia,’ e otterrai un’inesauribile miniera di idee tra disegni, foto, video, opere di computer grafica. Archaeology & Me è ora è in mostra a Palazzo Massimo a Roma
Cosa pensano i cittadini europei dell’archeologia? È vero che, come comunemente si dice, per loro le ‘pietre’ sono perlopiù un ostacolo allo sviluppo della modernità? L’Istituto per i beni culturali dell’Emilia Romagna ha cercato risposte a queste domande con un concorso lanciato a tutto il continente nell’ambito del progetto europeo NEARCH (New Scenarios for a Community Involved Archaeology). Ha chiesto a tutti di esprimersi con l’arte e una breve motivazione. E i prodotti selezionati sono ora in mostra a Roma al Museo nazionale romano a Palazzo Massimo. È proprio una bella mostra. È curiosa, accattivante, divertente.

Archaeology & Me: tra dipinti, foto, disegni

C’è un dipinto diviso in due, e ritrae un vaso antico che viene sorretto da un lato da una ragazza d’oggi, e dall’altro da una del passato: per dire che toccando un oggetto antico entriamo in contatto diretto con chi l’ha usato millenni fa, ed è un’emozione così forte da rimanere impressa nella memoria per sempre. C’è la foto, bellissima, di un anziano col bastone che scende da un gradino, e la didascalia dice “l’archeologia è come un passo dal passato al presente.” C’è poi la foto curiosa di una tizia che si è tatuata l’Augusto di Prima Porta su un polpaccio. O l’immagine di una lucerna accostata a una lampadina: sempre luce su di noi. Un’opera di computer grafica che afferma “il tempo è più potente di tutto.” Un disegno di una bambina che scopre nei vasi antichi le forme moderne. E la bellissima immagine di un tuffatore che si immerge nel mare di Baia colmo di tesori. O l’opera di un bambino che del rapporto passato-modernità ha capito tutto: “metro di Salonicco: perché non parte?” si chiede. E così via.

Le proposte selezionate sono tante e sono presentate molto bene, divise per temi. Attirano, fanno venire voglia di vedere cosa viene dopo. Abbiamo visitato la mostra in una fredda mattina d’inverno quando al museo si gelava, eppure era pieno di gente che osservava, commentava, rifletteva, discuteva. Insomma lo scopo della mostra è raggiunto a pieno: ha saputo far riflettere i visitatori su cosa significa davvero per loro l’archeologia, e cosa il passato può insegnare a noi contemporanei. C’è poi anche una seconda sezione della mostra che presenta il punto di vista degli archeologi: racconta come gli archeologi ricostruiscono il passato attraverso lo studio dei resti materiali giunti fino a noi, evidenzia il ruolo dell’archeologia come ponte tra le epoche della storia e strumento per trarre insegnamenti dal passato, presenta il lavoro degli archeologi nel contrasto al traffico illecito di beni archeologici, riflette sugli usi e abusi del passato nel mondo contemporaneo e non solo, e racconta la difficile (ma necessaria) convivenza tra passato e presente nelle nostre città.

 

Sono presentati anche dei video, opera sia di archeologi che di cittadini. Quelli però, per il freddo, non siamo proprio riusciti a vederli, e comunque i video dei cittadini sono in un luogo angusto, con l’audio basso perché non si confonda con quello dei video ‘maggiori’ degli archeologi, e senza sedie per poterli vedere con agio. Durano parecchio e in piedi proprio non ce la si fa. Insomma sono sacrificati ed è un peccato.

Le conclusioni della mostra sono presto dette: non è vero che gli Europei hanno un rapporto conflittuale con i monumenti del loro passato. Forse è solo una vox populi dura a morire. A giudicare dalle opere che hanno partecipato al concorso, si nota amore per il passato, attaccamento, rispetto, la consapevolezza che stiamo continuando ciò che altri prima di noi hanno avviato e costruito, e la denuncia verso chi invece il passato lo ignora, lo deturpa, lo ruba per profitto. C’è piena consapevolezza dell’importante ruolo del passato nel nostro presente. Sembra un quadro idillico, troppo roseo per essere veritiero. E infatti si legge che al concorso hanno partecipato circa 300 elaborati: 300 in tutta Europa è assai poco, no? Conosciamo alcuni dei partecipanti e sappiamo che sono archeologi. E guardando le opere si nutre il forte sospetto che anche molti altri partecipanti lo siano, o perlomeno siano persone già sensibili o sensibilizzate, come la nipote di una restauratrice di reperti archeologici subacquei che ha disegnato l’ufficio della zia. Insomma pare che la notizia del concorso non abbia circolato troppo, o abbia circolato solo in ambienti selezionati. Oppure ancora che abbia circolato ma non sia stata promossa a dovere, così che hanno partecipato solo persone interessate. Qualunque sia stata l’organizzazione, una cosa è certa: il campione selezionato non è affidabile. Non è un particolare trascurabile, visto che il concorso è stato realizzato proprio per tastare il polso dell’interesse civico per l’archeologia, e lo ha fatto con fondi europei. Però l’esito è comunque interessante: andate a vedere la mostra, che merita davvero.

Archaeology&ME. Pensare l’archeologia nell’Europa contemporanea

a cura di Rita Paris e Maria Pia Guermandi
Roma, Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo
fino al 23 aprile 2017

Info: www.archaeologyandme.eu

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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