A Ravenna, tutti assieme per promuovere la cultura

23 Febbraio 2017
Si può definire un accordo storico. A Ravenna stato, regione, provincia e comune hanno deciso di eliminare le barriere tra i luoghi della cultura di loro proprietà, costruendo una grande offerta unitaria cittadina di turismo culturale. Il tutto è stato affidato alla Fondazione RavennAntica e vedremo cosa saprà fare. Ma è sicuramente un esempio virtuoso da imitare
Ravenna batte Roma uno a zero. La piccola capitale tardoantica, scelta solo perché irraggiungibile e perciò facilmente difendibile, supera di gran lunga la vera caput mundi. Fa in concreto, e subito, ciò di cui a Roma si parla da sempre: una valorizzazione unitaria dei luoghi della cultura. Cosa significa? Significa che a Ravenna non ci saranno più barriere tra i luoghi di proprietà statale, regionale, provinciale e comunale, ma ci saranno una gestione e una promozione unica. “Il turista non conosce queste divisioni e in fondo non gli interessano – ha osservato giustamente il ministro per i beni culturali Dario Franceschini nel firmare lunedì scorso 20 febbraio l’“accordo di valorizzazione” ravennate – a lui interessa solo visitare con comodità”.
Il momento della firma dell'Accordo di Valorizzazione per Ravenna - Roma, lunedì 20 febbraio 2017

Il momento della firma dell’Accordo di Valorizzazione per Ravenna – Roma, lunedì 20 febbraio 2017

Così a Ravenna tutti i servizi di ospitalità, promozione, biglietteria e visite guidate saranno affidati, su proposta comunale, alla Fondazione RavennAntica che già gestisce in toto le bellezze antiche della città, dal Parco archeologico di Classe (e il relativo Museo che aprirà nel 2018) al Museo TAMO, la Domus dei Tappeti di pietra, la Cripta Rasponi e i suoi Giardini pensili. La sua offerta si arricchirà delle bellezze più famose della città, quelle bizantine di proprietà statale, ma anche della tomba di Dante e del MAR, il Museo d’arte della città, entrambi di proprietà comunale. Vedremo cosa saprà fare in termini di promozione ma anche di agevolazione della visita, con bigliettazione unitaria o chissà che altro. Siamo veramente curiosi di capire come si articolerà questa grande offerta unitaria cittadina di turismo culturale, e saremo attenti a valutarne i risultati.

Mancano all’appello, è vero, gli importantissimi beni della Curia: parliamo del Duomo, di Sant’Apollinare Nuovo, delle meraviglie di San Vitale e del mausoleo di Galla Placidia. Però l’accordo firmato lunedì è aperto, ed esprime esplicitamente la volontà di aprire il partenariato anche ad altri soggetti, pubblici e privati, e di coinvolgere anche i Comuni vicini. Si sta profilando insomma una corazzata romagnola dell’offerta turistico-culturale territoriale, un po’ – ci verrebbe a dire – sulla scia di quell’offerta di turismo balneare che ha fatto da modello per oltre un secolo. Sarà ovviamente un’offerta più moderna, per un turismo lento e sostenibile, e vedremo se saprà costruire un modello altrettanto duraturo. Di certo ha aperto una via che speriamo anche altri vogliano percorrere.

E Roma, intanto? Roma dove le questioni proprietarie sono più complesse e intricate che altrove. E dove, soprattutto, il cuore stesso della città antica, i Fori della Roma caput mundi, sono separati tra proprietà statale e comunale. Il turista deve entrare da una parte, visitare, e poi uscire ed entrare dall’altra, se vuole avere un’idea del tutto. Con doppio biglietto, ovviamente. E non si raccapezza. Anzi non capisce proprio. La lista delle proposte di unificazione dei Fori è lunga, e se ne parla sin dall’Ottocento quando Roma divenne capitale. Si parla ma non si agisce. Anche se dal primo gennaio di quest’anno c’è una bella novità: ogni prima domenica del mese – le domeniche a ingresso gratuito – i cancelli vengono aperti e si vaga liberamente ovunque nei Fori. Ma è novità temporanea e circoscritta. È poca cosa, debole e flebile. Chissà se durerà. E intanto altrove, di là del Rubicone, la corazzata turistico-culturale romagnola avanza.

 

Nella foto di copertina, il museo TaMo di Ravenna © www.tamoravenna.it

Autore

  • Cinzia Dal Maso

    ​Tre passioni: il mondo antico, la scrittura, i viaggi. La curiosità e l’attrazione per ciò che è diverso perché lontano nello spazio, nel tempo o nel pensiero. La voglia di condividere con tanti le belle scoperte quotidiane. Condividerle attraverso la scrittura. Un solo mestiere possibile: la giornalista che racconta il passato del mondo. Scrive su temi di archeologia, comunicazione dei beni culturali, uso contemporaneo del passato, turismo culturale per i quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, e per diverse riviste italiane e straniere. Dirige il Magazine e il Journal di Archeostorie.

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